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Torino, città cortese. In un volume di Franco Maria Ricci

La Mole Antonelliana. Photo Massimo Listri
La Mole Antonelliana. Photo Massimo Listri

Franco Maria Ricci, storica casa editrice parmense dedicata all’arte e alla cultura, rende omaggio ad alcune delle più belle città italiane attraverso una serie di pubblicazioni monografiche di alto spessore intellettuale e dalla pregevole estetica.
Dopo Bergamo, Mantova e Napoli, la quarta puntata del viaggio di ArtsLife è dedicata a Torino, antica capitale sabauda e prima capitale dell’Italia Unita, già città romana e poi centro della letteratura cortese. Il volume, di grande formato, è arricchito dalle fotografie di Massimo Listri, che esaltano la bellezza di monumenti e opere d’arte di cui la città è ricca. 

Roma. Città intellettuale, cavalleresca e salottiera, Torino si è da poco riscoperta città a vocazione turistica, dopo un secolo di identificazione con l’industria. Ma in realtà, il suo patrimonio culturale è sempre stato ricco e dinamico. La prestigiosa casa editrice Franco Maria Ricci dedica all’antica capitale subalpina un raffinato volume che introduce il lettore alla sua storia e alla sua bellezza.

Nel suo articolato saggio, Giuseppe Ricuperati ripercorre la storia della città, prendendo le mosse dalla romana Augusta Taurinorum il cui decumano massimo corrispondeva all’attuale Via Garibaldi, e che conserva nella Porta Palatina uno degli esempi più importanti delle sue lontane origini. Scorrendo il saggio, si entra nella tormentata storia medievale torinese, quando le serrate lotte di potere videro gli scontri fra i signori feudali piemontesi e i francesi Savoia, sostenuti in loco dagli Acaja. La Torino medievale fu anche la patria del romanzo cortese italiano e dei cicli della Chanson de Geste, che ebbe in Tommaso III Marchese di Saluzzo uno dei suoi esponenti più importanti; suo malgrado, compose il poema Le Chevalier errant nei due anni di prigionia che trascorse sotto la custodia degli Acaja, dopo la sconfitta nella battaglia di Monasterolo.

Il Cinquecento fu il secolo dei Savoia, che sempre più concentrarono in Piemonte e a Torino i loro interessi, unificando il territorio e assorbendo i vari marchesati e contee minori, ma anche abbellendo la città con palazzi e chiese di assoluto pregio, e decorandoli con opere d’arte di cui ancora oggi la città si fa giusto vanto.

Pelagio Palagi, Testa di Medusa, particolare della cancellata d’ingresso alla Piazzetta Reale, 1835-1839. Photo Massimo Listri

La prima grande stagione architettonica di Torino è stata quella barocca, della quale gli architetti Juvarra e Guarini furono indiscussi protagonisti. Con Michelangelo Garove, Juvarra portò a termine la nuova sede dell’Università, inaugurata nel 1720 e dove insegnarono intellettuali del calibro di Celestino Galiani. La vita intellettuale rifulgeva, anche grazie alla sottrazione del monopolio scolastico alla chiesa, e alla creazione di scuole pubbliche non solo a Torino ma anche nelle principali città piemontesi. 

Alle movimentate vicende storiche fra Settecento e Ottocento e al carattere di quei Savoia più intraprendenti di quanto si possa pensare – coadiuvati da ministri intelligenti come l’Ormea -, il saggio di Ricuperati dedica ampio spazio, soffermandosi in particolare sui difficili anni dell’occupazione napoleonica e l’esilio in Sardegna dei Savoia. La Restaurazione vide il regno dello sfortunato Carlo Alberto che non riuscì a innescare il processo per l’Unità d’Italia, ma emanò lo Statuto che ne sarebbe stato la prima carta costituzionale. La parentesi della Capitale fu breve, appena tre anni, ma Torino seppe mantenersi un ruolo importante nel campo delle lettere e in quello nascente dell’industria, anche automobilistica (e il Museo dell’Automobile ne è fulgida testimonianza). Chiusa anche l’era della FIAT, Torino ha sempre più investito nelle arti, nel turismo e nelle scienze, senza tralasciare lo sport.

A dare un’idea dei cambiamenti cui andava incontro la città nel corso dei secoli, splendide immagini formato testo di mappe, vedute cittadine, dipinti che immortalano particolari avvenimenti storici, e particolari delle opere d’arte, dalla pittura alla scultura all’architettura, di cui Torino è costellata.

L’automobile FIAT modello 508 “Balilla”, prodotta dal 1932 al 1937. Torino, Museo dell’Automobile. Photo Massimo Listri

Per meglio introdurre il lettore alla scoperta della città, il volume propone un’antologia di brani a essa dedicati, curata da Caterina Napoleone, che ha selezionato le testimonianze di autori italiani e stranieri, ognuno dei quali capace di cogliere i tanti aspetti di Torino, dalle stagioni teatrali al carnevale, passando per la vita politica e intellettuale. Torino era una città dal sobrio fasto e dalla compassata eleganza, purtroppo non immune dalla piaga sociale della povertà. E il drammaturgo Emanuele Tesauro dava conto dell’ammirevole opera della Compagnia di San Paolo nell’alleviare le difficoltà dei ceti più umili, o meglio di coloro che loro malgrado avevano finito per farvi parte: infatti, principale prerogativa della Compagnia era il soccorrere quei nobili decaduti, che per ragioni di orgoglio personale esitavano a rendere pubbliche le loro nuove misere condizioni. Altra lodevole iniziativa della Compagnia, l’istituzione di un Monte di Pietà per combattere la piaga dell’usura.

E ancora, il tormentato Friedrich Nietzsche, soggiornando a Torino nel 1888, sembrava recuperare una momentanea salute, e lodava il buon cibo, il buon caffè, la camera soleggiata e comoda che aveva trovato in città, e malediceva i soggiorni a Nizza, che al confronto gli appariva grigia e inospitale. E proprio a Torino ebbe l’ispirazione per l’Ecce Homo. Invece, un Vittorio Alfieri ancora bambino si ritrovò, un po’ spaesato, alla rigidissima Accademia Reale; alle fatiche dello studio poté però intervallare la frequentazione dei teatri, e ci lascia una splendida descrizione delle impressioni provate assistendo al goldoniano Mercato di Malmantile, al Teatro Carignano. A caratterizzare l’antologia, il fatto che i brani sono riportati nella versione originale, per cui ci si imbatte nei diversi volti della lingua italiana, da quello seicentesco del Cavalier Marino e di Emanuele Tesauro a quello ottocentesco di Massimo d’Azeglio e Angelo Brofferio, fino a quello novecentesco di Furio Jesi e Italo Calvino, ma anche nel francese del Conte di Cavour che paradossalmente padroneggiava la lingua d’Oltralpe meglio di quella italiana.

Un indice dei principali monumenti, palazzi e luoghi d’interesse, unitamente a una genealogia sabauda, completa il volume che, a dieci anni dalla pubblicazione, conserva intatto il suo valore storico e documentale sui tanti aspetti, anche i meno noti, della città di Torino, ed è impreziosito dalla tradizionale accuratezza con cui Franco Maria Ricci cura la veste grafica di ogni sua pubblicazione.

Torino
Franco Maria Ricci, 2012
pp. 334, Euro 80,00
francomariaricci.com

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