Ha inaugurato al Palazzo della Permanente di Milano DART 2121, la prima grande mostra (fisica) in Italia dedicata alla crypto arte. Si tratta di una fotografia abbastanza nitida dei protagonisti di questo movimento che attualmente hanno avuto un riscontro (anche e soprattutto economico) sui principali marketplace internazionali. Sono molti anche gli italiani ma non mancano i giganti della scena, come Beeple e Pak.
Andiamo con ordine (ho voluto scriverne solo dopo essere stato presente all’opening).
Questa mostra non è qualcosa che possiamo ignorare o trattare con la sufficienza di chi appartiene ad un altro decennio. Questo è quello che offre la crypto oggi, queste sono le creazioni più interessanti che hanno raccolto un pubblico e un mercato.
All’ingresso in via Turati, in mezzo alla strada, c’era davvero moltissima gente (per un opening solo su invito fa già un certo effetto). Ho potuto farmi largo tra piccoli gruppi di ragazzi molto giovani, sui vent’anni, alfieri della comunità street e trap, almeno a giudicare dallo stile nel vestire. Il tipico pavimento milanese a graniglia su cui ho visto campeggiare per anni opere di moderno fa spazio a decine di strutture nere in metallo che sorreggono televisori, verticali o in orizzontale. Le luci sono basse, per concedere tutta l’attenzione alle opere. Le immagini, statiche o in movimento, fino a qualche anno fa le avremmo definite semplicemente il bel lavoro di un grafico, ma non certamente arte. Eppure, queste soluzioni futuribili e immaginifiche, sono il lavoro ponderato e forsennato di ragazzi che non si sono mai preoccupati di sentirsi artisti. Gente che non conosce il mondo delle gallerie e che nemmeno ha studiato arte (in molti casi si percepisce, nella spontaneità e nell’ingenuità).
La curatela è prestigiosa, spicca il nome di Serena Tabacchi (Co fondatrice e Direttrice del MocDa, il primo museo di arte digitale che vive sul web e organizza esposizioni nei metaversi). Il fatto che i nomi che ci devono essere ci siano tutti è da un lato merito suo, dall’altro di alcuni artisti, che hanno contribuito alla buona riuscita della cosa. Già, perché anche se non lo immaginate, possiamo già assistere a delle piccole fazioni, per cui “se viene lui io non vengo” e simili. Il fatto che la maggioranaza di questi ragazzi (e ragazze che, va detto, sono una minoranza) non abbiano una formazione tradizionale artistica e non vengano assoggettati alle dinamiche del sistema dell’arte tradizionale, non ha impedito lo svilupparsi di fenomeni molto simili a quelli a cui siamo abituati. In sostanza: chi è dentro è dentro e si sente parte di un qualcosa. Per chi vuole entrare ora, forse è già tardi.
Fabio Giampietro
Fabio Giampietro è un ponte tra vecchio e nuovo mondo. Parlo di un pittore che da qualche anno ha deciso di cimentarsi con il digitale ed è riuscito ad entrare nei vertici del movimento crypto. Mi è piaciuto molto constatare che si è presentato in mostra con le mani sporche di olio, di vernice. Probabilmente le antiche passioni per lui non sono sopite, non ancora almeno. Le sue opere raccontano da sempre futuri distopici che mescolano il Corvo e Blade Runner con una certa originalità. E che questi vertigo siano fisici o in movimento immateriale, francamente poco importa. Lui è uno dei vecchi del gruppo. Esattamente come il suo amico e socio Alessio De Vecchi, uno dei chief curator di SuperRare (marketplace tra i più importanti del settore, specializzato in opere uniche) anche lui in mostra con uno straordinario lavoro. Personalmente trovo che De Vecchi sia uno di quelli con una marcia in più. Dotatissimo nella parte tecnologica, affronta con lucidità e sarcasmo la realtà del futuro nelle sue opere. Come in un eterno ritorno nietzschiano, in cui gli errori dell’umanità si ripetono incessantemente, anche nell’evoluzione più spinta.
Dangiuz è un giovanissimo ragazzo torinese, nato nel 1995. Ci ho fatto due brevi parole. Anche nelle sue opere ritroviamo moltissima della grammatica di Ridley Scott. Eppure, anche solo per motivi di anagrafe, non credo che sia tutta lì la sua ispirazione (Blade Runner è uscito più di dieci anni prima della sua nascita). La sua timidezza, la sua dolcezza, traspare in qualche maniera anche dai suoi lavori, da queste città fantastiche incasinate e piene di luci, in cui miliardi di layer di sovrappongono. Questo ragazzo aveva già esposto a Hong Kong qualche anno fa, nelle prime mostre che attenzionavano il fenomeno crypto. È attivo da quando è appena quindicenne, è molto consapevole del mezzo, e si è fatto strada nella community.
Raf Grassetti
Passeggiando tra gli schermi ci si imbatte poi in alcuni nomi grossi. Raf Grassetti è un peso massimo del settore. Sia un artista digitale che tradizionale, lavora nel settore dell’intrattenimento da oltre diciassette anni. È uno degli scultori digitali più conosciuti al mondo e ha contribuito ad alcuni dei franchise di maggior successo, vincendo numerosi premi nel corso degli anni tra cui il miglior direttore artistico, il miglior scultore digitale e il premio per il videogioco dell’anno. Grassetti ha lanciato la sua carriera come scultore tradizionale, ma è poi passato alla scultura digitale dopo aver scoperto il potere di immortalare i suoi soggetti nella pietra digitale.
Si è già fatto un nome nel mondo NFT con alcune vendite di alto profilo ed è stato uno degli artisti più venduti nell’asta “Proof of Sovereignty” di Christie’s e nell’asta “Contemporary Curated” di Sotheby’s. Attualmente residente a Los Angeles, sta lavorando come Art Director presso il franchise God of War di Sony Santa Monica, oltre a lavorare al suo libro d’arte personale, al lavoro in mostra/galleria e alla crittografia.
Qui sopra mi vedete in una brutta foto (screenshot di una storia IG) in cui poso accanto a Serena Tabacchi, il piccolo Dangiuz a destra, e in mezzo Skygolpe. Lui è uno di coloro che hanno avuto più successo, più riscontro, nelle community su Discord e Twitter e anche sui marketplace dove le sue opere vendono vendute per migliaia di dollari, o ethereum, come preferite. Nei volti scavati e senza tratti somatici inserisce colate di colore che ci fanno venire in mente Bacon, Ghenie e tutti quei grandi maestri che hanno reso l’assenza una cosa viva, autentica.
Oltre a lui in mostra troverete tutti, ma proprio tutti qulli che stanno facendo di questo movimento qualcosa di assolutamente concreto: Giuseppe Lo Schiavo, Dot Pigeon, Mattia Cuttini, Fabiano Speziari, e tanti tanti altri (sono 100 in totale).
In questa foto ecco invece un “vip” non relato alla mostra, il cantante Nitro. Ho voluto inserirlo nel pezzo per far comprendere anche il pubblico di questo movimento. Chi sono? Chi ama e colleziona questo genere di opere?
Parliamo di ragazzi giovani, che hanno buone disponibilità finanziarie e sono interessati ad investire in un tipo di arte che dialoga con la loro generazione.
In grande conclusione, consiglio a tutti vivamente una visita a DART 2021. Per cercare di comprendere un movimento sin dalla sua nascita, per provare ad assaporare i primi germinali segnali di quella che, lo si voglia o no, sarà l’arte di domani. Non troverete solo innovazione, troverete anche tanta ripetizione, tante cose già viste e tante opere che in qualche modo si confondono tra di loro. I Linea 77 cantavano “a volte è fragola ma troppo spesso è merda”. Vale sempre, e vale anche qui. Cercate le fragole.
DART 2021
Opening Hours
Monday to Friday: 10AM – 7PM
Saturday to Sunday: 11AM – 7PM
Last Entrance: 6PM
Location
Via Filippo Turati, 34, Milano presso Museo Della Permanente
+39 0294382885
dart@dartmilano.it