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Alemani 0 – Padiglioni nazionali 1. Sulla Biennale di Venezia delle sorprese

Padiglione Australia, Marco Fusinato Padiglione Australia, Marco Fusinato
Padiglione Australia, Marco Fusinato, Biennale Arte di Venezia
Padiglione Australia, Marco Fusinato, Biennale Arte di Venezia

Cecilia Alemani non riesce a fare meglio del Palazzo Enciclopedico di Gioni, pur facendogli il verso. Belle sorprese anche da padiglioni periferici a Venezia

La Biennale Arte di Venezia di quest’anno ha riservato diverse sorprese. Vuoi per l’entusiasmo di un ritorno affollato a seguire i fatti dell’arte, vuoi una fiducia/speranza di tornare a qualche forma di normalità. Il tema di usare un libro horror per bambini spaventati, per altro dimenticando l’ironia propria dell’eredità surrealista, non riesce a fare meglio del Palazzo Enciclopedico di Gioni, pur facendogli il verso. Del resto usare un testo per illustrare un tema utilizzando le opere di moltissimi artisti morti, contraddice il ruolo di osservatorio (biennale) sulla ricerca in arte in atto nel mondo.

Vi sono delle cose che saltano agli occhi: moltissimi padiglioni nazionali hanno affidato a un solo artista la materializzazione plastica della ricerca in atto nel mondo. Dall’altro lato, padiglione centrale e l’Arsenale presentano una tale quantità di materiali eterogenei che rendono quasi illeggibili i messaggi che si volevano probabilmente comunicare.

Superlativo il padiglione Australia, con un Marco Fusinato quanto mai futurista, splendente e assordante. Un padiglione scioccante, si, ma efficace nel presentare un catalogo di disastri che affliggono il pianeta. Polonia in chiave Rom: a ridosso della giornata mondiale dei popoli Rom Sinti e Camminanti presenta un’originale installazione che riprende l’epopea di questo popolo senza patria, internazionale e internazionalista ante litteram. E fa specialmente effetto se coniugato al bellicismo e al nazionalismo imperante che vede guerre dimenticate – circa 160 – e una sola sotto i riflettori dei media.

 

Padiglione Germania, Maria Eichhorn
Padiglione Germania, Maria Eichhorn

Belgio elegantissimo

Super concettuali le operazioni di Spagna (Ignasi Aballì) e Germania (Maria Eichhorn), con interventi proprio sulle architetture dei padiglioni. A ricordarci che lo spazio fisico è lo spazio della scultura e dell’arte e della fruizione. Smentendo con i fatti la banalizzazione che vorrebbe operazioni di questo tipo relegate alle Biennali di Architettura. Belgio elegantissimo anche se la lugubre storia coloniale del Paese inviterebbe gli artisti a disoccuparsi di Africa una volta per tutte. Solo la qualità di Francis Aly͏̈s salva la proposta.

Fuori dall’Arsenale di Venezia Hong Kong (Angela Su) costruisce un padiglione circense che dà le vertigini, uno degli spazi meglio riusciti. Notevole anche Singapore, con la proposta di Shubigi Rao su archivi e biblioteche resistenti. Pur notandosi la mancanza assoluta di alcune parole chiave: comunismo, anarchia, partigiani, socialismo. Come se la resistenza di archivi e biblioteche fosse in fondo resistere all’acqua granda o a disastri naturali e alle distruzioni delle guerre. E non a un fascismo strisciante che rialza la testa in vari luoghi del pianeta.

 

Padiglione Belgio, Francis Aly͏̈s
Padiglione Belgio, Francis Aly͏̈s

Relazione culturale inter-mediterranea

Veramente suggestivo Malta con Sassolino: e forse il riferimento a Caravaggio non era indispensabile, visto che l’opera è già bella così com’è. Padiglione Cina molto letterario e filosofico, che tenta una rilettura e una riattualizzazione tra poesia antica e tecnologie. Saudi Arabia francamente banale, il bravo artista è noto per strutture dinamiche, qui invece presenta una specie di albero abbattuto o di anaconda gigante ma immobile.

La Francia presenta Zineb Sedira che indaga le spinte che, negli anni ‘60 e ‘70 del Novecento, spinsero molti a realizzare film militanti, a testimonianza di una relazione culturale inter-mediterranea. Così l’artista trasforma il Padiglione in uno set cinematografico, riducendo i confini fra finzione e realtà, fra memoria personale e memoria collettiva. Tosatti fa del padiglione italiano forse il padiglione più originale e centrato sul tempo di oggi, con un allestimento silenzioso che risparmia cori da musical e canti ecclesiastici visti in altri luoghi. Fuori Biennale imperdibili Bruce Nauman, Kiefer e Fondazione Cini.

https://www.labiennale.org/it

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