Renata e Cristina Cosi, Sociery S-C-0029, 2017, gres bianco, legno, teca in plexiglass, cm 30x30x30
Kromya Art Gallery presenta nella sede di Lugano, dopo il primo passaggio che si è tenuto nella sede di Verona, il progetto collettivo intitolato Ossimori che avvicina, in un dialogo e in un confronto peculiare, le opere di sei artisti attorno al tema dell’illusione, della metamorfosi, della trasfigurazione e della dissimulazione della realtà. In questo nuovo capitolo, che oltre alla confermata presenza di Cristina e Renata Cosi, Andrea Facco, Federico Ferrarini e Luca Marignoni, si arricchisce anche della pittura di Silva Ciaccio. A cura di Matteo Galbiati, la mostra sarà aperta al pubblico dal 10 giugno al 12 agosto 2022.
Questi artisti, attraverso la pittura e la scultura, infatti, sanno mettere in discussione la verità di quanto appare attraverso azioni che generano una continua ridefinizione del dato percettivo. Inganno e mimesi, rivelazione e rappresentazione sono i termini con cui ogni loro intervento riconfigura il dato acquisito dallo sguardo. Le verità raccontate in modo così verosimile dall’arte si rivelano friabili e ingannevoli e, agli occhi, non resta che riconfigurare attentamente il giudizio persuasivo appena dato per definitivo.
Federico Ferrarini, Stone Star 001, 2021, Pietra Grigio Alpi, cm 110×85, particolare
La pittura di sottrazione e di silenzio, di annullamento e di trasparenza in Silva Ciaccio è segno fluttuante che, pur cercando un’intonazione con l’assoluto, mantiene un diverso rapporto con la fisicità degli elementi. La pratica decostruttiva del suo colore è esito della spiccata sensibilità con cui lei cerca l’essenzialità dell’apparizione delle possibili manifestazioni del mondo. Nella ricerca di Cristina (1980) e Renata (1983) Cosi la ceramica prende la forma di pelli, stoffe, pagine: sono in generali supporti bianchi, vuoti e leggeri incapaci nel tempo di aver trattenuto le memorie e le storie vissute. Sono fossilizzati in una pesante leggerezza che fissa quei cambiamenti che potrebbero avvertire.
Andrea Facco, RdP n°850, 2015, teschio in acrilico e vari materiali della pittura, cm 30x40x22, con base cm 30x40x97. Ph. Hannes Ochsenreiter
Interroga, invece, la pittura Andrea Facco (1973) che, inseguendo la puntualità dell’iperrealismo, prova, in una sfida semantica, a rappresentare ciò che già è stato rappresentato. La sua realtà allora si allontana da quella iniziale per dedurre l’essenza di qualcosa di diverso in un continuo trasformarsi del visibile. Anche Federico Ferrarini (1976), tra pittura e scultura, apre una connessione spazio-temporale con il nostro mondo trasferendo dalla bidimensionalità delle tele, alla tridimensionalità delle installazioni scultoree, una trasfigurante vibrazione che indugia sull’evidenza di energie ataviche e cosmiche, le stesse che regolano l’universo in cui siamo immersi. Infine Luca Marignoni (1989), nell’essenzialità elaborata delle sue forme, dibatte sulla dualità degli opposti alterando lo stato fisico del materiale e facendolo vibrare di inconsuete evoluzioni formali; così cerca l’energia vitale che la materia stessa conserva, trattiene e lascia deflagrare restituendola allo sguardo che è capace di intercettarla nelle sue nuove possibilità e verità.