Immagini in anteprima della nuova mostra allestita al Chiostro del Bramante che punta a bissare il successo della precedente trilogia di Love, Enjoy e Dream. Ne parliamo con il curatore Danilo Eccher
Crazy, la follia dell’arte contemporanea invade il Chiostro del Bramante
Al vostro ingresso, gli specchi infranti dai vostri passi (Alfredo Pirri – Passi) frantumeranno via via le vostre certezze, offrendovi una sensazione di terrificante leggerezza che sarà poi il leitmotiv del percorso espositivo: perdersi per trovare dimensioni inedite dello spazio e del proprio essere.
Dopo il grande successo della trilogia – Love, Enjoy e Dream – Danilo Eccher torna al Chiostro del Bramante con un nuovo progetto espositivo. Continua il viaggio introspettivo e catartico, questa volta declinato attraverso le infinite sfumature della follia. Le opere dei 21 artisti internazionali in mostra – tra le quali spiccano 11 installazioni site specific – come accade in tutte le recenti esposizioni di Eccher, rappresentano una sorta di totem attraverso i quali il pubblico comunica con il proprio inconscio.
In questo caso con la propria follia, attraverso quella degli artisti. Che non si chiudono nell’autoreferenzialità ma al tempo stesso generano livelli di significato complessi che si prestano a più letture. Un concetto di mostra “inclusiva” attraverso la narrazione che è stato il tratto distintivo delle recenti sperimentazioni del curatore.
Foto ArtsLife
Le opere hanno letteralmente invaso ogni spazio del Chiostro del Bramante, da quello esterno fino ad arrivare al bookshop, dove anche lo spettatore più razionale sarà costretto a lasciare la zavorra delle convenzioni per perdersi nella follia creativa di “Crazy“.
Ritrovarsi in un equilibrio instabile
Il visitatore si troverà a vivere la percezione dello spazio in una prospettiva inedita e coinvolgente. Dal crollo di un soffitto al contrario (Thomas Hirschhorn_Break-Through), dai fiori che crescono sopra le nostre teste (Janet Echelman, Study for Butterfly Reststop) o le luminarie sul pavimento (Massimo Bartolini, Starless) dai giardini sospesi di Petah Coyn fino ai spiragli cosmici che si aprono nell’anonimo ufficio di un giorno qualunque (Anne Hardy, Meteor, 2022), si perdono i punti di riferimento affidandosi unicamente ai propri sensi.
Una via indicata ai visitatori e agli stessi artisti, da due autentici maestri. Perdersi nei labirinti di Lucio Fontana (Ambiente spaziale in Documenta IV, a Kassel) e Gianni Colombo ( Topoestesia-itinerario programmato) è un momento catartico che invita a un nuovo equilibrio al di fuori dei sentieri battuti delle false sicurezze.
Una mostra inclusiva come abbiamo accennato, dove si tenta di dar forma al flusso incontrollato dei pensieri – così come la costrizione dalle aspettative altrui – anche attraverso una dimensione giocosa con la “pittura scultorea” di Ian Davempor, le maschere dai tratti indefiniti di Gianni Politi, le sculture iperrealistiche di Sun Yuan & Peng Yu, le colourcape di Shoplifter, la cabina armadio “introspettiva” di Sissi e nell’impossibile dialogo musicale dei tamburi di Anri Sala. L’invito per il pubblico è quello di affidarsi alle didascalie – chiare e coinvolgenti sia per adulti che per i più piccoli – e ai neon di Alfredo Jaar – per scoprire diversi livelli di lettura al di là dell’aspetto superficiale più accattivante.
Lo stesso per quanto riguarda il groviglio di farfalle di Carlos Amorale o il cortocircuito del vero negozio di scatolette di pesce di Tobias Rehberger. Ci sono poi citazioni più sofisticate come il ballo in maschera di Yinka Shonibar, uno dei maggiori artisti contemporanei britannici.
Crazy al Chiostro del Bramante: intervista a Danilo Eccher
Lasciamo ora che sia proprio il curatore della mostra, Danilo Eccher a introdurvi nella follia di Crazy.
In questa mostra sembra prendere forma qualcosa di nuovo e inedito, il caos che precede la scintilla creativa degli artisti…
Quello che ho cercato di fare è di non fare una mostra ma costruire un racconto. E questo racconto è un po’ come attraversare le visioni degli artisti. E per attraversare le visioni degli artisti è necessario che ognuno si metta in gioco. Di fatto tutti partecipano alle loro follie con le follie degli artisti. Questo è un po’ lo spirito della mostra, quello di mettersi in gioco tutti. Abbiamo cominciato a far mettere in gioco gli artisti che hanno costruito non un’opera “normale” ma l’ambiente, la parte installativa che consente al pubblico di entrare e di mettersi in gioco.
La mostra ha avuto una lunga gestazione, dovuta anche alla crisi pandemica. Questo ha permesso agli artisti di ridefinire o consolidare il rapporto con lo spazio espositivo?
Faccio un esempio importante. I Fallen Fruit – che sono due artisti che vengono da Los Angeles – hanno realizzato una sorta di “affresco” della sala delle Sibilille attraverso della carta da parati, scegliendo tutte le immagini dei pattern da Roma. Sono stati molto tempo a Roma a cercare ovunque queste immagini che potessero arricchire questa decorazione. Che vanno dalla Domus Aurea al mercato del pesce di Piazza Vittorio, dall’Orto Botanico a Villa Adriana. C’è insomma una forte iconografia che è legata a Roma. Questo è stato possibile “grazie” alla pausa forzata a causa della pandemia.
C’è un filo conduttore con le precedenti mostre allestite al Chiostro del Bramante?
A me interessa creare una narrazione all’interno delle mostre. L’unico filo conduttore con le precedenti mostre che ho fatto al Chiostro del Bramante è che anche quelle non hanno una filosofia di mostra, hanno una filosofia narrativa. Questo perché io credo fortemente al fatto di non voler realizzare una semplice mostra ma delle storie, dei veri racconti. E soprattutto accettare una sfida che io ho iniziato molti anni fa, che è quella di dimostrare che si può essere spettacolari, teatrali, popolari, senza per questo dover rinunciare alla qualità.
Una chiacchierata con i Fallen Fruit
Per quanto riguarda il lavoro dei Fallen Fruit accennato da Eccher, abbiamo avuto la fortuna di incontrare i due artisti alla preview, iintenti a perfezionare gli ultimi dettagli prima dell’inaugurazione della mostra, ai quali chiediamo di descrivere il loro progetto espositivo che siamo certi, sarà una sorpresa per tutti. E che si pone in dialogo con l‘affresco “Sibille e Angeli” di Raffaello come parte della decorazione della Chiesa di Santa Maria della Pace che si può vedere attraverso la finestra della sala delle sibille. Qui la follia assume il suo lato più giocoso e coinvolgente per per il pubblico, invitando il pubblico a diventarne protagonista.
“Abbiamo fatto un lavoro specificatamente per questo posto, quindi non è un lavoro che è stato fatto in uno studio, è stato specificatamente designato per l’architettura del Bramante” precisano. “Volevamo creare un dialogo fra questa stanza e la chiesa , perché nella storia questa connessione è molto importante”. Poi confermano quanto affermato dal curatore: ” I soggetti dei lavori artistici sono stati fotografati da noi in diverse settimane. Abbiamo camminato per la Roma antica giorno e notte cercando cose che spiccavano. Qui comincia il potere di Roma. Dal Vaticano a Villa Adriana, fino ai mercati del pesce, questa stanza e un ritratto della città. E noi pensiamo a tutto questo come una sorta di festa in questo sala che è un posto incredibile dove puoi sentire un’acustica tipica di una chiesa”.
Informazioni
Crazy, la follia nell’arte contemporanea – Chiostro del Bramante
a cura di Danilo Eccher
via Arco della Pace Roma
Dal 19 febbraio 2022 all’8 gennaio 2023
Gli artisti in mostra:
Carlos Amorales, Hrafnhildur Arnardóttir / Shoplifter, Massimo Bartolini, Gianni Colombo, Petah Coyne, Ian Davenport, Janet Echelman, Fallen Fruit / David Allen Burns e Austin Young, Lucio Fontana, Anne Hardy, Thomas Hirschhorn, Alfredo Jaar, Alfredo Pirri, Gianni Politi, Tobias Rehberger, Anri Sala, Yinka Shonibare CBE, Sissi, Max Streicher, Pascale Marthine Tayou, Sun Yuan & Peng Yu.
Info: www.chiostrodelbramante.it