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Trema la notte. Recensione del nuovo romanzo di Nadia Terranova

Nadia Terranova
Trema la notte è il nuovo romanzo, edito da Einaudi, della scrittrice messinese Nadia Terranova, una delle voci più importanti e profonde nella narrativa italiana contemporanea.

L’inizio del libro si presenta come l’incipit di un poema epico greco antico. C’è il mare burrascoso in tempesta, c’è la gloria estinta di due città, Messina e Reggio Calabria, c’è l’imprevedibilità del destino: la sorte imponderabile di ogni essere umano.

28 dicembre 1908: il più tremendo terremoto mai avvenuto in Europa distrugge Messina e Reggio Calabria, le due città affacciate sullo Stretto. Si tratta, infatti, della più grave catastrofe naturale mai avvenuta sul territorio europeo per numero di vittime, la cui cifra numerica non è calcolabile dal momento che l’anagrafe della città di Messina andò distrutta.

«Un attimo della potenza degli elementi ha flagellato due nobilissime province – nobilissime e care – abbattendo molti secoli di opere e di civiltà. Non è soltanto una sventura della gente italiana; è una sventura dell’umanità, sicché il grido pietoso scoppiava al di qua e al di là delle Alpi e dei mari, fondendo e confondendo, in una gara di sacrificio e di fratellanza, ogni persona, ogni classe, ogni nazionalità. È la pietà dei vivi che tenta la rivincita dell’umanità sulle violenze della terra. Forse non è ancor completo, nei nostri intelletti, il terribile quadro, né preciso il concetto della grande sventura, né ancor siamo in grado di misurare le proporzioni dell’abisso, dal cui fondo spaventoso vogliamo risorgere. Sappiamo che il danno è immenso, e che grandi e immediate provvidenze sono necessarie».

Così recitava la relazione al Senato del Regno – datata al 1909 – dove ritornano temi strettamente epici come la flagellazione: l’abbattimento di un destino avverso su due province “nobilissime”.

Il quadro è sicuramente terribile: cade a terra l’imponente Palazzata o Teatro Marittimo, cadono a terra le mura delle case più modeste, degli uffici e delle scuole. La terra che trema non risparmia neanche i luoghi di Dio – molte chiese della città vengono completamente distrutte – solo le statue della Madonna e dei santi sopravvivono, puntando i loro occhi misericordiosi e pietosi sul mondo sommerso.

A tremare non è solo la terra, ma anche il mare – quel mare che “ti spinge indietro come uno specchio” – sussulta spaventosamente, e nel suo crudele e maestoso sussultare, tradisce la popolazione dello Stretto. Tradisce Nicola, un bambino di undici anni che vive a Reggio Calabria nella ricca casa di famiglia, vittima di una madre manipolatrice e vessatoria; tradisce Barbara, giovane ventenne dal nome straniero, abitante di Scaletta Zanclea, vittima anch’essa dell’autorità paterna e di una società patriarcale e retrograda che non concede alle donne la libera scelta.

Nel perdere tutto, Nicola e Barbara perdono anche le catene e le corde alle quali erano state legati e che, in qualche modo, li avevano fatti sentire al sicuro. La prigione si apre, e Nicola e Barbara si sentono “sprotetti”: il mondo che hanno conosciuto non esiste più e, in questo nuovo universo, rigeneratosi dopo un crollo improvviso, diventano liberi di reinventarsi, liberi di poter scegliere la propria carta nel mazzo degli Arcani.

Distrutta ogni cosa amata e odiata, comincia l’epoca della ricostruzione: è il tempo di adoperarsi in modo che il male avvenuto si volga in bene, sanare la ferita della città. Nicola e Barbara, fantasmi che camminano nella città al collasso, percepiscono un’inattesa fiducia nel futuro, ma di questa speranza si vergognano come di un peccato, attribuendosi la colpa della catastrofe.                                        Legati da un battito di ciglia, Nicola e Barbara saranno capaci di ricostruirsi un’esistenza in cui i fantasmi del passato non avranno più voce.

Trema la notte è un romanzo sulla capacità di trasformare le perdite in futuro e di convivere con le cicatrici aperte di una terra traditrice.

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