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La Biennale di Venezia assicura che il padiglione ucraino sarà presente nonostante l’invasione russa

Un render del Padiglione dell'Ucraina alla Biennale di Venezia 2022 Un render del Padiglione dell'Ucraina alla Biennale di Venezia 2022
La Biennale di Venezia
La Biennale di Venezia ha assicurato che il padiglione ucraino sarà presente all’evento nonostante l’invasione russa.

La guerra ha devastato la maggior parte delle principali città dell’Ucraina e provocato una crisi umanitaria che ha visto milioni di persone tentare la fuga, mentre tante altre sono rimaste nel paese sotto assedio. A febbraio l’artista ucraino Pavlo Makov, la cui opera doveva essere presentata nella mostra, ha dichiarato che lui e il suo team sono stati costretti a interrompere i preparativi per il viaggio in Italia. Tutti i voli da e per la capitale ucraina, Kiev, sono stati infatti bloccati fino a nuovo avviso.

Al momento della dichiarazione, Makov si trovava con la famiglia nella città di Kharkiv, mentre tutti e tre i curatori del padiglione erano rimasti a Kiev. Entrambe le città sono ora sotto pesanti bombardamenti da parte dell’esercito russo.

Nel frattempo la Biennale ha affermato che sta “collaborando e collaborerà in ogni modo” con il team ucraino per trasportare in sicurezza loro – e le rispettive opere – a Venezia. Anche se l’istituzione non ha specificato come intende realizzare l’obiettivo.

Un render del Padiglione dell'Ucraina alla Biennale di Venezia 2022
Un render del Padiglione dell’Ucraina alla Biennale di Venezia 2022

Per l’esposizione il team ucraino ha pianificato una versione aggiornata dell’installazione realizzata da Makov nel 1995 (The Fountain of Exhaustion), in cui l’acqua sgorga da 78 imbuti di bronzo.

La scorsa settimana, le artiste Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov, così come il curatore Raimundas Malašauskas, si sono dimessi dal Padiglione della Russia alla Biennale di Venezia per protestare contro l’invasione dell’Ucraina da parte del presidente russo Vladimir Putin. In Russia sono diversi i professionisti che hanno rinunciato alle loro posizioni in musei e varie istituzioni per protestare contro la guerra.

La scorsa settimana il direttore artistico della Fondazione V-A-C di Mosca, Francesco Manacorda, si è dimesso e il vicedirettore del Museo Pushkin, Vladimir Opredelenov, ha annunciato l’intenzione di lasciare il suo incarico. Anche Jacopo Tissi, che lo scorso dicembre era stato nominato primo ballerino del teatro Bolshoi di Mosca, ha lasciato la sua posizione. E lo stesso ha fatto un altro danzatore del teatro moscovita, il brasiliano David Motta Soares. Il fronte dei dissidenti è in continuo allargamento: speriamo possa sortire qualche effetto.

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