Nel 1874, quando fu inaugurato il Salone degli impressionisti, se non a pochi lungimiranti, il tutto fece scandalo: la rottura con quella che era la tecnica artistica tradizionale lasciava sconcertati, stupiti. Oggi celebriamo l’impressionismo come uno dei movimenti cardine dell’arte moderna europea.
Flash-forward ad inizio 2022, una nuova forma artistica è sulla bocca di tutti da un po’ di tempo e divide i professionisti e gli amanti del settore su quello che rappresenta: stiamo parlando, ovviamente, di NFT Art. C’è chi li vede come una bolla speculativa, c’è chi li vede come l’arte del futuro, c’è chi li rifiuta, c’è chi investe (anche somme molto ingenti), c’è chi ne è incuriosito, c’è chi ancora non sa che posizione prendere.
Navigando queste dicotomie, Palazzo Merulana ha deciso di prendere parte a questo dialogo ospitando la prima mostra internazionale di Artisti NFT, intitolata “Global NFT Exhibition, when tradition meets the future”, inaugurata il 15 Febbraio nella sede romana.
La mostra, organizzata da Global Art Exhibition in collaborazione con CulturaItalia ha visto le opere di 67 artisti, di cui 12 featured artists, entrare in conversazione con le opere della collezione permanente del museo – un dialogo, appunto, tra passato e futuro. Inoltre, durante la giornata di inaugurazione, è stato organizzato un vero e proprio workshop in cui il pubblico ha potuto interagire con gli artisti ed esperti esperti del settore, esplorando domande come: In che modo il Metaverso sta diventando una nuova frontiera dell’arte? Perché e come si investe su opere d’arte che… non esistono?”…
L’organizzazione di un workshop senz’altro rispondeva al punto cardine che ha portato gli artisti ad immaginare l’esposizione di Roma: “Sicuramente, il fine ultimo era anche quello di creare un terreno fertile per la comunità NFT Italiana, per permetterle di crescere e svilupparsi in maniera sostenibile” ci racconta Stefano Favaretto.
I risultati sembrano andare proprio verso la direzione voluta, con un’inaugurazione che ha visto più di 700 visitatori, tra giovani ed esperti in criptovalute, a professionisti dell’arte, collezionisti, curiosi, nonché molteplici giornalisti.
Gli artisti, che hanno dialogato con il pubblico presentando le loro opere, hanno riscontrato una costante curiosità e positività nei confronti delle opere, così lontane dall’offerta artistica tradizionale romana. Forse, il contrasto tra realtà così differente é stato peraltro un punto vincente.
Durante il workshop, si sono affrontati insieme i “temi caldi” del mondo dell’arte NFT come i suoi aspetti legali, tra i quali spicca la questione del diritto d’autore – partendo, però, sempre dalla domanda più semplice, che ancora molti si chiedono: ma questi NFT, cosa sono?
Al di là dei tecnicismi – che vedono le NFT come una “sorta di certificazione di unicità delle opere digitali”, come un file jpeg, mov o mp4 – é interessante esplorare il fenomeno a livello socio-culturale, esploso durante il periodo di lockdown su piattaforme digitali come ClubHouse, e creando una vera e propria comunità internazionale con un forte senso di appartenenza. Valori che nel mondo dell’arte tradizionale mancano, forse, oggi.
Si potrebbe quasi definire una sottocultura, che rimane però pop nel suo rendere l’arte accessibile al di là del mercato, a collezionisti di tutte le età, ai millennials e alla Gen Z – per i linguaggi che parla e per le piattaforme in cui si muove.
Il suo essere “pop” ci porta però a porre domande sullo status di questa forma d’arte (come spesso in passato è avvenuto, come ci ricorda chi costantemente cita l’evergreen Walter Benjamin). Sotto questo punto di vista, allora – ci raccontano Gaia Riposati e Massimo Di Leo di NuvolaProject – esporre a Palazzo Merulana permette di varcare una porta invisibile che inizia a sdoganare la bolla in cui l’NFT Art si trova per inserirla in dialogo con il resto del sistema.
Proprio Walter Benjamin stesso, da buon marxista, aveva visto al suo tempo le possibilità delle prime produzioni cinematografiche nell’andare oltre al sistema tradizionale dell’arte – esclusivo per eccellenza – per portare la bellezza a chi meno ne aveva accesso. La rottura dell’aura non era così negativa ai tempi, così come non lo è oggi: forse, la parola chiave, è incontro o dialogo tra le due.
Il futuro? Per quanto riguarda gli artisti di Global Art Exhibition, sarà una mostra negli emirati arabi, nello splendido contesto del Chedi al Bait a Sharja, a fine Febbraio. Per il mondo NFT? Non ci resta che osservare. Nel mentre, la mostra a Palazzo Merulana ha fatto parlare di sé sulle tv nazionali e sulle principali testate italiane: Roma ha trovato, tra la sua intramontabile classicità (che, no, non verrà oscurata dall’arte digitale) un terreno fertile per qualcosa di nuovo, contemporaneo, eclettico, e – forse – rivoluzionario. E di tutto questo, l’Italia, sembra curiosa.