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Le Sagome fluttuanti del fotografo israeliano Michael Ackerman a Milano

Michael Ackerman, Poland 2008
Michael Ackerman, Poland 2008

Apre il 25 maggio “Sagome fluttuanti” del fotografo israeliano Michael Ackerman. La mostra sarà sino al 30 agosto da ADEC ARTE a Milano

La mostra di Michael Ackerman è curata da Davide Di Maggio in collaborazione con Claudio Composti di mc2gallery ed un’occasione per conoscere uno degli artisti più interessanti della fotografia internazionale attraverso una selezione di alcune delle fotografie più significative degli ultimi anni, appositamente scelta dall’artista e dal curatore.

L’esposizione si sviluppa nelle tre ampie vetrine che si affacciano nello spazio di ADEC ARTE sulla via Edmondo De Amicis 28, in centro a Milano, e sarà “visitabile” 24 ore al giorno. Nel lavoro di Michael Ackerman, documentario e autobiografia concorrono alla finzione, e tutto si dissolve in allucinazione.

La sua fotografia è sempre stata attraversata da tematiche ordinarie e straordinarie: tempo e atemporalità, storia personale e storia dei luoghi restituite tramite immagini deteriorate e danneggiate, non come scelta stilistica ma come rimando analogico all’esperienza, che non è mai incontaminata. I suoi particolari viaggi abbracciano New York, L’Avana, Berlino, Napoli, Parigi, Varsavia e Cracovia, ma i luoghi non sono necessariamente riconoscibili.

Già da tempo, nelle sue fotografie, Ackerman muove verso la cancellazione delle distinzioni geografiche e di altra natura con la volontà di allontanarsi dalle restrizioni del metodo documentario tradizionale. Se il lavoro di Ackerman appare duro a prima vista, i paesaggi ci riportano a una delicatezza equilibrata, a una fiducia nella bellezza.

L’artista ha un interesse profondo per gli arcaici treni coperti di neve che attraversano l’Europa e che l’hanno attraversata, soprattutto l’Europa Orientale. Su questi treni, oggi, si percorrono centinaia di chilometri, ma durante il viaggio non si è in nessun luogo e, d’inverno, si fluttua in mezzo al biancore, che inevitabilmente contrasta e ci rimanda con la memoria ai terribili treni merci delle deportazioni naziste, con i vagoni piombati, che durante la seconda guerra mondiale percorrevano incessantemente le stesse rotte. Lo stesso candore ma ben diversa percezione.

Il bianco, fortemente vignettato, e il nero caratterizzano tutto il suo lavoro, creando delle atmosfere ovattate quasi nebbiose dove le figure appaiono irreali nella realtà che le circonda.

Negli ultimi anni Ackerman ha esplorato i cambiamenti concreti e la dimensione sognante della propria famiglia ristretta, moglie e figlia. Queste immagini, amorosissime, intime e inevitabilmente audaci, riecheggiano di sincerità, calore, di semplice erotismo e naturalmente d’amore. Anche in questo caso le immagini contrastano con le visioni dure e inquietanti delle fotografie dei soldati in marcia verso l’ignoto, di una casa bombardata, di figure maschili che fanno la doccia, che riportano alla mente i prigionieri nei campi di concentramento. O l’immagine emblematica di un anziano cameriere che elegante si aggira con lo sguardo sperduto in una città deserta e della serie dei ritratti – che sarà esposta in mostra – di uomini che raffigurano la prova del disagio contemporaneo, contorti in smorfie di dolore o con gli sguardi perduti nel nulla, più ritratti di anime che rappresentano ciò che è rimasto dopo che la vita è passata.

Tutte immagini che ci raccontano la fatica di vivere, l’inquietudine di tempi difficili e la paura di viverli. La paura si mescola all’audacia, la gioia comporta un po’ di trepidazione, l’innocenza è assolutamente reale, ma intricata e fugace. Tuttavia, alla fine di questo percorso, la sensazione è comunque di armonia e di riflessione. Ackerman affronta la realtà cruda e la fotografa senza filtri e senza menzogna. Se Proust diceva che le cose che sentiamo e vediamo vengono lasciate sempre alle soglie delle frasi che diciamo, il lavoro di Ackerman mette l’osservatore nella migliore condizione per metabolizzarle e analizzarle aiutandolo a superare questa soglia, la sottile linea d’ombra che separa l’equilibrio dalla pazzia.

ADEC è un centro medico polispecialistico attivo a Milano dal 1986. Inaugura il suo nuovo spazio in Via De Amicis con l’intento, come afferma il suo direttore e fondatore Luciano Passaler, “di offrire alla città di Milano un segno di concreta gratitudine per l’apprezzamento di cui si è sentita circondata fin dalla sua costituzione”, mettendo a disposizione le tre ampie e luminose vetrine sulla strada, da utilizzare non per pubblicizzare se stessa e la propria attività, ma per donare alla città un luogo diverso per promuovere l’arte e la bellezza a vantaggio di tutti. Il proposito di ADEC è che l’arte non resti confinata solo in spazi eletti a tale scopo, ma venga portata sulla strada, come un museo a cielo aperto, visibile a chi passa, affinché un numero sempre maggiore di persone possa fruirne.”

Dopo Michael Ackerman, in mostra due importanti artisti storici, Yoko Ono, (Tokyo, 1933) e Wolf Vostell, (Leverkusen, 1932 – Berlino, 1998) e l’artista/fotografa albanese Nerina Toci, (Tirana, 1988). Si tratta di un ciclo di mostre mosse da fenomeni di attrazione e repulsione, partendo dall’affermazione di Roland Barthes: “senza dubbio l’immagine non è il reale; ma ne è quantomeno l’analogo perfetto”.

Michael Ackerman. Sagome fluttuanti
a cura di Davide Di Maggio

ADEC ARTE
Via Edmondo De Amicis, 28 Milano

25 maggio – 30 agosto 2022

Inaugurazione martedì 24 maggio, h. 18

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