Fino al 15 Maggio 2022, chi passeggia per le sale della collezione permanente del Centre Pompidou di Parigi non solo può confrontarsi con l’infinito macrocosmo dei capolavori di arte moderna e contemporanea, ma ha l’opportunità di assistere anche a un dialogo tra le opere e il genio creativo di uno degli stilisti più influenti del XX secolo: Yves Saint Laurent.
Ogni essere umano è obbligato ad avere, come dice Nietzsche, dei fantasmi estetici per sopravvivere. La vita è possibile solo grazie a loro. Credo di averli trovati in Mondrian, Picasso, Matisse ma anche e soprattutto in Proust. Sono abbastanza eclettico.
Yves Saint Laurent
Resa possibile grazie allo sforzo della Fondazione Pierre Bergé, la mega-mostra Yves Saint Laurent aux Musées approda non solo nel complesso che ha reso Beaubourg un quartiere di profondo respiro artistico, ma anche in altre 5 importanti istituzioni museali Parigine: Musée d’art moderne de Paris, Musée d’Orsay, Musée National Picasso-Paris, Musée Yves Saint Laurent Paris, ed il Louvre.
La mostra celebra il sessantesimo anniversario della prima sfilata firmata dallo stilista. Il 29 Gennaio 1962, allora ventiseienne, Yves Saint Laurent presentava la sua collezione inaugurale, dando vita al genio che avrebbe rotto le barriere della moda per oltre 40 anni, portatore di una visione e uno stile che seguivano le parole chiave di rivisitazione, rivoluzione e innovazione.
Henri Matisse, Piet Mondrian, Martial Raysse, Gary Hume, Fernand Léger e Robert Delaunay sono i nomi con cui gli abiti dello stilista dialogano al Centre Pompidou, rivelando la profonda connessione che il genio di Yves trovava negli artisti del suo tempo, e che vedeva come parte fondamentale nella sua concezione di moda. “Credo che il lavoro di uno stilista si avvicini molto a quello di un artista”, affermava al momento di raccontare le ispirazioni delle sue collezioni: Picasso, Matisse, Mondrian, Wesselmann, Roy Lichtenstein, Poliakoff e Pierre Bonnard. Ma anche l’opulenza di Versailles, raccontata oggi al Museo del Louvre e in dialogo con la Galleria d’Apollon, sala pensata per Luigi XIV.
Il rapporto con Picasso – forse quello più forte e speciale – è in mostra all’omonimo museo, situato nel cuore di uno dei quartieri parigini più belli, Le Marais. Quando parlava dell’artista, Yves Saint Laurent raccontava di un’ispirazione improvvisa ed abbagliante: una visita alle sue realizzazioni dei costumi per il Tricorne di Diaghilev aveva salvato un’intera collezione.
Passeggiare per i sei musei parigini è dunque un viaggio all’interno di un genio creativo che si nutre a sua volta del genio artistico del suo tempo, capace di respirare la potenza rivoluzionaria che la stessa arte del XX secolo portava con sé.
Esempio ne è senz’altro il rapporto con Mondrian, e la collezione derivata da esso nel 1965: 8 abiti da cocktail che riprendono l’iconica geometria dell’artista, ispirati da una monografia ricevuta da amici. La stessa modernità strutturale e la purezza degli elementi costruttivi presente nei quadri come Composition en rouge, bleu et blanc del 1937, si riversa nel taglio degli abiti dello stilista.
A Parigi Mondrian scopriva il Jazz, e Yves Saint Laurent scopriva la modernità di Mondrian. Forse, allora, oltre alla celebrazione di uno stilista importantissimo e del suo lavoro con l’arte, c’è un’allusione alla celebrazione di una città dal respiro unico, che dai tempi della rivoluzione impressionista si fa portatrice di uno spirito creativo che contamina, in tutte le sue forme, chi decide di addentrarsi nella ville des lumières.
La mostra ci ricorda anche quanto i diversi settori della creatività siano connessi. Lo erano in passato ma ritornano ad esserlo sempre di più oggi, in un’epoca in cui i confini vengono sfumati sempre di più. Un buon spunto di riflessione su come – attraverso il tempo – l’arte, in tutte le sue forme, ha raccontato, innovato, oltrepassato barriere, influenzato e connesso. E di come la moda, di per sé, sia fondamentalmente arte.
Testimonianza di tutto ciò é stata forse l’ultima sfilata dello stilista, che celebrava il suo ritiro dal mondo della moda proprio al Centre Pompidou il 22 Gennaio 2002. Mustapha Bouhayati, ricordando l’evento, ci racconta come fosse stato “uno dei primi momenti in cui l’arte e la moda si incontravano di nuovo, come un passaggio di testimone da un’epoca all’altra”.