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Benvenuti a casa di Gino Severini. Al Maec di Cortona apre una sezione dedicata al pittore futurista

Al MAEC di Cortona nasce una mostra permanente che riunisce numerose opere di Gino Severini e li integra in una collezione già esistente, costituita da donazioni della famiglia e, recentemente, di Romana Severini Brunori.

Benvenuti a casa di Gino Severini. É stata inaugurata al Maec di Cortona una nuova sezione dedicata al maestro del Futurismo. La sezione è composta da tre sale, ciascuna con un focus: la famiglia, il museo immaginario e le opere religiose.

Prima sala: Cortona, la famiglia

Dedicata ai rapporti che l’artista ha avuto con la sua città natale e con la famiglia d’origine. Vi sono esposti, oltre alle due celebri opere Maternità e La Bohémienne, anche dipinti e disegni, soprattutto ritratti dei suoi familiari e poi della moglie e dei figli. Severini lasciò Cortona da giovane, per tornarvi nel 1935 con la moglie francese, alla quale desiderava mostrare la sua terra di origine; poi, negli anni della vecchiaia era solito trascorrervi lunghi periodi estivi. Correda il contenuto della sala un video con immagini legate alla biografia del maestro.

Seconda Sala: Il museo immaginario

Vi troviamo esposta una serie di xilografie, litografie e disegni che riassumono i suoi temi preferiti (figure di danzatrici futuriste e neofuturiste, nature morte cubiste, maschere della Commedia dell’Arte) mentre su grandi schermi è allestita una videoproiezione con immagini dei suoi capolavori dal 1903 al 1960, quel museo ideale di opere che nessuna istituzione al mondo potrà mai possedere. Un’ampia vetrina mostra i costumi di Arlecchino e Pulcinella (quest’ultimo cucito dalla moglie Jeanne nei primi anni Venti) di cui l’artista si serviva per i suoi quadri ispirati alle maschere della Commedia dell’Arte.

Terza sala: L’atelier, le opere religiose

Divisa in due parti, presenta a tutta parete la ricostruzione dell’atelier dell’artista, con quadri, cavalletti, stoffe, la sua tavolozza e molti oggetti che gli sono appartenuti e che è possibile riconoscere nelle sue celebri nature morte degli anni ’50 e ‘60; la presenza in macrofotografia dell’artista con la moglie completa questo allestimento dal carattere immersivo. Autore della celebre Via Crucis cortonese (1945-1946) lungo via Santa Margherita, conclusa con il mosaico di San Marco – che apre idealmente l’accesso alla città – Severini ha reinventato l’iconografia sacra proiettandola nel Novecento. In questa sala un video mostra cartoni e immagini dei pannelli a mosaico (fotografie di Fotoclub Etruria), accompagnati dai disegni preparatori, mentre di fronte litografie e video ricostruiscono il suo ampio lavoro in pittura e mosaico per le chiese della Svizzera romanda. A fine percorso i grandi “Collage in ferro” che col Giano segnano la sua ultima stagione
creativa.

Nella sala Medicea sarà sempre visibile il documentario di Lia Polizzotti e Irene Pantaleo Gino Severini. Bisogna far cantare i colori, che ripercorre la vita e le opere dell’artista attraverso la testimonianza e il contributo scientifico delle curatrici e i filmati di repertorio storico.

Gino Severini, Maternità
Gino Severini, Maternità
Gino Severini, La Bohémienne
Gino Severini, La Bohémienne

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