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Poesia, sentimento e solitudine nelle fotografie inedite di Sabine Weiss, a Venezia

Gitans, Sainte Maries de la Mer, France. 1960 Credit: © Sabine Weiss Gitans, Sainte Maries de la Mer, France. 1960 Credit: © Sabine Weiss
Gitans, Sainte Maries de la Mer, France. 1960 Credit: © Sabine Weiss
Gitans, Sainte Maries de la Mer, France. 1960 Credit: © Sabine Weiss

Reportage, moda, ritratti di artisti, scatti di strada. C’è tutta la poetica di Simone Weiss (1924) nella mostra (dall’11 marzo al 23 ottobre 2022) che la Casa dei Tre Oci di Venezia dedica alla grandissima fotografa svizzera naturalizzata francese, icona vivente (ha 97 anni) della fotografia umanista francese. Si tratta di una prima italiana. Titolo: La poesia dell’istante. Tantissimo il materiale inedito -come la serie dedicata ai manicomi, realizzata durante l’inverno 1951-1952 in Francia nel dipartimento dello Cher- corredato da diverse pubblicazioni e riviste dell’epoca per ricomporre l’intera carriera di Weiss, dagli esordi nel 1935 agli anni ’80.

Oltre 200 le fotografie totali in mostra per raccontare la straordinaria vivacità intellettuale della Weiss, ricca di note sentimentali, incentrate sulla solitudine, sulla fede e sui momenti di riflessione dell’esistenza. La curatela è stata affidata a Virgine Chardin. Il primo obiettivo è quello di illustrare questa figura unica, la sola fotografa donna del dopoguerra ad aver esercitato questa professione così a lungo e in tutti i campi della fotografia. Un attenzione privilegiata e mai morbosa è riservata agli scatti che hanno come soggetto i bambini. Scrive Hugh Weiss, artista e marito di Sabine Weiss, che “quando [Sabine Weiss] fotografa i bambini, diventa bambina lei stessa. Non esistono assolutamente barriere tra lei, loro e la sua macchina fotografica.” Fin dall’inizio, infatti, come testimoniano in mostra la Weiss immortala bambini e passanti, dirigendo il suo obiettivo sui corpi e sui gesti, immortalando emozioni e sentimenti.

1. Gitans, Sainte Maries de la Mer, France. 1960 Credit: © Sabine Weiss
Porte de Saint Cloud, France, Paris, 1950 © Sabine Weiss

Uno dei nuclei principali dell’esposizione racconta gli anni ’50 del Novecento, momento del riconoscimento internazionale della fotografa. Nel 1952, infatti, la sua carriera ha una svolta decisiva quando entra nell’agenzia Rapho, su raccomandazione di Robert Doisneau. Dal 1953 in poi le sue fotografie sono pubblicate da grandi giornali internazionali come “Picture Post”, “Paris Match”, “Vogue”, “Le Ore”, “The New York Times”, “Life”, “Newsweek”. Nello stesso anno Weiss partecipa alla mostra “Post War European Photography” al Museum of Modern Art di New York (MOMA) e nel 1954 l’Art Institute di Chicago le dedica un’importante personale. Nel 1955 tre dei suoi scatti sono scelti da Edward Steichen per la storica antologica “The Family of Man”, al MOMA di New York.

«Per essere potente, una fotografia deve parlarci di un aspetto della condizione umana, farci sentire l’emozione che il fotografo ha provato di fronte al suo soggetto».

Dal 1952 al 1961 Sabine Weiss collabora, accanto a fotografi come William Klein, Henry Clarke e Guy Bourdin, con Vogue, realizzando alcuni memorabili servizi di moda, di cui in mostra sono esposti vivaci scatti a colori insieme a una quindicina di numeri originali della celebre rivista.

Una sezione del percorso è poi dedicata ai suoi ritratti di pittori, scultori, attori e musicisti. Per cinque anni, Hugh Weiss è il mentore dell’artista Niki de Saint Phalle, mentre Sabine è vicina ad Annette Giacometti, la moglie del grande scultore Alberto. In mostra non mancano i loro ritratti accanto a quelli di altre personalità come Robert Rauschenberg, Françoise Sagan, Romy Schneider, Ella Fitzgerald, Simone Signoret e Brigitte Bardot.

L’America, raggiunta nel 1955 sul transatlantico Liberté in compagnia del marito Hugh, la impressiona fortemente, e i scuoi scatti realizzati a New York nelle sue strade brulicanti di dettagli, dal Bronx af Harlem, da Chinatown alla Ninth Avenue, sono pubblicati dal New York Times in un ampio servizi dal titolo “I newyorkesi (e la Washington) di una parigina”. Sono immagini che raccontano l’America con un punto di vista francese, dall’umorismo spiccato, molte delle quali vengono esposte solo oggi, per la prima volta in Italia, in occasione della rassegna ai Tre Oci.

6.Chez Dior, Paris, France. 1958 Credit: © Sabine Weiss
6. Chez Dior, Paris, France. 1958
Credit: © Sabine Weiss

Oltre alle fotografie, in mostra verranno presentati anche alcuni estratti da film documentari a lei dedicati (“La Chambre Noire” del 1965; “Sabine Weiss” nel 2005; “Il mio lavoro come fotografa” del 2014) nei quali la fotografa ha raccontato, in diversi periodi della sua vita, il suo percorso artistico, le sue esperienze di viaggio e la difficoltà di essere una fotografa donna. La forza della sua curiosità per il mondo e la sua gioia di vedere e documentare fanno oggi di Sabine Weiss un simbolo di coraggio e di libertà per tutte le donne fotografe.

Il catalogo, pubblicato da Marsilio Arte, propone molte immagini inedite, i testi di Virginie Chardin, curatrice della rassegna, e di Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci. La mostra, curata da Virginie Chardin, è promossa dalla Fondazione di Venezia, realizzata da Marsilio Arte in collaborazione con Berggruen Institute, prodotta dallo studio Sabine Weiss di Parigi e da Laure Delloye-Augustins, con il sostegno di Jeu de Paume e del Festival internazionale Les Rencontres de la photographie d’Arles.  

Casa dei Tre Oci

Fondamenta delle Zitelle 43, Giudecca, Venezia

 

Vaporetto

Fermata Zitelle

Da piazzale Roma e dalla Ferrovia: linea 4.1 – 2

Da San Zaccaria: linea 2 – 4.2

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