In occasione del finissage, due video illustrano i contenuti dello strutturato progetto espositivo di Giovanni Gaggia
“Una storia che si tesse insieme, dalla piccola e quotidiana memoria personale a una più ampia e collettiva”. Così l’artista Giovanni Gaggia racconta il suo lavoro presentato nella mostra Ho visto un’alba blu, che si chiude oggi al Museo della Ceramica di Savona. Il titolo, ispirato dal testo della canzone Blu dei CSI, conduce il visitatore in una narrazione poetico-politica in cui il blu, in dialogo con la collezione museale, diventa filo conduttore visivo e metaforico della fragilità umana. Uno strutturato progetto collegato alla residenza svolta da Gaggia ad Albissola Marina, con il progetto Unus papilio erat: Cuore a Dio, mani al lavoro.
Il Blu del titolo ricorre in molte delle opere in mostra. Come in Quello che doveva accadere, video inedito che chiude l’omonimo progetto corale che ha previsto la partecipazione di più di 50 voci tra artisti, critici, curatori poeti e giornalisti, dedicato alla Strage di Ustica. O come nell’installazione Cuore a Dio, mani al lavoro, composta da 125 cuori in ceramica realizzati da Gaggia in occasione della residenza nel 2019.
O ancora come l’arazzo su cui compare in oro la scritta ADESSO, blu come la coperta della Marina militare, simbolo del Mediterraneo e portatrice di una storia di dolore che da personale diviene collettiva. “Risanata dal gesto rigenerante del ricamo delle donne in piazza. Con lo stesso filo oro che dodici anni fa era stato usato per cucire dei cuori veri in una sua performance del 2009”. In occasione del finissage, ripercorriamo la mostra grazie ad alcuni video…
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