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Oltre l’immagine la figura, il pensiero, l’origine: Roberto Ciaccio illumina Lugano

Roberto Ciaccio – Annotazioni di luce, 1900-1992. Acquatinta ©2022 Archivio Roberto Ciaccio

Il MUSEC prosegue la sua indagine sulle origini della creatività con un progetto dedicato a Roberto Ciaccio. Il tema dell’origine attraversa l’intera traiettoria dell’artista italiano scomparso nel 2014, in un dialogo ideale con il pensiero filosofico di Heidegger. In Ciaccio, l’indagine sul mistero dell’origine si lega all’esplorazione delle possibilità dell’arte monocroma: una monocromia soltanto apparente, data dalla sovrapposizione di continui passaggi di colore, in cui la figura si cela e si rivela oltre l’immagine. La mostra sarà aperta al pubblico dal 9 giugno 2022 al 26 febbraio 2023.

L’esposizione curata da Silvia Ciaccio con la collaborazione di Nora Segreto, e allestita nello Spazio Cielo di Villa Malpensata (sede del MUSEC), traccia il percorso di Roberto Ciaccio alla ricerca dell’origine dell’opera d’arte e lo fa con una quarantina di opere, realizzate tra il 1990 e il 2013. Si tratta di imponenti lastre di ferro e di rame inchiostrate, lavorate con processi di acidificazione e ossidazione, e di grandi calcografie su carta. Dei «quasi luoghi», dove l’artista ha raccolto le tracce del tempo, dei suoi pensieri e delle sue esperienze.

Roberto Ciaccio – Memoria dell’acqua, 2013. Rame con ossidazioni e acidazioni. Archivio Ciaccio

Oltre che con la monocromia, l’incontro determinante per l’arte di Roberto Ciaccio è stato quello con il pensiero del filosofo tedesco Martin Heidegger. Il suo linguaggio, filosofico e al tempo stesso poetico, ha trovato armonica consonanza con le immagini di Ciaccio: da un lato i temi heideggeriani dell’apparizione/illuminazione e del nascondimento e, dall’altro, le immagini dotate di aura e attraversate dalla costante tensione tra luce e oscurità. Oltre l’immagine la figura, il pensiero, l’origine.

La ricerca di Roberto Ciaccio si apparenta a un percorso di meditazione. Le lastre di metallo, i fogli di carta, i materiali di lavoro offrono la loro memoria nel presente; il loro è un tempo sospeso nella dimensione dell’enigma e della fissità del divenire. Offrono la loro memoria nell’apertura del processo costante del pensiero e del sentire. La contemporaneità è il tempo che protegge e offre la sua memoria. Le opere di Ciaccio focalizzano esperienze spaziali, percettive e cromatiche rigorosamente essenzializzate, e per questo motivo, altamente concettuali.

Roberto Ciaccio nel suo studio. ©Archivio Roberto Ciaccio

Roberto Ciaccio nasce a Roma il 2 gennaio 1951. La sua vita artistica e personale sarà indissolubilmente legata a Milano, dove trascorre gran parte della sua vita. A Milano si laurea in Scienze Politiche presso l’Università Cattolica con una tesi a carattere estetico sulla genesi psicosociale dell’opera d’arte.

La passione per la musica e la filosofia accompagna la sua passione per l’arte, che inizia a sperimentare negli anni dell’università. A partire dagli anni ’80, il suo lavoro si orienta verso un’astrazione pittorica di carattere intensamente concettuale. La specificità e la singolarità delle opere di Roberto Ciaccio, artista intellettuale attento alla complessità della ricerca in termini interdisciplinari (filosofia, musica, poesia, architettura), lo collocano nell’ampio panorama artistico contemporaneo.

Tra le numerose persone che frequentano l’atelier milanese dell’artista a Porta Nuova e ne stimolano la ricerca intellettuale e artistica, si possono ricordare il filosofo Remo Bodei, il sociologo e studioso d’arte Pietro Bellasi, lo storico dell’arte Arturo Schwarz, il gallerista Giò Marconi; l’incisore e stampatore d’arte Giorgio Upiglio, il poeta Tomaso Kemeny, il compositore e pianista Pietro Ballista. Roberto Ciaccio si spegne a Milano il 26 novembre 2014.

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