Ancora una volta, lo Studio Museo Francesco Messina si apre all’arte contemporanea con la mostra Davide Coltro. Io sono lei. Classicità e digitale dialogano all’interno dell’ex chiesa sconsacrata di via San Sisto a Milano fino al 28 novembre 2021.
Per comprendere a fondo l’arte di Davide Coltro e la mostra in programma allo Studio Museo Francesco Messina di Milano, possono aiutare le parole dell’artista: “Utilizzo il monitor come tela viva, sulla quale posso scrivere e mettere luce e che può avere come elemento pittorico anche il tempo”. È il tempo il cardine attorno al quale ruota la mostra Davide Coltro. Io sono lei. Messina e Coltro si trovano al cospetto in questa mostra per raccontarci i propri personali approcci al tempo. Un tempo immortalato nel suo istante più nobile nel caso di Messina; un tempo in divenire quello di Coltro. Ma in entrambi i casi – nella forma plastica in Messina, attraverso la bidimensionalità in Coltro – l’opera è un anelito all’impossibile, all’eterno. Si assiste, in entrambi, al tentativo di andare oltre la finezza della vita.
Il titolo della mostra, Io sono lei, rimanda all’io dell’artista e alla sua modella e musa ispiratrice. Coltro è infatti partito dall’idea di empatia che scatta tra la modella e l’artista, in particolare quella quindicennale tra Messina e Aida Accolla. In occasione della mostra, l’étoile della Scala (e prima ballerina negli anni Settanta) è stata prima musa e poi modella per Coltro. La ritroviamo infatti come traccia grafica computerizzata sui Quadri Mediali di Coltro, la sua invenzione dei primi anni Duemila. Si tratta di una tela elettronica, il cui funzionamento è controllato da remoto dallo studio dell’artista, sul cui schermo le immagini scorrono come un flusso ogni volta diverso. Assistiamo a un movimento che, come afferma il curatore della mostra Alberto Fiz, è il contenuto del contenuto, poiché parliamo di danza e allo stesso tempo, il movimento, è dentro l’opera. Quella dell’artista é una meta-pittura che cattura il divenire.
Se pensiamo alla produzione di Francesco Messina (1900-1995) è sin da subito chiara l’intenzione di catturare degli istanti di vita dinamici, per eternizzarli. Messina plasma corpi di cavalli imbizzarriti o nell’atto di trottare all’impazzata. Ma è soprattutto ritrattista, ossessionato, alla Degas, dalla danza e dalle ballerine, che coglie in pose eleganti, accademiche, così come in momenti di riposo. È il movimento a interessarlo. Ed è quanto eredita Davide Coltro, disposto a plasmare corpi di ballerine in continua mutazione, cogliendone l’essenza.
Porre in dialogo la classicità di Francesco Messina con la tecnologia del lavoro di Davide Maria Coltro (Verona, 1967) significa rileggere l’opera di un artista novecentesco, troppo spesso relegato ai margini perché considerato troppo accademico. Al contrario, le sculture policrome di Messina – così come i suoi disegni – dimostrano tutta la loro unicità. I Quadri Mediali di Coltro, infatti, tengono conto della ricchezza cromatica ricercata da Messina – basti ricordare il gesso policromo del 1977 che ritrae Carla Fracci vestita di un lungo abito verde o la coppia in terracotta di Adamo ed Eva del 1965, che rivela più di tutte una complessità cromatica fatta di strati di giallo, rosso e blu. Gli stessi colori che fanno da sfondo alle ballerine di Coltro, che vivono di apparizioni, sovrapposizioni e svanimenti.
Insieme ai Quadri Mediali, la mostra propone altri lavori inediti di Coltro. Le Filiazioni, ovvero, come afferma l’artista, “opere generate dal Quadro Mediale ma di lettura indipendente, che divengono memoria del continuo divenire”; oltre alle “medaglie” virtuali, che evocano un aspetto meno noto della produzione di Messina, e si presentano come un possibile archivio tascabile d’immagini liquide che si aggregano e disaggregano, come se stessimo sfogliando un album di ricordi.
Lo spettatore, davanti ai Quadri Mediali di Coltro è presenza attiva, che interagisce con l’opera perché il suo tempo viene agganciato con quella dell’opera, fino a coincidere.