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La provocazione dell’oro come specchio ironico di una società opulenta. Il progetto di Matteo Negri a Milano

Matteo Negri (2021) HO MANGIATO UN'IDEA / Credits E. Datrino
Matteo Negri (2021) HO MANGIATO UN’IDEA / Credits E. Datrino

ArteA Gallery presenta a Milano la mostra personale di Matteo Negri, Ho mangiato un’idea, dal 20 novembre 2021 al 15 gennaio 2022. Curata da Alberto Fiz, la mostra raccoglie una serie di opere di Negri che esplorano, da un punto di vista estetico e concettuale, il materiale dell’oro, puro a 24 carati, da anni al centro del dibattito artistico contemporaneo, a partire da Yves Klein a Piero Manzoni fino a James Lee Byars. 

Simbolo alchemico per eccellenza, il suo potere riflettente viene qui esaltato dall’artista, che provoca il visitatore sia sul piano estetico che critico, proponendo come materiale chiave il celebre mattoncino Lego, che diviene parte di un rinnovato codice astratto tridimensionale, in cui il colore svolge funzione essenziale. «Matteo Negri, ribaltando il celebre testo di Giorgio Gaber, ha mangiato un’idea e così ha fatto la sua rivoluzione. L’uso dell’oro è di per sé una provocazione e diventa lo specchio ironico di una società opulenta. L’artista, tuttavia, non si lascia sedurre dall’apparenza e utilizza la lega preziosa per inventare nuove soluzioni, in bilico tra mini-malismo e Jeff Koons» ha spiegato Fiz.

Matteo Negri (2021) HO MANGIATO UN'IDEA / Gallery credits M. Carenzi
Matteo Negri (2021) HO MANGIATO UN’IDEA / Gallery credits M. Carenzi

 Da sempre attento ai colori, ai materiali e alle superfici, Matteo Negri lavora sia in ambito bidimensionale che tridimensionale, creando sculture che riescano a innescare nel visitatore nuovi meccanismi di percezione dello spazio. Negri è solito utilizzare resine, vetro, fogli trasparenti e allumini, sempre tenendo a mente il dialogo tra lo spazio esterno e interno all’opera stessa. Le sue opere fanno oggi parte di grandi collezioni private in Italia e all’estero, come la Collezione Bracco e la collezione di Regione Lombardia. 

Credits Elena Datrino
Matteo Negri / Credits Elena Datrino

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