Galera San Soda di Milano presenta EQUINOX, la prima mostra personale dell’artista Alessandro Trevisan (Milano, 1989) curata da Lorenzo Gentilini. In esposizione un video e alcune stampe che rievocano una performance ritualistica che l’artista ha realizzato nel 2018 in occasione dell’equinozio di primavera. Dal 5 al 12 maggio 2022.
Le stagioni si alternano. Arrivano e se ne vanno, ma puntuali si ripresentano. Un assunto semplice, quasi banale per il numero incredibile di volte che il ciclo si è ripetuto. Ma se già notavamo alcune interessanti particolarità del ripetersi stagionale in questo articolo di qualche tempo fa, ora ci troviamo a sottolinearne un altro aspetto.
Ovvero quello legato alle religione, alla filosofia o più in generale al misticismo. In particolare l’opera di Alessandro Trevisan, EQUINOX, ci porta alla scoperta della simbologia legata all’inizio della primavera.
Su tutte, l’equinozio di primavera rappresenta l’acme del principio duale per cui l’incontro tra gli opposti genera un risultato capace di sintetizzarne le tensioni avverse. L’inizio della stagione primaverile segna la corrispondenza tra Luce e Oscurità, tra Vita e Morte ma anche il passaggio dall’una all’altra.
Trevisan restituisce tali contenuti in mostra, attraverso un video (EQUINOX) e dei frame estrapolati da esso e poi stampati su pannelli d’alluminio (Senza titolo, 2022).
In particolare il video documenta alcune azioni svolte da Trevisan il 21 marzo 2018, in cui l’artista sperimenta un contatto rituale e spontaneo con la natura che lo circonda. Il fiume, la luce, il fango, la fauna e la flora richiamano l’artista ad un approccio corporeo con il luogo, il parco del Ticino.
Le stampe vedono invece impresse sulla loro superficie il segno pittorico dell’artista, che interviene annettendo personaggi dai volti ibridi, forme articolate dai profili antropomorfi, icone di divinità e simboli cabalistici. Elementi che Trevisan ha fatto propri negli anni e che ora restituiscono le tracce del suo mondo interiore, che sulla stampa si confronta con l’ambiente esterno immortalato nel video.
Nel complesso la mostra si configura come parte culminante – o più semplicemente una tappa – di un rituale dove il corpo umano funge da elemento di coesione tra il mondo divino e quello terreno.