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Donatello, il Rinascimento. 130 opere in mostra tra Palazzo Strozzi e il Museo del Bargello

Donatello, Madonna col Bambino (Madonna Pazzi) dett., 1422 circa
© Staatliche Museen, Skulpturensammlung und Museum für Byzantinische Kunst. Photo Antje Voigt

Firenze dedica a Donatello una grande mostra (Palazzo Strozzi e Museo Nazionale del Bargello, 19 marzo -31 luglio 2022), che riunisce per la prima volta i più importanti capolavori dell’artista e li mette a confronto con opere di scultori e pittori come Brunelleschi, Masaccio, Mantegna, Giovanni Bellini, Michelangelo e Raffaello

Donato di Niccolò di Betto Bardi, detto Donatello, figlio di un cardatore di lana fiorentino, è stato il maggiore scultore del Rinascimento, erede della tradizione antica, e umanista, capace di influenzare contemporanei e posteri. Inventore di nuove tecniche e nuove soluzioni figurative, abile nell’uso dei materiali (marmo, pietra, bronzo, terracotta), ha dedicato tutta la vita (Firenze, 1386 – Firenze, 1466) a forgiare materie dure, cercando di dare loro duttilità e movimento come se si trattasse di pittura. Un genio.

La mostra, curata da Francesco Caglioti, conduce in tutto il percorso dello scultore attraverso quattordici sezioni complessive in due sedi, Palazzo Strozzi e Museo del Bargello, e 130 opere giunte da tutti i musei del mondo, e naturalmente da Firenze.

Donatello inizia giovanissimo, nel 1404, a lavorare come garzone nella bottega del Ghiberti, allora attiva nella porta nord del Battistero. Ha le prime importanti commissioni, come il David di marmo per il Duomo di Firenze commissionatogli dall’Opera del Duomo il 20 febbraio 1408 e realizzato nel 1408-1409. Conservato al Bargello, il David apre la mostra di Palazzo Strozzi sottolineando i rapporti di Donatello con il maestro Ghiberti.

Donatello, David vittorioso, 1408-1409; 1416; Firenze, Museo Nazionale del Bargello. Su concessione del Ministero della Cultura. Foto Bruno Bruchi

L’incontro con Brunelleschi, con cui il giovane scultore fa un probabile viaggio a Roma nel 1410, è presentato attraverso il confronto tra i due celebri Crocifissi lignei, quello di Donatello del 1408 proveniente dalla Basilica di Santa Croce e quello del Brunelleschi di due anni successivo, giunto da Santa Maria Novella. È l’inizio di un viaggio cronologico- tematico che, in diverse sale, porta idealmente nei luoghi in cui lo scultore ha lavorato (Firenze, Siena, Prato, Padova), sperimentando materiali diversi e creando, con le sue innovazioni, un gran numero di seguaci.

La seconda sala è dedicata alle opere in “terracotta”, un materiale rilanciato nei primi decenni del ‘400 da Brunelleschi e Donatello, in tutta una serie di lavori, soprattutto Madonne con il Bambino, un corpus che negli ultimi cinquant’anni si è arricchito e perfezionato. Donatello è un grande scultore di statue, Santi e Profeti, che scolpisce per i luoghi simbolo della città, dal Duomo ad Orsanmichele al Campanile di Giotto, rivitalizzando la scultura classica con espressività e movimento.

Donatello, Madonna col Bambino, 1410-1415 circa © Staatliche Museen, Skulpturensammlung und Museum für Byzantinische Kunst. Photo Antje Voigt

Verso la fine degli anni Venti prova con successo a fare statue in bronzo dorato, facilitato dalla sua formazione come orafo. Così dalle sue mani vengono fuori statue, reliquari, tabernacoli in bronzo scintillanti, adesso riuniti in una sala dedicata alle “Statue”, tra cui spiccano il prezioso Reliquario di San Rossore, del 1422-1425, giunto da Pisa. Statue piccole e grandi, sofisticate, che, con le loro espressioni, fanno scuola a pittori e scultori fiorentini, come dimostra l’accostamento con il San Paolo dipinto, pannello del Polittico del Carmine di Masaccio del 1426.

Donatello, Reliquiario di san Rossore, 1422-1425 circa; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo. Su concessione del Ministero della Cultura – Direzione regionale Musei della Toscana -Firenze

A Donatello si deve un’altra invenzione. Di aver compreso presto che la prospettiva si poteva usare non solo come strumento di inganno ottico, ma come fonte inesauribile di potenziale drammatico nella presentazione delle figure e nel racconto delle storie. Il Convito di Erode del Battistero di Siena, esposto per la prima volta al di fuori della vasca battesimale cui appartiene dal 1427, presenta la nuova spazialità complessa e labirintica del palazzo del re giudaico, che rende la scena viva e coinvolgente.

Donatello, Convito di Erode, 1423-1427; Siena, Battistero di San Giovanni, Fonte battesimale
© Opera della Metropolitana. Foto Bruno Bruchi

Ci sono capolavori come il famoso Amore-Attis del 1435-1440, spesso lavorati con Michelozzo o con la bottega, come la Danza degli Spiritelli o la Madonna col Bambino (Madonna Piot), 1440, usando tecniche innovative. Il percorso, ancora lungo, che sottolinea di volta in volta gli scambi con altri artisti, continua al Museo del Bargello, dove tra molti capolavori spicca il San Giorgio in marmo, una delle opere più celebri del giovane scultore, eseguita nel 1415-1417 per l’Arte dei Corazzai e Spadai per ornare proprio tabernacolo a Orsanmichele. Un’opera affascinante, con quello straordinario rilievo a stiacciato con San Giorgio che libera la principessa, in cui eleganze tardogotiche si mescolano al primo Rinascimento. 

Predella: Combattimento di san Giorgio col drago e liberazione della principessa, 1415-1417 circa; Firenze, Museo Nazionale del Bargello.
Su concessione del Ministero della Cultura. Foto Bruno Bruchi
Donatello, San Giorgio
1415-1417 circa; Firenze, Museo Nazionale del Bargello.
Su concessione del Ministero della Cultura. Foto Bruno Bruchi

Donatello-Il Rinascimento

Firenze, Palazzo Strozzi e Museo Nazionale del Bargello

19 marzo-31 luglio 2022

www.palazzostrozzi.org
www.bargellomusei.beniculturali.it

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