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Laguna trasfigurata. Il Surrealismo e Marlene Dumas portano l’immaginazione a Venezia

Losing (Her Meaning), 1988, oil on canvas, 50 x 70 cm, courtesy Pinault Collection. Paris, France- Copyright work and courtesy image: Marlene Dumas. Credits photography: Peter Cox, Eindhoven Losing (Her Meaning), 1988, oil on canvas, 50 x 70 cm, courtesy Pinault Collection. Paris, France- Copyright work and courtesy image: Marlene Dumas. Credits photography: Peter Cox, Eindhoven
Losing (Her Meaning), 1988, oil on canvas, 50 x 70 cm, courtesy Pinault Collection. Paris, France- Copyright work and courtesy image: Marlene Dumas. Credits photography: Peter Cox, Eindhoven
Losing (Her Meaning), 1988, oil on canvas, 50 x 70 cm, courtesy Pinault Collection. Paris, France- Copyright work and courtesy image: Marlene Dumas. Credits photography: Peter Cox, Eindhoven
Marlene Dumas a Palazzo Grassi e Surrealismo e magia. La modernità incantata alla Peggy Guggenheim Collection raccontano due (e più) vicende artistiche in cui la ragione lascia spazio all’immaginazione.
Il finale aperto di Marlene Dumas tra carnalità e alienazione
Fino all’8 gennaio 2023 a Palazzo Grassi la mostra personale dedicata all’artista sudafricana

Le opere di Marlene Dumas sono immediatamente conturbanti. Specialmente i ritratti: volti in estasi, occhi sofferenti o impauriti, bocche che mostrano la disperazione e il desiderio. Ritratti di morti, istantanee di vivi, nudi statuari, gruppi, figure accoppiate.

La prima opera della mostra a Palazzo Grassi è Kissed, un inno ai baci dati e perduti, subito dopo il languore d’amore si dipana con Longing, mentre l’ebbrezza che disfa i contorni arriva con Dora Maar che ha visto Picasso piangere.

Considerata una delle artiste più influenti nel panorama artistico contemporaneo, da oltre 40 anni, Dumas trae ispirazione da lettere e letture, da immagini che provengono da giornali e riviste, fotogrammi cinematografici o polaroid da lei scattate: “immagini di seconda mano ed esperienze di primo ordine”.

Opere vitali ed espressive che spesso sono anche un commento all’atto stesso di dipingere.

Curata da Caroline Bourgeois in collaborazione con l’artista stessa, il percorso espositivo veneziano di Open-end” presenta oltre 100 opere – una selezione di dipinti e disegni che vanno dal 1984 a oggi e opere inedite realizzate più recentemente – provenienti dalla Collezione Pinault, da musei internazionali e collezioni private.

Dumas esplora senza timore le divisioni culturali, analizza razza e genere, sensualità e violenza, fondendo realtà personali e identità pubbliche – la cui matrice è il costante mutamento.

Il suo lavoro si basa infatti sull’esperienza di evoluzione all’interno di contesti culturali sempre mutevoli. L’artista sudafricana è nata proprio durante l’apartheid ed è immigrata nei Paesi Bassi dove tuttora vive.

Marlene Dumas con la sua auto-retrospettiva dal finale aperto ci spinge a ricalibrare la nostre prospettive e a non disunirci.

MARLENE DUMAS, TEETH, 2018
Huile sur toile
40 x 30 cm
Collection privée Madrid © Marlene Dumas. Courtesy the Artist and David Zwirner; Photo: Kerry McFate
La modernità incantata a Venezia
Fino al 26 settembre esposte le opere dei maestri del surrealismo alla Peggy Guggenheim

Surrealismo e magia. La modernità incantata è la prima mostra internazionale ad affrontare l’interesse dei surrealisti per la magia, lesoterismo, la mitologia e locculto, con una sessantina di opere provenienti da tutto il mondo per la mostra nella sede veneziana che si trasferirà poi a Potsdam. Una retrospettiva che si inserisce perfettamente nello scenario della Biennale “Il latte dei sogni” che parte proprio dall’opera omonima della surrealista Leonora Carrington.

Un innesto che, soprattutto, va a potenziare magicamente il nutrito patrimonio surrealista della Collezione Peggy Guggenheim che vanta opere iconiche che riflettono con grande enfasi il dialogo tra gli autori stessi e la tradizione dell’occulto.

Tutto ha inizio con la magnate d’arte Peggy Guggenheim amica intima di Max Ernst e André Breton. Proprio colui che aveva dato alle stampe nell’ottobre del 1924 il “Manifesto del Surrealismo” dando vita al movimento letterario e artistico che di lì a poco sarebbe diventato la principale avanguardia dell’epoca.

È così che a partire dagli anni ’30, dopo l’orrore della guerra, il Surrealismo influenzato dalla rivoluzione freudiana modifica la percezione del reale umano. Una tendenza che porta ad opere come quelle di artisti qui presenti:

Victor Brauner, Leonora Carrington, Salvador Dalí, Giorgio de Chirico, Paul Delvaux, Maya Deren, Óscar Domínguez, Max Ernst, Leonor Fini, René Magritte, Roberto Matta, Wolfgang Paalen, Kay Sage, Kurt Seligmann, Yves Tanguy, Dorothea Tanning, e Remedios Varo.

Le trame magiche e le suggestioni occulte si legano con gli intrecci personali dei personaggi coinvolti: Max Ernst che si lega con Leonora Carrington (che diventerà il volto de “La vestizione della sposa”) poi con Peggy Guggenheim e più avanti con la compagna della vita Dorothea Tanning.

Strettamente legata a sua volta alla sua talentosa amica Leonor Fini, l’artista argentina nota per i suoi potenti ritratti femminili, come “Principessa” e Remedios Varo i cui personaggi trascendono le idee tradizionali sul genere, tanto da avvicinarsi alla queerness.

Il percorso si chiude con la stanza “Divisibilità indefinita” che deve il suo nome a un dipinto di Yves Tanguy dove le forme solide si liquefanno come nelle opere di Dalì.

Leonor Fini, La pastorella delle sfingi, 1941 Olio su tela, 46,2 x 38,2 Collezioni Peggy Guggenheim, Venezia
Leonor Fini, La pastorella delle sfingi, 1941
Olio su tela, 46,2 x 38,2
Collezioni Peggy Guggenheim, Venezia

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