Se non l’avete visitata, questo video di Fondazione Prada vi farà di certo venire voglia di correre a vederla.
«Mi servo sempre di elementi dati e semplici, non voglio aggiungere o sottrarre nulla. Non ho neppure avuto mai voglia di deformare: io isolo e rappresento» raccontava Domenico Gnoli a proposito della sua arte. Una poetica caratterizzata da vertiginosi zoom metafisici che piombano su elementi della quotidianità e li trasportano in un altra dimensione. Un’osservazione così ravvicinata da alterare il rapporto di realtà, che pare soffocata in un inaspettato astrattismo.
«I miei temi derivano dall’attualità, dalle situazioni familiari della vita quotidiana; dal momento che non intervengo mai attivamente contro l’oggetto, posso avvertire la magia della sua presenza» specificava inoltre l’artista, introducendoci al contenuto della sua opera. Un’opera che incrocia i percorsi del minimalismo, dell’iperrealismo e della Pop Art. Anche se, al contrario loro, Gnoli non vuole esasperare l’oggetto ma esaltarne la semplicità e le potenzialità inespresse.
La mostra di Fondazione Prada, concepita da Germano Celant, riunisce a Milano più di 100 opere realizzate dall’artista dal 1949 al 1969 accompagnate da altrettanti disegni. Una sezione cronologica e documentaria con materiali storici, fotografie e altre testimonianze contribuisce a ricostruire il percorso biografico e artistico di Domenico Gnoli (Roma, 1933 – New York, 1970), a più di cinquant’anni dalla sua scomparsa.