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Francesco Tosini presenta Cielofuturo: a Milano gli spazi del sacro abbracciano l’Arte Contemporanea

Cielofuturo è la mostra realizzata dall’artista Francesco Tosini all’interno della basilica rinascimentale di San Celso, Milano. L’esposizione consisteva in un ledwall di 3,5 x 5 m collocato a terra, che mostrava una catena di composizioni astratte in movimento e auto generative, un audio e un testo. L’esposizione si è conclusa il 5 maggio.

L’idea è stata quella di mettere insieme un dialogo, una specie di racconto epistolare che poi ha generato l’esposizione. Una mostra che fosse fruibile anche senza didascalia esplicative, in modo che ogni visitatore potesse svilupparne una propria interpretazione.

Una delle circostanze che più ci ha colpito è stata il fatto che queste installazioni video e sonore abbiano colto l’attenzione del collezionista come del bambino, ciascuno a suo modo”.

Il progetto è stato prodotto da Unframed 721, sotto la direziona artistica di Matta, che si occupa di sviluppare delle mostre insieme agli artisti.

Con questo progetto, a cui l’artista ha lavorato per sei anni, Tosini ha voluto chiudere e racchiudere la sua ricerca all’interno del mondo dell’arte digitale. Questo tipo d’arte è immersiva in tutti i sensi e richiede una dedizione quasi assoluta. Nella penombra della basilica di San Celso le sinuose onde digitali appaiono spezzarsi all’improvviso e formare la scritta Aeon is a child at a play with colored balls. Una frase di Eraclito parafrasata da McKenna – scrittore, naturalista e filosofo statunitense – che significa “l’eternità è un bambino che gioca con le palle colorate”.

Il video realizzato è volutamente non figurativo e si propone di indagare la meccanica del movimento (che segue la sequenza di Fibonacci) nei processi digitali. Da qui il collegamento con la morfogenesi e lo studio della natura per il relazione al mondo tecnologico. Partendo dall’RGP l’artista agisce come se stesse scolpendo una statua: ma toglie la materia ed estrae la luce. L’RGP è un programma generatore di tabulati. Sostanzialmente è composto dalla somma del rosso, del verde e del blu di cui sono formati i pixel e tutti gli altri colori sono creati dalla mescolanza di questi colori primari.

Tutti questi fluidi astratti hanno una vita propria grazie al comportamento del tutto autonomo del computer, che emana input seguendo due campi d’azione: ovvero quello del tempo e quello della luce.

La musicalità sinestetica delle immagini si relaziona con un’architettura sonora composta dal trio Cortex of Light. Il suono è generato con le stesse modalità del video. La parola cardine di questo progetto è sicuramente “ricorsività”, nuovamente sotto il segno di Fibonacci. A livello digitale è come se il pixel venisse sommato, mantenendo la medesima struttura. Il verde monocromo è l’immagine di partenza, il momento di genesi di questa installazione attraverso la quale è possibile capire la tecnica utilizzata. Poteva essere soltanto un’impressione, forse il monocromo racchiudeva movimenti e colori in attesa di un ritorno al dinamismo, il quale non tarda troppo ad arrivare.

Dopo la quiete, un formicolio di micromovimenti si apre a nuove conformazioni. Per l’artista è stato più importante rendere fruibile la tecnica che non la narrazione di quest’opera. All’interno della basilica sembrava che i suoni rimbalzassero sulle pareti in marmo di Carrara e il video come una spuma marina appariva intercettarle e garantire un flusso concentrico conferendo un grande senso di misticismo. Tutte le architetture della chiesa riprendono molto i frattali, di conseguenza Tosini è riuscito a creare una sinestesia tra digitale, sonoro e l’ambiente architettonico.

L’attenzione dell’artista si è rivolta soprattutto al primo aspetto, nei confronti del quale ha voluto creare una sorta di tributo. La scelta di porre il video a terra è stata del tutto intenzionale, in quanto ha creato una narrazione agli antipodi rispetto a quella generata dalla luce che filtra attraverso il rosone. Con il buio tutta la chiesa appariva illuminata dal basso e questo ribaltamento degli archetipi è ciò su cui ci si è ispirati per quanto riguarda l’ambientazione.

L’intenzione non è stata quella di dissacrare, anzi attraverso una presumibile dissacrazione si è cercato di raggiungere il risultato opposto. Cambiare i rituali pur rimanendo all’interno di una determinata ritualità delle dinamiche è stato fondamentale per ottenere questo effetto. Questa visione multi-prospettica emerge, pensieri e pratiche sono stati fusi assieme, in costante evoluzione col fine di creare nuove percezioni anche attraverso la riproposizione di antiche simbologie rivisitate in chiave moderna.

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