Scritto nel vento, cm 137×160, polvere di alluminio e bronzo emulsionate su carta abrasiva montata su tela
Da sabato 7 maggio fino al 12 giugno 2022, la Galleria Giovanni Bonelli di Pietrasanta presenta la mostra BACK AND FORTH. Piero Dorazio / Matteo Montani. Il secondo appuntamento di un nuovo format espositivo, a cura di Beatrice Audrito, che si propone di far dialogare –nello spazio di Piazza Duomo–, un artista storico con un artista contemporaneo mettendone in luce la visione comune, le affinità e le peculiarità della ricerca.
La mostra pone in dialogo Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005), figura di spicco nel panorama artistico italiano del secondo dopoguerra e maestro dell’astrattismo costruttivista, con Matteo Montani (Roma, 1972), un artista contemporaneo che conduce una riflessione puntuale sulla pittura quale strumento per filtrare il reale, risolvendo la pratica pittorica in un’astrazione ispirata al suo universo interiore.
Matteo Montani, Stazionari altrove, 2022, olio, polvere di rame e di alluminio emulsionate su carta abrasiva montata su tela, 54×58 cm
Servendosi di supporti pittorici alternativi, Montani mette in atto una trasfigurazione dell’immagine che assume così una struttura fluida, attraverso la quale osservare le cose del mondo. Sono soglie che invitano il fruitore a entrare in una dimensione altra. Un effetto ottenuto grazie alle proprietà assorbenti della carta abrasiva, il supporto prediletto dall’artista: su di essa il colore sembra fluttuare, aggregarsi e disgregarsi continuamente producendo immagini in continua trasformazione.
Due artisti di generazioni diverse, accomunati però dalla stessa attitudine a trattare la superficie del quadro come supporto capace di risvegliare i sensi di chi guarda. Una missione tanto cara a Dorazio, che nei suoi scritti del 1984 affermava: «Il quadro moderno deve rivolgersi ai sensi e trasmettere un’emozione primordiale. Questa capacità di rispondere, questa ricettività dei sensi non bisogna assolutamente perderla. La funzione dell’arte è quella di risvegliare, di mantenere costantemente vigili i sensi, adoperando le forme più aggiornate, in grado di star dietro al processo tecnologico che invece li vorrebbe addormentare».
Una riflessione di grande attualità, che dimostra la visione e la modernità di Dorazio, in contatto con le correnti europee di avanguardia fin dagli anni del dopoguerra, quando inizia la sua ricerca sul colore a cui dedicherà tutta la vita. A cominciare dal 1958, quando dipinge una serie di monocromi sulle dominanti nero-grigio-blu ottenuti con l’applicazione del colore a tratti, prima paralleli, poi convergenti e incrociati. Dorazio svilupperà una pittura astratta che si esprime mediante la vibrazione della luce attraverso una struttura, un reticolo trasparente fatto di elementi cromatici sovrapposti.
Matteo Montani, Scia, 2022, polvere di bronzo, rame e alluminio su carta abrasiva montata su tela, 45×52,5 cm
Partendo dalla linea, un elemento semplice e dinamico con la quale tracciare traiettorie e percorsi, Dorazio giunge così alla costruzione di un proprio codice formale, un inventario elementare per organizzare lo spazio al fine di restituire una sensazione di spazialità e di movimento. Come per Montani, il linguaggio pittorico di Dorazio è per l’artista un modo di esistere, libero da ogni condizionamento. Le sue opere esprimono una dimensione di spazio-tempo: “tutto scorre”, energia vitale.
Un concetto che, pur nella diversità di linguaggio, si palesa anche nella pittura di Matteo Montani. Il punto di partenza è sempre l’immagine, attinta dal mondo esterno come da quello interiore: l‘immagine destrutturata e riorganizzata da Piero Dorazio, è invece trasfigurata da Matteo Montani. La sua è una pittura sembra muoversi nel tempo come nello spazio, in un viaggio in itinere, un invito a guardare oltre la superficie.