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Da Klein a Burri. A Venezia una mostra analizza il ruolo del fuoco nell’arte

Arman at work. Photo by Shunk-Kender. ©Roy Liechtenstein Foundation Arman at work. Photo by Shunk-Kender. ©Roy Liechtenstein Foundation
Alberto Burri, Rosso Plastica M3, 1961, Plastica, combustione su tela, 121,5 x 182,5 cm. ©Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri
Alberto Burri, Rosso Plastica M3, 1961, Plastica, combustione su tela, 121,5 x 182,5 cm. ©Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri

Una mostra nata nel fuoco e che promette di accendere gli animi. On Fire riunisce alla Fondazione Cini di Venezia alcuni dei più importanti artisti che nel ‘900 hanno lavorato con il fuoco. Dal 22 aprile al 24 luglio 2022.

Il fuoco che crea, il fuoco che distrugge. L’imprevedibile fascino del più sublime degli elementi risiede proprio qui: nel continuo ribaltarsi della sua forma, ma anche della sua funzione. Particolarmente riuscito, dunque, il suo accostamento all’arte; un’altra faccenda di cui è complesso gridare verità, mentre risulta più plausibile suggerire ipotesi. Così fuoco e arte si incontrano in una mostra che è ricerca, ma allo stesso tempo misticismo.

On Fire è la prima esposizione interamente dedicata all’uso del fuoco come mezzo di creazione artistica tra le avanguardie del Secondo Dopoguerra. Curata da Bruno Corà con il contributo di Luca Massimo Barbero, la mostra è ospitata dalla Fondazione Giorgio Cini e promossa dalla galleria Tornabuoni Art. Al suo interno una selezione accurata delle opere più iconiche realizzate mediante il fuoco o che includono la presenza della fiamma stessa.

Yves Klein realizing Fire Painting at Centre d'essais de Gaz de France, Saint-Denis, France, 1961 ©Centre Pompidou-Mnam-Bibliothèque Kandinsky- Fonds Vera Cardot, Pierre Joly
Yves Klein, realizing Fire Painting at Centre d’essais de Gaz de France, Saint-Denis, France, 1961 ©Centre Pompidou-Mnam-Bibliothèque Kandinsky- Fonds Vera Cardot, Pierre Joly

Naturalmente fuggevole, il fuoco non ha forma, peso o densità. Ciò ha da sempre affascinato gli artisti, sia per i suoi potenziali effetti sugli altri materiali sia in quanto presenza attiva nelle opere d’arte. Le avanguardie del Secondo Dopoguerra riuscirono ad appropriarsi degli effetti sia distruttori che generatori del fuoco, impiegandolo su diversi materiali. In questa ottica, il fuoco divenne per questi grandi artisti il protagonista sensibile e il medium di una innovazione dello stesso processo trasformativo del loro linguaggio pittorico e plastico.

Il percorso espositivo è quindi strutturato attraverso sei sezioni che permettono di scoprire, per la prima volta l’uno accanto all’altro, Yves Klein, Alberto Burri, Arman, Jannis Kounellis, Pier Paolo Calzolari e Claudio Parmiggiani alle prese con il fuoco. Sono in totale 26 le opere esposte.

Seppur accomunati dall’elemento utilizzato, la mostra si concentra, però, su ogni maestro, mettendone in evidenza le diverse modalità d’impiego. Il fuoco si può trovare come strumento di combustione dei materiali (Klein, Burri, Arman); come presenza viva con i propri effetti sensoriali, talvolta spettacolari (attraverso la luce, il calore, e talvolta il rumore) (Klein, Kounellis, Calzolari); infine, come traccia pittorica attraverso il fumo della combustione (Calzolari, Parmiggiani).

Pier Paolo Calzolari, Senza titolo 1980 (Mangiafuoco), 1980-86 ©Giorgio Colombo, Milano
Pier Paolo Calzolari, Senza titolo 1980 (Mangiafuoco), 1980-86 ©Giorgio Colombo, Milano
Claudio Parmiggiani: Solo la terra oscura, 2020. Fumo e fuliggine su tavola, 240x1824cm. Foto Agostino Osio-Alto Piano. Courtesy Fondazione MAXXI
Claudio Parmiggiani: Solo la terra oscura, 2020. Fumo e fuliggine su tavola, 240x1824cm. Foto Agostino Osio-Alto Piano. Courtesy Fondazione MAXXI
Arman at work. Photo by Shunk-Kender. ©Roy Liechtenstein Foundation
Arman at work. Photo by Shunk-Kender. © Roy Liechtenstein Foundation

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