Il blu come motivo ricorrente tesse le fila della nuova personale di Giovanni Gaggia, in programma dal 30 ottobre al 19 dicembre 2021 al Museo della Ceramica di Savona. A cura di Livia Savorelli, Ho visto un’alba blu è una narrazione poetico-politica, visiva e metaforica, della fragilità umana che da personale diventa collettiva. Dal video all’installazione, dall’arazzo al libro d’artista, medium differenti per raccontare il dolore dell’umana esistenza a cui si concede, in ultima battuta, una speranza di redenzione.
La personale di Giovanni Gaggia (Pergola, 1977) è un racconto declinato in suggestioni polimorfe che si muovono tra autobiografia e citazionismo, storia e religione. Ho visto un’alba blu, a cura di Livia Savorelli, è ispirato da Blu, una canzone dei CSI, e ha come immediato riferimento il mare, scenario di morte e ora di rinascita, luogo della Strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980. Il lavoro, ispirato a una delle pagine più tristi della storia italiana, è raccolto in Quello che doveva accadere, video inedito che documenta l’omonimo progetto corale -a cui hanno partecipato più di 50 voci tra artisti, critici, curatori e giornalisti- presentato precedentemente al Museo Tattile Statale Omero di Ancona. Restituzione della residenza promossa dall’Associazione Culturale Arteam di Albissola Marina è invece l’installazione Cuore a Dio, mani al lavoro, -il cui titolo trae origine dal motto caro alla Santa Maria Giuseppa Rossello, albissolese e patrona dei ceramisti liguri-, composta da 125 cuori in ceramica realizzati dall’artista invitato a risiedere, tra novembre e dicembre 2019, all’Antico Giardino Laboratori di prossimità di Albissola Marina (SV).
Ogni cuore è realizzato a partire dal calco di un vero cuore mummificato, la cromatura blu si collega al colore del mare e a sua volta alla tradizione ceramica ligure, oltre che alla valenza del blu nella tradizione cristiana come simbolo di evasione e pace. Ognuno di questi cuori è stato personalizzato dalle persone coinvolte durante la residenza in un processo relazionale che è proseguito anche oltre la data di fine permanenza dell’artista: ognuno, tracciando il proprio segno unico e personale, ha dato vita ad un meccanismo virtuoso in cui ciascuno si è riconosciuto come membro di una comunità stretta nella difesa delle differenze e delle diversità. Conclude l’esposizione ADESSO, un grande arazzo ricamato in oro. Nuovamente il blu è protagonista, blu come la coperta della Marina militare, blu come il Mediterraneo, entrambi testimoni di storie di dolore, qui risanate e curate dal gesto del ricamo delle donne in piazza che utilizzano lo stesso filo oro usato da Gaggia in una performance nel 2009 per cucire dei cuori veri.
Il racconto di Giovanni Gaggia da personale diventa collettivo, raccoglie il dolore di un passato che ha segnato la storia di più memorie e le accoglie nelle simbologie che più caratterizzano la pratica dell’artista: un arazzo ricamato e un cuore, che prendono voce mediante la performance. L’alba blu è sospensione e metamorfosi, consapevolezza interiorizzata e restituita attraverso gesti comuni di tradizione e traduzione, dalla morte alla rinascita contenitore di eterni sentimenti.
Giovanni Gaggia, Ho visto un’alba blu
30 ottobre – 19 dicembre 2021
Museo della Ceramica di Savona
a cura di Livia Savorelli
Inaugurazione sabato 30 ottobre dalle ore 16.