La Pinacoteca Agnelli a Torino ospita Fondazione Maeght. Un atelier a cielo aperto. La mostra – curata da Daniela Ferretti – espone settantasette opere provenienti dalla prima fondazione d’arte contemporanea europea, fino al 13 febbraio 2022. È un omaggio al collezionismo privato condiviso.
Era il 28 luglio 1964 quando André Malraux, in veste di ministro della Cultura, inaugurava ufficialmente la prima fondazione privata europea: la Fondazione Maeght. Aimé Maeght e la moglie Marguerite, incontratisi a Cannes nel 1928 e mai più separatosi, legarono la loro vita a quella dell’arte. Aprendo prima una bottega laboratorio, che chiamarono ARTE, e poi inaugurando una vera galleria d’arte a Parigi nel 1945. Il successo della galleria è presto segnato dagli artisti che si legano ai coniugi Maeght: Henri Matisse, Marcel Duchamp, Joan Mirò, Marc Chagall. La Fondazione è dunque l’ultimo importante traguardo dei Maeght, la cui ricchezza intellettuale e di spirito li ha portati a costruire una vera e propria cittadella d’arte a Saint-Paul-de-Vence, un piccolo borgo fortificato nell’entroterra di Cannes, di cui la Pinacoteca Agnelli oggi ne espone una selezione.
Sembrerebbe essere stato Georges Braque a convincere Aimé Maeght a intraprendere la costruzione di una fondazione, a cui parteciparono con entusiasmo anche altri artisti, come Fernand Léger, Alberto Giacometti, Alexander Calder. Ognuno dei quali partecipò progettando chi le vetrate, chi gli elementi di arredo, chi gli spazi, ma soprattutto, tutti, realizzando nuove opere d’arte.
La mostra Fondazione Maeght. Un atelier a cielo aperto, allestita negli spazi della Pinacoteca Agnelli, fino al 13 febbraio 2022, riunisce settantasette opere di grandi nomi della storia dell’arte del XX secolo, accanto a nomi meno noti al panorama italiano – anche se egualmente importanti. Braque, Calder, Giacometti, Mirò, Léger, Matisse, Chagall, insieme a Chillida, González, Richier, Ubac. La mostra, inoltre, dà una centralità insolita alle opere grafiche di alcuni artisti. Di Giacometti, ad esempio, sono esposti alcuni disegni (matita su carta) degli anni Sessanta, che dimostrano quanto, anche per uno scultore, il disegno rivesti un’importanza capitale. Ad aprire la mostra invece i grandi progetti a carboncino di Raoul Ubac, per i suoi ieratici monoliti di pietra.
Se l’idea della Fondazione iniziò con Georges Braque, è a lui che è dedicata una delle prime sale della mostra, di cui sono esposti un olio su tela della serie degli Atelier, sculture in pietra, bronzo, ceramica e un bozzetto per una delle vetrate della cappella San Bernardo a Saint-Paul-de-Vence. Lungo il percorso espositivo si incontra poi una sala dedicata a Joan Mirò, con diverse opere degli anni Sessanta e Settanta, di diversa tecnica. Sempre a ribadire l’importanza del disegno e del progetto grafico, sono alcune colorate e vivaci gouache su carta di Calder.
La mostra intende evocare e omaggiare la variegata poliedricità delle scelte artistiche della famiglia Maeght, attraverso un percorso non cronologico, quanto piuttosto evocativo. Il titolo, Un atelier a cielo aperto, fa riferimento all’atelier come fucina delle idee, luogo della sperimentazione, in cui l’arte si manifesta in tutte le sue forme. Così la mostra – grazie anche a un allestimento ricercato, che unisce gli spazi attraverso feritoie che consentono una relazione visiva tra i diversi spazi e i diversi autori – intende restituire il senso della circolarità dell’arte. Che si sottrae a un ordine prestabilito e cronologico, per favorire un dialogo tra artisti diversi, che si servono di tecniche e materiali differenti. Le didascalie che accompagnano le opere esposte sono commentate dagli artisti stessi o da critici, avvicinandoci così ancor di più alla loro poetica.
In occasione della mostra la Pinacoteca Agnelli esce sulla pista sul tetto del Lingotto, progressivamente trasformato in giardino pensile, presentando nove sculture, sempre provenienti dalla Fondazione Maeght. Le sculture selezionate rappresentano una raffinata scelta di lavori di grandi artisti del secolo scorso, molti dei quali intimi amici della coppia di collezionisti e mercanti d’arte francesi: due bronzi e una scultura in lamiera di Miró e due bronzi di Ossip Zadkine e Jean Arp cui si affiancano opere molto importanti di Jean-Paul Riopelle, Claude Viseux, Norbert Kricke e Barbara Hepworth.
La mostra Fondazione Maeght. Un atelier a cielo aperto sottolinea l’importanza del collezionismo privato condiviso. La condivisione dell’arte col mondo è ciò che da sempre ha persuaso i coniugi Maeght così come Giovanni e Marella Agnelli.