Print Friendly and PDF

LA BUSSOLA DI AGO Luci (al cinema) e ombre (all’opera) su Macbeth

Il Macbeth alla Scala di Milano Il Macbeth alla Scala di Milano
Il Macbeth alla Scala di Milano
Il Macbeth alla Scala di Milano

Delude la regia di Livermore per il Macbeth di Sant’Ambrogio alla Scala di Milano. Promosso invece quello cinematografico di Joel Coen

– Hai visto il Macbeth?

– Quello di Joel Coen? Sì, splendido. In bianco e nero. Anzi bianco e neri: le nuove regole di Hollywood cominciano a produrre i loro effetti, ed ecco che nel Medioevo scozzese vedi comparire nel cast incongrue facce ‘scure’ di attori e attrici afrodiscendenti anche nei ruoli cruciali, ma d’ora in poi toccherà farci l’abitudine, e pazienza…

– Ma no! Dicevo quello del Sant’Ambrogio alla Scala, in diretta su Raiuno!

– Ah, scusami! Sì, sì, visto, visto. Ahimè. E ahimè anche ascoltato.

– Così terribile?

– Mah… A vederli in televisione, di certi spettacoli hai una percezione tutta diversa che in teatro, e più corretto sarebbe tacerne. Ma anche chi era seduto in platea mi conferma il mezzo flop. Nonostante che la Rai, Bruno Vespa e Milly Carlucci lo abbiano fatto passare per un trionfo.

– Con il 10% di share e due milioni di telespettatori si può definirlo un successone, infatti.

– Peccato che una prima all’opera sia un po’ diversa da una serata del Festival di Sanremo. Comunque sia, tutti felici e contenti, per carità. Non voglio guastare la festa a nessuno.

– Essù, non farti pregare. Se devi sparare a zero, spara.

– Ma a che servirebbe? E poi dispiace pure dire male di uno spettacolo lirico trasmesso in pieno prime time. Chi in televisione vede soltanto le scemenze trasmesse per tutto il resto dell’anno potrebbe giustamente prenderci per dei pazzi e chiederci ‘Ma allora perché andate ancora all’opera?’. …Vagli a spiegare che il bello sta pure nel fatto di poter uscire da teatro furibondi con il regista, smosciati per la modestia della concertazione, delusi dalle prove di artisti il cui nome garantiva quantomeno una qualità entro standard accettabili…

– Eppure leggevo su Facebook commenti entusiastici sulla regia ispirata ai film di Christopher Nolan…

– Capirai: quattro cinefili ignoranti che sdilinquiscono per i giochetti di uno smanettone agli effetti speciali cosa vuoi che capiscano del Macbeth di Verdi? Ed è probabilissimo che se gli piace Nolan, vadano a nozze con l’estetica di Livermore e delle sue regie: hai presente quelle proiezioni multimediali che ti raccontano la storia di Venezia il cui biglietto d’ingresso comprende una gita in gondola e un quartetto di finti Vivaldi imparruccati che eseguono un movimento a caso delle Quattro Stagioni? Ecco, siamo da quelle parti. Ma con budget stellari a disposizione, e dunque gran dispendio di macchine sceniche complicatissime e retroproiezioni caleidoscopiche in cìnesi permanente. Tutta scena, come si dice. Perché di regia vera e propria non s’è vista traccia, o quasi. L’analisi del personaggio di Macbeth si limita, per Livermore, al paragone con Mussolini, ‘anche lui – lo ha dichiarato nell’intervista andata in onda nell’intervallo – dittatore spietato e sanguinario’, neanche lo avesse letto su Wikipedia. La pavidità, la debolezza di un re irretito dalla diabolica ambizione della moglie svaniscono, asfaltate dalla voce tonitruante di Luca Salsi, i cui sgradevoli eccessi veristici tutti – compresi Vespa e la Carlucci – si sono affannati a giustificare con le famose lettere di Verdi in cui scrive che per il ruolo del re avrebbe desiderato una voce ‘brutta’… L’aura indiscutibile di Anna Netrebko, fuori parte e in serata poco felice, le ha comunque assicurato un paio di momenti di grande teatro, che in sala si saranno avvertiti anche di più: a casa, gli impietosi microfoni della diretta televisiva ne hanno evidenziato cedimenti e intonazioni incerte…

 

Denzel Washington nel Macbeth di Joel Coen
Denzel Washington nel Macbeth di Joel Coen

– Qualcosa di salvabile? La direzione d’orchestra? Il coro?

– I ruoli minori erano affidati ad artisti seri e solidi (Meli, Abdrazakov), e il ‘Patria oppressa’ del coro è stato emozionante; meno riuscite le sequenze delle Streghe, che la regia ha trasformato in zombi indistinti a passeggio per Brooklyn, alla faccia del mistero e della metafisica delle creature shakespeariane. Modeste le coreografie dei balletti, curate da quello che una volta era un figo spaziale, Daniel Ezralow, oggi ridotto a epigono di un Franco Miseria qualsiasi… Ma la ‘pece’ del Macbeth, i carboni accesi sui quali la musica e i cantanti dovrebbero saltellare sollecitati dall’urgenza di salvarsi la faccia, increduli di essere stati capaci di arrivare a compiere delitti così esecrabili, non sono pervenuti. Certe lentezze, che a mio parere hanno messo a dura prova il fiato delle voci, così come certa predilezione di Chailly per gli accompagnamenti a scapito della cantabilità e del fraseggio degli archi, hanno come spento il fuoco della tragedia, che un Verdi giovane ma ormai già definitivamente genio si era preoccupato di ricreare con suoni nuovi, corruschi, quasi sgradevoli, ai limiti dell’espressionismo musicale. Questo almeno, va detto, è quanto ha restituito l’audio della registrazione Rai. …Sarà che avevo ancora negli occhi il Macbeth cinematografico di Joel Coen, visto su Imax a un’anteprima in collegamento diretto con gli USA, dove c’era tutto quel che occorre per riempirti gli occhi e il cuore con i toni della tragedia: streghe deformi, Medioevo scarno, stilizzato, tagliente come lance e spadoni, un bestiario volatile di apparizioni infernali e sinistre, e soprattutto la Foresta di Birnam in movimento! Alla Scala, Livermore l’ha risolta con un quadretto appeso nell’attico anni ’30 (omaggio al Portaluppi di Villa Necchi Campiglio: in quella vera, a Milano in Via Mozart, abita Jeremy Irons in House of Gucci) della regal coppia, che a un certo punto si stacca dalla parete e prende fuoco… Levare a un qualunque Macbeth la Foresta in movimento sarebbe come mettere in scena la favola di Cappuccetto Rosso …senza il lupo! Ma a dire così passi tu per un conservatore, non il regista per un cretino.

https://www.facebook.com/people/Anton-Giulio-Onofri/1405664800

Commenta con Facebook