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Temporary Landscape. Erbari, mappe e diari di Eugenio Tibaldi in mostra a Torino

Eugenio Tibaldi, TEMPORAY LANDSCAPE 2009-2020, watercolor, 200x160 cm. Courtesy l’artista e Galleria Umberto Di Marino. Ph Beppe Giardino Eugenio Tibaldi, TEMPORAY LANDSCAPE 2009-2020, watercolor, 200x160 cm. Courtesy l’artista e Galleria Umberto Di Marino. Ph Beppe Giardino
 Eugenio Tibaldi, TEMPORAY LANDSCAPE 2009-2020, watercolor, 200x160 cm. Courtesy l’artista e Galleria Umberto Di Marino. Ph Beppe Giardino
Eugenio Tibaldi, TEMPORAY LANDSCAPE 2009-2020, watercolor, 200×160 cm. Courtesy l’artista e Galleria Umberto Di Marino. Ph Beppe Giardino
Il PAV inaugura la mostra personale di Eugenio Tibaldi dal titolo Temporary Landscape. Erbari, mappe, diari. Curata da Marco Scotini, l’esposizione si focalizza sull’opera grafica dell’artista. Dal 6 novembre 2021 al 27 febbraio 2022.

Una modalità ibrida al confine tra rappresentazione estetica, fotografia, progettazione architettonica e riflessione teorica. Una ricerca volta a registrare le trasformazioni ecologiche del nostro tempo sulla micro-scala, nell’obiettivo di trovare una precaria e mai definitiva corrispondenza tra uomo e ambiente.

L’esposizione ruota intorno al diario grafico che l’artista ha prodotto durante la pandemia e chiamato Heidi, dove il rifiuto della retorica di una natura incontaminata si accompagna al rifiuto, altrettanto categorico, del progetto neoliberista ed estrattivista. Al contrario ad agire nella pratica di Tibaldi è tanto quel concetto di porosità che Walter Benjamin e Asja Lacis avevano individuato a Napoli quanto quello di “filosofia del rotto” che il loro amico Alfred Sohn-Rethel aveva teorizzato nella stessa città, negli anni ‘20.

L’attenzione di Tibaldi alle aree periferiche si appunta sempre sulla ricchezza delle biodiversità e su quelle che l’artista definisce le loro “risultanze estetiche”, un insieme di soluzioni informali realizzate in maniera del tutto spontanea ed autonoma. Tibaldi le attraversa, le analizza e le campiona, costruendo elementi di un inventario che va poi a stratificare all’interno delle sue opere, facendo emergere ora le macro dinamiche, ora i dettagli, di un complesso rapporto fra legalità, economia, società ed estetica.

Le aree periferiche” afferma l’artista “con i loro ‘non confini”, si prestano ad entrare in relazione con il materiale umano secondo dinamiche ‘altre’ da quelle centrali, dando luogo a soluzioni adattative e di convivenza tra le parti spesso impreviste”. In questo spazio di ecologie del margine Tibaldi attiva una pratica da bricoleur, mosso da un desiderio di de-professionalizzazione e di riappropriazione dei poteri autonomi e collettivi sottratti dal capitalismo.

L’artista

Tibaldi ha realizzato progetti partecipativi legati alle dinamiche sociali del territorio in numerose città del mondo: il progetto Tabula Rasa in occasione di Manifesta 7 a Bolzano, My personal bridge sul Ponte di Galata ad Istanbul, Transit a Salonicco o Play Bucharest a Bucarest, fino ad arrivare al recente Anthropogenic Connection ad Addis Abeba. L’hinterland partenopeo, dove l’artista ha vissuto a lungo, riveste un ruolo speciale all’interno della sua concezione, costituendo la matrice esperienziale di una riflessione estetica ri-applicata a diversi contesti, una modalità di sguardo laterale, di seconda possibilità: un metodo di lavoro che valorizza i moti centrifughi, fuori- controllo e difficilmente normalizzabili.

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