La Galleria Fumagalli celebra i 30 anni di carriera della sua gallerista Annamaria Maggi con un circuito composto da 8 collettive tematiche che coinvolge 12 artisti.
La Galleria Fumagalli nasce a Bergamo nel 1971 da un’idea di Alberto Fumagalli. Nel 1991 la direzione passa al figlio Stefano che sin da subito si dimostra uno spirito ambizioso e intraprendente, portando quella che era la realtà di una struttura familiare in un contesto nazionale e internazionale. Il cuore e l’origine di questa storica realtà culturale viene mantenuto negli anni. Ed è esattamente in quest’ottica che si colloca MY30YEARS COHERENCY IN DIVERSITY. Una mostra-progetto che nasce dalla volontà di festeggiare e illustrare il lavoro di Annamaria Maggi che da trent’anni si occupa della Galleria, ormai divenuta casa sua.
Il percorso è unico ma diviso in puntate che rispecchiano l’impegno di mecenatismo attivo, gusto e personalità volti a indagare in toto la figura della Maggi. L’obiettivo non consiste in una semplice ricostruzione cronologica a ritroso del suo percorso ma, con uno sguardo sempre rivolto al futuro, si celebra quella che è stata la storia della galleria. Un valzer di proposte assemblato attraverso un serrato dialogo e una perpetua contaminazione tra maestri storicizzati e artisti più giovani.
Il critico Lóránd Hegyi, curatore della mostra, ha spiegato a questo proposito come “il progetto intende sottolineare il solido e profondo impegno di Annamaria nel perseguire valori estetici basati sull’autenticità, l’empatia, la sensibilità e la sua convinzione della capacità dell’arte di riflettere la totalità delle esperienze umane”.
Le 8 collettive in programma sono composte da titoli che identificano le tematiche centrali della galleria. Architettura-spazialità-artefatto è stata la prima mostra, inaugurata il 26 maggio e terminata il 30 luglio 2021. Attualmente in galleria è presente sistema-dematerializzazione-testo, fino al 12 novembre. Dal prossimo 17 novembre è in programma invece ironia-temporalità-déplacement.
Le tematiche trattate sono differenti e entrano negli spazi della galleria con una forza dirompente, mutandone l’aspetto ma mantenendo una coerenza visiva dettata da linee semplici e pulite.
Sistema-dematerializzazione-testo, la seconda mostra del circuito ora visitabile negli spazi espositivi meneghini, seleziona 3 artisti, tutti rappresentati o seguiti dalla galleria: Peter Wüthrich (Svizzera, 1962), Maurizio Nannucci (Italia, 1939) e Enrico Castellani (Italia, 1930–2017).
Attraverso una scelta focalizzata sulle tematiche della parola e del libro, la mostra offre una riflessione sulle opere dei singoli autori svincolandoli dalle categorizzazioni storiche. Il dialogo creato, basato sul cromatismo e sul tema, fa emergere connessioni, riflessioni e visioni inedite sulle opere. All’ingresso vi sono le opere di Peter Wüthrich che, con il suo lavoro focalizzato sul “libro” come strumento plastico, pop e astratto, introduce il visitatore in modo chiaro e lineare al tema della collettiva. Nella sala principale Enrico Castellani, con le sue superfici estroflesse che studiano la potenzialità della tela in massime tensioni, crea un forte dialogo da cui scaturiscono contrasti e riflessioni con le nuove dimensioni in relazione allo spazio create dai neon di Maurizio Nannucci.
Le opere si contaminano e prendono vita all’interno delle due sale in piena modalità whitecube, estremamente pulita ed essenziale. I lavori alle pareti si specchiano l’un l’altro amalgamandosi in un percorso che testimonia il gusto e il cuore della gallerista, fondato sulla misura di una ricerca profonda che si concilia alle peculiarità intime e familiare della realtà espositiva.