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La Luce del Nero: il più scuro dei colori nell’arte di Burri (e non solo). A Città di Castello

Alberto Burri: Cellotex, 1980, Cellotex, acrilico, vinavil su tavola 70,5 x 100,5 cm Alberto Burri: Cellotex, 1980, Cellotex, acrilico, vinavil su tavola 70,5 x 100,5 cm
Alberto Burri: Cellotex, 1980, Cellotex, acrilico, vinavil su tavola 70,5 x 100,5 cm
Alberto Burri: Cellotex, 1980, Cellotex, acrilico, vinavil su tavola 70,5 x 100,5 cm
La Luce del Nero è il titolo della grande mostra che inaugura la riapertura degli Ex Seccatoi del Tabacco di Città di Castello, sede espositiva della Fondazione Burri insieme a quella di Palazzo Albizzini. Dal 15 Aprile al 28 Agosto 2022.

Gli spazi degli ex Seccatoi di Tabacco riaprono dopo 7 anni di lavori, e 10 milioni di investimento. Si tratta del contesto di origine manifatturiera acquistato e trasformato da Alberto Burri per accogliervi le proprie opere, in particolare i suoi grandi cicli. A inaugurarli, dunque, una grande mostra dedicata al pittore che li ha convertiti all’arte. La Luce del Nero è un progetto curato da Bruno Corà e che evidenzia il ribaltamento della comune concezione sul più scuro dei colori. Il Nero da buio, assenza, si rifà colore.

Bruno Corà sottolinea come il nero “tra la fine del Medioevo e il XVII secolo avesse perso il suo statuto di colore. Com’era prevedibile, sono stati gli artisti a riconferire al Nero la sua valenza cromatica e in particolare, tra loro, appare essenziale l’azione di Kazimir Malevič esponente di punta della corrente suprematista russa e autore del celebre Quadrato nero su fondo bianco (1915), opera richiamata in questa mostra mediante una stampa che ne riproduce l’immagine. Nella religione, nella mitologia e nell’astrofisica il nero è stato l’immagine originaria di un mondo precedente alla manifestazione della luce e la sua tenebra si è estesa fino al concetto di “materia oscura”, di cui tuttora sembra sia costituito tutto l’universo”.

Jannis Kounellis: Senza titolo, 1967, 100 x 100 cm
Jannis Kounellis: Senza titolo, 1967, 100 x 100 cm

Tra gli artisti del XX secolo, dopo il secondo conflitto mondiale, Burri è colui che più di ogni altro ha usato il Nero nelle sue opere, soprattutto con un’intensità crescente a partire dagli anni ’70-’80, giungendo perfino a dipingere totalmente di nero anche gli Ex Seccatoi del Tabacco di Città di Castello, edifici industriali diventati sedi museali dei suoi grandi cicli pittorici.

Insieme a Burri hanno realizzato opere col nero anche artisti documentati in mostra, come Agnetti, Bassiri, Bendini, Castellani, Fontana, Hartung, Kounellis, Lo Savio, Morris, Nevelson, Nunzio, Parmiggiani, Schifano, Soulages e Tàpies. Ciascuno con modalità, intenzioni e valenze diverse. Infine all’insegna del Nero e della caecitas è rivolto anche il sentimento dei poeti per significare lo sguardo interiore della “veggenza” psichica e poetica all’opposto di quella fisica.

Realizzata nell’ambito del programma “Europa Creativa 2020” con il progetto “Beam Up” (Blind Engagement In Accessible Museum Projects 2020-2023), la mostra offre un’esperienza percettiva del Nero al vasto pubblico sia dei vedenti che dei non-vedenti, fornendo in taluni casi esempi pressoché mimetici (Burri) e, in altri, forme, materiali e tecniche usate dagli artisti.

Alberto Burri: Combustione Legno, 1955, Legno, vinavil, combustione su tela 88,5 x 160 cm
Alberto Burri: Combustione Legno, 1955, Legno, vinavil, combustione su tela 88,5 x 160 cm
Hans Hartung: T1965-R16, 1965, Vinilico su tela, 54 x 81 cm
Hans Hartung: T1965-R16, 1965, Vinilico su tela, 54 x 81 cm

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