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Micro_Mosso. Per un’apertura verso l’esterno | In conversazione con Giulia Zompa

Claudio Corfone, Capsule Collection x MICRO_MOSSO, installazione view, 2021, © ph Lucrezia Roda Claudio Corfone, Capsule Collection x MICRO_MOSSO, installazione view, 2021, © ph Lucrezia Roda
Claudio Corfone, Capsule Collection x MICRO_MOSSO, installazione view, 2021, © ph Lucrezia Roda
Claudio Corfone, Capsule Collection x MICRO_MOSSO, installazione view, 2021, © ph Lucrezia Roda
Giulia Zompa possiede una formazione da storica dell’arte contemporanea ed è dottoranda presso l’Università Degli Studi di Milano. Le sue ricerche si concentrano sulla scena artistica nazionale e internazionale degli anni Ottanta e Novanta del Novecento, arrivando fino alle espressioni contemporanee. Nel 2021 fonda la piattaforma on-line Micro_Mosso, di cui oggi è direttrice, attività culturale volta alla diffusione, condivisione e promozione dell’arte contemporanea.
Abbiamo dialogato con lei per meglio scoprire questo progetto.

Parlando di un’apertura verso l’esterno, vorrei soffermarmi sulla sua genesi. Come è nata questa idea e come si è sviluppata in Micro_Mosso?

Micro_Mosso nasce alcuni mesi fa da una riflessione sul sistema dell’arte di oggi, dalle chiacchierate con gli artisti e gli addetti ai lavori ma, soprattutto, nasce dall’urgenza di creare uno spazio di diffusione dell’arte contemporanea a 360°, rivolto veramente a tutti. Quando racconto di come sia iniziato a maturare in me un certo pensiero su cosa poter fare, trovo un punto d’inizio un po’ aneddotico: il mio incontro, nella galleria d’arte in cui lavoravo, con una ragazza che di professione fa l’influencer. In quel momento stava cercando un’opera d’arte per un possibile acquisto e, mentre le raccontavo la mostra che era in corso, notavo una certa soggezione; in definitiva mi ha fatto notare come le gallerie d’arte non siano propriamente dei luoghi accoglienti in cui sentirsi a proprio agio. Entrando si è spesso soli, abbandonati a sé stessi e, se non si ha confidenza con i linguaggi dell’arte contemporanea, si finisce con il sentirsi a disagio. Non ci avevo mai davvero fatto caso o comunque non lo avevo mai pensato come un problema. In seguito a questo incontro mi è scattato qualcosa, c’era una grande verità nel manifestarmi la difficoltà di avvicinarsi al mondo dell’arte. Siamo una realtà piuttosto respingente per il grande pubblico infatti, questo non è mai il nostro interlocutore. Tra gli addetti ai lavori ci lamentiamo spesso di non essere capiti dall’esterno o, ad esempio, che le persone non riconoscano le nostre professionalità, così mi sono chiesta: “Ma cosa abbiamo fatto noi per farci conoscere e riconoscere? Abbiamo instaurato un dialogo con queste persone, provato ad accompagnarli nella nostra realtà?”.

Ho maturato tante idee possibili per cercare di mettere in atto un cambio di prospettiva, così,  a settembre, ho cercato persone che credessero nella mia stessa visione di arte e fossero disposte a lavorare insieme a me. È nato il team di Micro_Mosso, un gruppo di ragazze di cui, qui, sono portavoce ma che, e lo dico orgogliosamente, sono la vera forza di questo progetto: Clara Lambrughi, Chiara Vignandel, Benedetta Nucci, Irene Amato, Micol Battaglia, Agata Miserere, Maddalena Gitti, Eva Adduci, Elisa Mazzucchelli, Maddalena Schiavini, Martina Pettazzoni e Natalie Zangari.

Entrando nel vostro sito si è accolti dalla frase “un piccolo spostamento che può fare la differenza”; sembra una vera e propria dichiarazione d’intenti. Questo semplice – e non banale – incipit ha dato vita a una sorta di struttura ossea del progetto?

Assolutamente sì! È una frase che nasce dalla consapevolezza di non essere rivoluzionari, di non poter inventare niente di nuovo ma di proporre un importante spostamento del punto di vista, cercando di portare quello che esiste nel mondo dell’arte al di fuori del mondo dell’arte. In molti penseranno che questo già esista… io sono convinta che ci sia ancora molta autoreferenzialità quindi molta strada da fare. Con Micro_Mosso lavoriamo in questa direzione, proponendo uno spostamento, rivolgendoci a un pubblico eterogeneo e generalista che possa vivere l’arte come passione.

Una caratteristica interessante del progetto vede la commistione di programmi online e offline, un approccio diversificato che lavora su due fronti. Secondo quale logica seguite questa bipartizione?

Con le ragazze di Micro_Mosso abbiamo sempre voluto puntare sull’inclusività e la collettività come  nostri caratteri distintivi. Sono due aspetti a cui teniamo molto e che cerchiamo di sviluppare tramite Instagram e il nostro sito, strumenti fondamentali per comunicare con più persone possibili oltre le distanze. Parallelamente intendiamo creare dei momenti di incontro effettivi poiché, se si esclude il giovane ramo della cripto, l’arte è un qualcosa che si fruisce dal vivo e che necessita del rapporto tra opera e spettatore. Per questo credo che sia nella natura stessa del soggetto che trattiamo la necessità di avere anche un rapporto in presenza con la nostra community.

Claudio Corfone, Teglia Natale, Amphora, teglia in alluminio con fori e smalti, Ø 27 cm, 2021, © ph Lucrezia Roda
Claudio Corfone, Teglia Natale, Amphora, teglia in alluminio con fori e smalti, Ø 27 cm, 2021, © ph Lucrezia Roda

L’idea del mercato d’arte aperto a tutti segna una grande inversione di rotta rispetto al concetto canonico di collezionismo e collezionista. Capsule Collection si inserisce totalmente all’interno del clima di apertura e innovazione recente ma ne mantiene l’aura romantica. Da dove emerge questa necessità?

Nasce dal mio nuovo “credo” in cui tutti si meritano di avere almeno un’opera d’arte in casa propria. Volere, e quindi cercare di possedere qualcosa di unico o di speciale da tenere con sé, è un desiderio che trovo bellissimo. L’arte offre la possibilità di esaudirlo ma spesso presenta dei prezzi che, ai più, risultano troppo elevati. Se si rivolge l’attenzione a giovani artisti, in realtà, è possibile comprare opere a prezzi accessibili rispetto a quanto accade già con colleghi mid-career. Allo stesso tempo, acquistare diviene un modo per supportare le ricerche artistiche della nostra contemporaneità e favorire la produzione culturale del nostro tempo. Il progetto Capsule Collection di Micro_Mosso parla proprio di questo: ogni due mesi collaboriamo con un giovane artista – da noi selezionato – affinché realizzi un numero di opere da vendere a basso prezzo per la nostra community. Questo ci permette di essere un intermediario tra pubblico e artista: il primo ha un’occasione davvero unica per acquistare un’opera d’arte a un prezzo introvabile nel mercato. Il secondo ha il nostro impegno nel favorire la conoscenza in senso più ampio del suo lavoro artistico. Inoltre, a quest’ultimo, garantiamo un rimborso delle spese di produzione delle opere stesse, essendo così, noi per prime, supporter dei nostri artisti. Con quanto detto, tengo a precisare che per noi la Capsule collection non intende sminuire il valore delle opere, fuori dalla nostra collaborazione è giusto che ogni artista abbia i prezzi che ha. Del resto, il valore di un’opera è determinato da molti fattori, tra cui il riconoscere e rispettare la professionalità e il lavoro dell’artista, aspetto su cui cerchiamo noi stesse di sensibilizzare il pubblico. L’idea è che oggi ti compri un’opera delle Capsule collection e un domani, magari, un’opera più impegnativa. Noi diamo il via a questo percorso e sono convinta che, chi proverà la gioia di avere la sua opera d’arte non smetterà di desiderarne ancora.

Il tuo percorso accademico come storica dell’arte contemporanea e dottoranda, in che modo influenzano e interagiscono con la visione dell’arte di cui Micro_Mosso si fa promotore?

Il mondo accademico soffre dello stesso problema del mondo dell’arte in senso più ampio: è autoreferenziale. Per me Micro_Mosso è un modo per continuare a sfuggire a questa dinamica ed essere presente e attiva nel mio tempo. Mi piace essere riconosciuta come una storica dell’arte, questa denominazione parte dall’assunto di avere un’ottima conoscenza di quello che c’è stato, essere, in questo senso, una storica credo sia fondamentale per leggere il presente. Al tempo stesso sono una storica dell’arte che si occupa di contemporaneità, di un tempo che non è solo nel passato ma che confluisce nel presente, nel mio presente, per questo mi scontro tutti i giorni con la necessità di prendere le distanze, di guardare con “freddezza” gli artisti e le opere;  questo accade sia nelle mie ricerche universitarie sia con Micro_Mosso. Se tutto questo influenza Micro_Mosso è soprattutto nella scelta degli artisti e nella qualità dei contenuti su cui sono una bacchettona noiosa [ride].

Credo che mai quanto oggi i social media possano essere una buona rete per avvicinare un pubblico variopinto, curioso e propenso all’arte contemporanea. Le rubriche “ArtBc” e “Vieni con me” tentano di smuovere le acque elitarie dell’arte tramite Instagram?

Esattamente, cercano di rispondere alla volontà di dare alle persone gli strumenti per navigare da soli nell’arte.

Quando ho iniziato ad approcciarmi alla storia dell’arte e, fattispecie, all’arte contemporanea avrei tanto voluto che esistesse un progetto come il vostro. Quali aspettative avevi all’inizio di Micro_Mosso e come stanno cambiando?

In realtà esattamente le aspettative che stiamo soddisfacendo: quelle di creare un pubblico dell’arte attivo, curioso, preparato e sempre più consapevole di come giri il sistema dell’arte. Spero che questa frase non mi porti sfortuna però, per adesso, abbiamo avuto un buon feedback anche se la strada da fare è tantissima. Del resto, abbiamo solo pochi mesi di vita.

Molto spesso il settore dell’arte, o della cultura in generale, risulta difficile e complicato sotto molteplici aspetti. Veicolare oggi messaggi legati all’arte contemporanea a un pubblico sempre più veloce è una grande sfida. Come si interfaccia e dove si pone Micro_Mosso in questa dinamica?

È una domanda interessante perché noi stesse ci siamo interfacciate più volte con questa problematica nella redazione del nostro piano editoriale. La soluzione ottimale ci sembra quella di offrire, tramite i nostri contenuti, delle suggestioni e non delle spiegazioni esaustive che, ovviamente, nella durata di un minuto non potrebbero esserlo. Per chi poi si appassiona a certi temi ci saranno dei progetti online/offline come un corso di arte contemporanea, ancora in fase di progettazione, i nostri incontri in musei e studi di artisti e, infine, alcuni workshop.

Un’ultima curiosità:  perché “Micromosso?”

Cercavo un nome che appartenesse all’arte ma che non contenesse la parola arte. L’ho preso in prestito dalla fotografia e mi è sembrato subito perfetto poiché si ricollega all’idea di movimento, quello che facciamo è un piccolo spostamento verso una nuova modalità di diffusione dell’arte.

Giulia Zompa, Founder and Director. © Giulia Zompa
Giulia Zompa, Founder and Director. © Giulia Zompa

Questo contenuto è stato realizzato da Chiara Nannini per Forme Uniche.

https://www.micro-mosso.com/

https://www.instagram.com/micro_mosso/

https://www.instagram.com/giulia_zompa/

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