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Kakemono, rotoli di rara bellezza. Cinque secoli di pittura giapponese in mostra a Torino

Fino al prossimo 25 aprile 2022, il MAO – il Museo d’Arte Orientale di Torino, inaugurato nel 2008, e ubicato nel pieno centro della città sabauda, nello storico Palazzo Mazzonis – presenta la mostra “Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese”, a cura di Matthi Forrer, Professore di Cultura materiale del Giappone pre-moderno all’Università di Leida.La mostra nasce da una collaborazione tra il MAO e il MUSEC – Museo delle Culture di Lugano, dove la mostra è stata presentata al pubblico dal luglio 2020 al febbraio 2021.

È la prima volta in assoluto che questi antichi e preziosi manufatti, che esprimono il quid dell’arte giapponese, vengono esposti al pubblico in Italia.

Il kakemono o kakejiku (che, nella lingua giapponese, significa letteralmente “cosa appesa”) è un dipinto o una calligrafia – considerata nell’Asia orientale la più raffinata forma di pittura – su seta, cotone o carta.

Il kakemono ha la forma di un rotolo che si apre in verticale e si configura come una decorazione murale da interno: il luogo in cui solitamente viene esposto è il tokonoma, la piccola alcova rialzata presente nelle stanze in stile tradizionale Giapponese, le washitsu.

La sua esposizione ha solitamente una breve durata: infatti, essendo ogni kakemono collegato a uno specifico periodo dell’anno o a una particolare festività religiosa, esso viene temporaneamente esposto per quel lasso di tempo dopo il quale viene accuratamente arrotolato e conservato in apposite scatole.

In questa mostra, vengono presentati 125 kakemono, oltre a ventagli dipinti e lacche decorate, appartenenti alla Collezione Claudio Perino, un’importante raccolta di opere d’arte giapponese, acquisite, grazie a una spiccata sensibilità estetica, dal collezionista piemontese, medico e grande amante dell’arte orientale, che è uno dei principali mecenati del Museo d’Arte Orientale di Torino. Tra gli autori dei kakemono esposti in mostra, spiccano i nomi dei maggiori artisti giapponesi, tra cui Yamamoto Baiitsu, Tani Buncho, KishiGanku e Ogata Korin.

L’esibizione si dipana attraverso cinque sezioni tematiche (fiori e uccelli, animali, figure, paesaggi, piante e fiori): dal mondo della fauna e della flora, minuziosamente descritto nei suoi particolari, si passa a immagini, caratterizzate da una forte concisione ed essenzialità artistica, che sembrano preannunciare l’astrattismo novecentesco.

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