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Croce Mediterranea. Storia dell’opera (finora) senza autore esposta al Vaticano

Daniele Franzi, Croce Mediterranea
Daniele Franzi, Croce Mediterranea
Croce Mediterranea è un’opera che si configura come un giubbotto salvagente, appartenente a un migrante salvato in mare, appeso a una croce trasparente come l’acqua, alta 160 e larga 80 centimetri. Papa Francesco, dopo averla condivisa sul suo profilo Twitter, l’ha collocata nel Cortile del Belvedere in Vaticano. Ma chi è il suo autore?

Sulla povera gente che continua ad annegare nel Mediterraneo, pare che gli artisti delle avanguardie contemporanee non abbiano nulla da dire o da fare; devono ancora individuare una trovata estetica che possa suscitare un lucroso scalpore internazionale. Oppure l’argomento è ormai obsoleto, e nessuno ci fa più caso.

Eppure, poco più di due anni fa, un artista sapiente nel saldare la materia alla spiritualità, ha dedicato ai migranti un  importante lavoro in chiave Concettuale, rimanendo volutamente anonimo. La notizia era comparsa solo su il Giornale.it alla vigilia di Natale del 2019. Il giornalista Roberto Chifari ci informava che Papa Francesco aveva pubblicato sul suo profilo Twitter l’immagine di una scultura in resina poliestere donatagli dalla Mediterranea Saving Humans.

Si trattava di un giubbotto salvagente, appartenente a un migrante salvato in mare, appeso a una croce trasparente come l’acqua, alta 160 e larga 80 centimetri. La composizione plastica portava il titolo di Croce Mediterranea.  Perché parlarne oggi, dopo due anni? La mia risposta è che probabilmente l’opera è stata finora ignorata dagli addetti ai lavori per un malcostume professionale, per cui un lavoro non firmato e non esposto nei luoghi deputati non merita attenzione.

Mentre invece voglio qui sottolineare quanto possa essere importante l’Arte Povera quando e se assurge a Simbolo di Spiritualità.
Questo credo di aver compreso in un recente incontro con Daniele Franzi – questo è il nome dell’Autore – il quale respinge fermamente l’idea dell’Arte come prodotto di consumo, perché tradisce la sua essenza poetica. E dunque non gli interessa, e mai avrebbe voluto, collocare la sua Croce Mediterranea in una delle sale del Museo d’Arte Contemporanea alloggiato nel Castello di Rivoli.

Daniele Franzi è scenografo cinematografico e teatrale di alta creatività. Ha circa cinquant’anni, è un intellettuale ricco di umorismo, e anche scrittore. Inventare e assemblare lo fa sentire libero. Collabora  con i servizi umanitari di Mediterranea Saving Humans. Del suo lavoro mi ha detto solo: In ogni migrante morto, c’è un frammento di Cristo. In accordo con i suoi compagni della Saving Humans ha ritenuto di non andare di persona a consegnare al Papa la sua Croce; sarebbe stato un inutile atto di presunzione. Il Pontefice ha voluto collocare la scultura  – da lui definita della Speranza –  nel Cortile del Belvedere in Vaticano. È stata citata nel suo discorso a Lesbo, in Grecia,  rivolto ai profughi  sbarcati grazie ai corridoi umanitari.

Daniele  Franzi non ha il cartellino col suo nome nel Cortile del Belvedere, la sua firma – Daniele Franzi Milano 2019 – appare solo sul retro della Croce. Non andrà alla Biennale di Venezia,  non venderà in un’asta internazionale, non sarà celebrato da nessun critico d’arte. Gli è sufficiente dire a se stesso: cogito, ergo sum.

P.S.: Dato il periodo apocalittico che stiamo vivendo, attendiamo l’intelligenza poetica di Maurizio Cattelan sulla Pandemia; e intanto, con dolore e orrore, possiamo celebrare il ritorno al Realismo Socialista nella Russia di Putin.

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