Il Museo di Arte moderna e contemporanea di Nizza dedica per la prima volta una mostra all’ultranovantenne Daniel Spoerri (Galati, Romania 1930). Un sorprendente progetto che riflette il modo in cui l’artista si confronta con il caso, l’aneddoto, la derisione, un’inedita passeggiata fra insidie e trabocchetti, curiosità e convivialità. Fino al 27 marzo 2022.
Personalità di spicco dei Nuovi realisti (il 27 ottobre 1960 il giovane Spoerri era nell’appartamento di Yves Klein a Parigi assieme al critico Pierre Restany, con Arman, Dufrène, Hains, Klein, Raisse, Tinguely, de Villeglé, cui si aggiunsero poi Niki de Saint-Phalle, Christo, Dechamps e Rotella), fondatore, tra polemiche e disaccordi, dell’Eat Art, grazie ai suoi celebri e contestati Tableux-Pièges (Quadri-trappola). Ovvero grandi tavolate con avanzi di cibo nelle quali l’artista fissava l’attimo rendendo definitiva una condizione passeggera.
Con quasi 300 opere e documenti, la mostra (dal significativo titolo Le théatre des objets riunisce) su oltre 1200 metri quadrati prestiti provenienti da istituzioni pubbliche francesi quali il Centre Pompidou-Musée national d’art moderne, il Centro Nazionale per le Arti Plastiche, il Museo d’Arte Moderna di Parigi, il MAC/VAL-Museo d’Arte Contemporanea della Val-de-Marne. Importanti anche i prestiti concessi dalla Biblioteca nazionale svizzera, dove sono custoditi gli archivi dell’artista; nonché da gallerie, fondazioni e collezionisti in Francia e in Europa. L’opera monumentale La Réplique de la Chambre n°13 de l’Hôtel Carcassonne (1998), la camera dove visse durante il suo debutto parigino (1959-1965), viene presentata per la prima volta in Francia. Diversi banchetti immaginati da Spoerri a partire dal 1963 saranno organizzati in collaborazione con l’artista.
Performer, ballerino, assistente di regia, scenografo, assemblatore, cuoco, ristoratore, editore di riviste di poesia concreta, professore, scrittore, narratore. Riconosciuto il suo bulimico eclettismo e la debordante creatività, l’identità artistica di Daniel Spoerri è legata soprattutto ai Quadri-trappola con cui dal 1959-60 ha fissato porzioni di realtà, ripudiando con questo gesto la pittura e la scultura (che non ha mai praticato) ed elevando a opera d’arte oggetti alla portata di tutti.
Manufatti sporchi e caotici che fissa su un piano, immortalandone lo squallido deterioramento come reperti rifiutati di una civiltà. Questi, ruotati di novanta gradi, vengono esposti come un quadro di autentica “natura morta”. L’ideale riferimento a Duchamp ingloba l’azzardo, il caos della vita quotidiana, codificando arte e vita senza gerarchie; l’incontro fortuito genera una compenetrazione abitata da relazioni impreviste e improponibili, dove tutto viene piegato a un nuovo ordine formale. Tra action painting, new dada, pop art, nouveau realisme, fluxus, il suo Teatro degli oggetti riproduce la realtà, esprime emozioni, scene vissute dagli effetti potenzialmente catartici.
Immaginario e realtà vengono modulati nel labirintico percorso artistico di Spoerri, che li pone a una distanza estetica che li universalizzi, sintesi di un’esperienza mossa da sentimenti capaci di stimolare risposte emozionali e che possano indurre a un senso di verità. Il percorso offerto dal MAMAC di Nizza si snoda lungo tre tappe fondamentali.
La prima si riferisce a un consistente corpus di opere storiche, un mirabolante mercato delle pulci fondato sui tableaux-pieges, pieges à mot (trappole per parole), obiets de magie à la noix (oggetti di magia balorda). In mostra tutto il mondo anticonvenzionale, spietato e derisorio di Spoerri, l’opera Attention: chien mechant (1961), nella quale l’applicazione di una museruola da cane sul ritratto del volto di un placido bambino, suscita ilarità e sconcerto, così come il timbro Attention: ouvre d’art, stampigliato su comuni prodotti alimentari venduti al loro prezzo abituale presso la Galerie Addi Koepcke di Copenhagen (1961).
La seconda tappa, Reastaurants, Banquet et tripes, conduce nel cuore della Eat Art, quando l’artista si confronta con un’esperienza sensoriale più ampia, partecipata e collaborativa. Nel 1968 Spoerri apre un ristorante a Dusserdolf dove organizza banchetti festivi, trasformando un momento di condivisione in un’opera d’arte collettiva e destabilizzante. Al centro della grande mostra l’atmosfera del Ristorant Spoerri annesso alla Eat Art Gallery, un teatro gustativo che comprende i suoi happening più famosi, come il banchetto funebre del Nouveau Realisme (Milano 29 novembre 1970) o i Diners des Homonimes, il Menus palindromo, i Menus dei ricchi, dei poveri, dei carcerati.
Sappiamo che il cibo ha spesso un significato che va ben oltre e aldilà di quello dichiarato, assume un valore iconico, rivelatore della poetica dell’artista che lo adopera, trascende il significato puramente gastronomico e alimentare per trasformarsi in ideologia. Attrazione, voracità, disgusto, (anche se prevale il disgusto), fonte di vita e di morte (anche se prevale thanatos), la metafora nascosta del cibo crea disagio e nel contempo più si avvicina alla verità delle cose. Creando un’interfaccia fondamentale tra arte e vita, il cibo, come in un film di Ferreri, può divenire eccesso indigerito, oltraggio alla misura, ma anche riflessione critica socio-culturale sui principi fondamentali della nutrizione in rapporto al valore spirituale dell’uomo.
Fotografie, video, menù documentano l’interesse di Spoerri per la nutrizione, la convivialità, lo scambio con gli amici artisti e sodali. Tra questi Eva Aeppli, Arman, Alfonso Hüppi, Meret Opppenheim, Dieter Roth, Paul Talman, André Thomkins, Jean Tinguely e Niki de Sainte Phalle. Obbedendo non alla logica, ma all’intuizione, nell’ultima tappa, Musées, Merveilles et Mystifications, vengono messi in scena i suoi Musei sentimentali, il Cabinet de Mama W, la Pharmacie bretonne (collezione di 117 acque “miracolose) e la serie di tavole anatomiche della Medicine operatoire. Un insieme sorprendente di cabinets de curiosités. Credenze e medicina, fascinazione per l’anatomia e la chirurgia messi in scena in uno spirito freak show, a testimonianza del suo gusto di collezionista pas comme les autres. Libero da preconcetti, ironico e dissacrante.