Secondo le analisi dei Ris di Roma diversi pigmanti usati nei dipinti sarebbero incoerenti con i materiali utilizzati in quel periodo da Modigliani
Ormai la vicenda ha i ritmi dei thriller. E l’intervento dei carabinieri dei Ris potrebbe proiettarla, nell’immaginario, alle concitate questioni al centro dell’omonima serie televisiva. Un colpo di scena dietro l’altro: con l’arte sempre al centro dell’attenzione. Parliamo di Amedeo Modigliani, e del processo in corso a Genova per i venti dipinti attribuiti al grande artista. Sequestrati nel 2017 mentre erano esposti in una mostra a Palazzo Ducale. Truffa, falso e contraffazione di opere: queste le accuse che vedono coinvolte sei persone tra cui gli organizzatori della mostra e i proprietari delle opere. Ora a dire la sua è stato chiamato appunto il Reparto Investigazioni Scientifiche: che avrebbe depositato cartucce a favore dell’accusa.
Secondo il capitano del Ris di Roma Livia Lombardi, come riporta l’edizione genovese de La Repubblica, dalle analisi emergerebbero diversi indizi contrari all’autenticità di molte delle opere in questione. In molti dei 21 quadri sequestrati sarebbe stata riscontrata la presenza di bianco di titanio, pigmento mai identificato negli strati pittorici di opere certamente originali di Modì. E ci sarebbero altri “pigmenti non coerenti con il periodo storico nel quale l’opera in esame dovrebbe essere stata realizzata”, come un tipo di rosso e un tipo di blu. Sospetti alimenterebbero anche alcuni residui di carta incollata lungo i bordi di un dipinto. Per la cronaca, le difese hanno obbiettato circa la tecnica usata per analizzare i dipinti, la spettroscopia Raman, che non permette di ripetere l’esame nello stesso identico modo. Si apre una strada per inficiare le analisi? La risposta alla prossima puntata…