
Un dipinto raffigurante la Maddalena penitente di Tiziano recentemente riscoperto sarà il top lot della vendita di dipinti antichi di Dorotheum in calendario per l’11 maggio 2022, durante la tradizionale Classic Week primaverile a Vienna
Con una provenienza d’eccezione -ha fatto parte delle celebri collezioni di Rodolfo II, imperatore del Sacro Romano Impero a Praga, di Cristina regina di Svezia (1629-1689) e Filippo II Duca d’Orléans (1674-1723) – sarà messo in vendita all’asta per la prima volta in oltre 150 anni con una stima di 1 – 1,5 milioni di euro.
La Maddalena penitente è stato il soggetto di maggior successo e più frequentemente richiesto dai committenti di Tiziano. In più di quarant’anni, l’artista modificò e rivisitò sottilmente la composizione. Il dipinto in vendita da Dorotheum era considerato perduto. Il professor Paul Joannides ha confermato la piena attribuzione a Tiziano e il Dott. Carlo Corsato ha chiarito la provenienza.
La posizione del corpo, leggermente girato, e lo sguardo orante verso l’alto insieme alla cascata di lunghi capelli ondulati che si dividono sulle spalle della Maddalena ricordano l’iconografia della Venus Pudica. Tiziano esplorò appieno il potenziale sia emotivo che sensuale di questa rappresentazione.
Nel 1500, l’iconografia della Maddalena penitente aveva cominciato ad allontanarsi da una rappresentazione meramente devozionale della santa per spostarsi verso una rappresentazione più umana e viscerale. Cominciarono ad apparire elementi narrativi che non solo alludevano al suo pentimento, ma trasmettevano anche la sua umanità e la sofferenza della sua condizione mortale. In questo dipinto Tiziano abbraccia la profonda commozione della donna addolorata. Con la mano sinistra sul cuore, la destra che si stringe le vesti, la Maddalena alza lo sguardo al cielo, i suoi occhi sono rossi e pieni di lacrime e la bocca è leggermente aperta, è colta in un momento di intensa supplica, mentre riprende fiato tra i sospiri.
Le due iconografie della Maddalena penitente
Tiziano ha prodotto due distinte iconografie per la Maddalena penitente. Il dipinto in asta è un esempio del secondo tipo. Il primo fu realizzato dall’inizio degli anni ’30 del Cinquecento in poi. In queste prime versioni del soggetto, la Maddalena era collocata in un ambiente buio. Il cielo notturno era appena visibile sullo sfondo, con tenue luce della luna che illumina la pelle nuda della santa. Il corpo occupava la maggior parte della tela, confinato in una severa oscurità opprimente. Vittoria Colonna, Gian Giacomo Calandra ed Elenora Gonzaga furono tra i prestigiosi destinatari di questa prima versione.

Il secondo tipo di iconografia è stato prodotto da Tiziano intorno al 1550 e presenta una Maddalena meno sensuale. La sua nudità è nascosta dai drappeggi ed più vicina al casto modello della Venus Pudica, nonostante conservi ancora il carattere sensuale.
Qui la composizione leggermente claustrofobica del Tipo I è stata sostituita da una scena più ampia, alla luce del giorno, che si apre per rivelare un paesaggio montuoso. Potrebbe essere un riferimento alla grotta-eremo di La Sainte-Baume, dove, secondo la tradizione, Maria Maddalena si stabilì dopo essere fuggita in Francia per dedicarsi a una vita di preghiera solitaria e contemplazione. Il Tipo II a sua volta si può suddividere in due varianti, una più austera e una meno (P. Joannides, Artibus et Historiae, no.72, 2016, p.170).
A sinistra della composizione Tiziano colloca una brocca di vetro con acqua, e a destra un libro, che è aperto su un teschio. Questo attributo, posto in primo piano, fa riferimento la mortalità della Maddalena – e quella dello spettatore – e suggerisce un’assimilazione culturale tra la storia della Maddalena e quella di san Girolamo.
La datazione dell’opera
Il dipinto in asta da Dorotheum, a lungo ritenuto perduto, presenta sia le caratteristiche strutturali che stilistiche di una Maddalena di Tipo II, e può quindi essere datato dopo il 1550. Si possono rintracciare stretti legami con altre versioni di alta qualità di Tiziano, una conservata al J. Paul Getty Museum di Los Angeles e un’altra documentata dallo studioso Paul Joannides in una collezione privata a Lugano (P. Joannides, Artibus et Historiae, n. 72, 2016 , pag. 172).

The J. Paul Getty Museum, Los Angeles, inv. no. 56.PA.1
© Digital image courtesy of the Getty’s Open Content Program.
Entrambe le versioni possono essere datate tra il 1550 e il 1560. Proprio come la versione di Lugano, il dipinto in asta mostra un’ulteriore sciarpa trasparente e diafana sopra la parte superiore del braccio di Maddalena, tenuta nella mano sinistra (sebbene la disposizione della sciarpa differisca tra i due dipinti).
Stilisticamente, l’esecuzione della presente composizione appare più rigorosa rispetto ai dipinti noti, o ragionevolmente realizzati dopo il 1560, indicando, secondo Joannides, che quest’opera può essere datata alla seconda metà degli anni Cinquanta del Cinquecento, intorno al 1560.