L’appuntamento è per le 17.30 di martedì 28 giugno in Corso Garibaldi 89/A. In questa sede, Casa degli Artisti, centro di produzione artistica tra i più vitali del panorama milanese, ospiterà fino al 22 luglio la mostra “Antica Straniera”. Il progetto, coordinato da Lorenzo Vatalaro e curato da Caterina Frulloni, si pone come sintesi dell’intenso lavoro creativo esperito nei primi mesi del 2022 da Lara Ilaria Braconi (Milano, 1992) e Piermario Dorigatti (Trento,1954) durante la loro residenza presso Casa degli Artisti.
L’atelier, situato al secondo piano dell’edificio, dispone di grandi vetrate che lasciano entrare una luce diffusa, ideale per lo svolgimento del processo pittorico. In occasione dell’inaugurazione della mostra – che vedrà esposte 16 grandi tele, e altre più piccole, nonché vari disegni dei due artisti – sarà possibile assistere a un talk a cui parteciperanno, oltre agli artisti e ai protagonisti del progetto, le critiche e storiche dell’arte Raffaella Puleio e Jacqueline Ceresoli, l’educatrice Cora Fossati e Andrea Chersicla, animatore del centro artistico Argelab, che per l’occasione ha selezionato alcuni vini biologici.
La residenza è nata dalla volontà di Laura Bogani e Arrigo Giacomelli, eredi di Aristodemo e Ferruccio Bogani, i filantropi che nel 1909 avviarono i lavori per la costruzione in area Garibaldi di un palazzo adatto a ospitare il lavoro degli artisti. La Casa dei Pittori di allora è così divenuta oggi Casa degli Artisti. Con lo stesso spirito filantropico, Massimo Morlacchi, erede della storica ditta Crespi Belle Arti di Brera, ha deciso di sostenere il progetto fornendo agli artisti i colori, le tele e i materiali utili al loro lavoro.
La pittura, “Antica Straniera”
Quale dunque il significato dell’evento e quale il dialogo scaturito dal confronto fra i due artisti? L’ “Antica Straniera” citata nel titolo della mostra è la pittura stessa:
…la pittura è un’Antica Straniera! È antica come l’umanità, eppure non si conosce mai davvero […]”,
spiega Lara Ilaria Braconi. La pratica artistica della giovane pittrice – a differenza di quella del “navigato” Dorigatti, che fin dai primi giorni di residenza ha iniziato a impostare le composizioni dei suoi dipinti modificandole solo leggermente nel corso del tempo – è stata, paradossalmente, distruttiva.
Braconi non solo ha applicato la sovrapposizione di diversi strati di pittura dove la prima stesura veniva del tutto coperta e cancellata dalle successive –, ma ha anche schiodato le tele dal telaio, in alcuni casi girandole e dipingendole sul retro, che così diventa fronte. O, addirittura, ritagliandole e applicandole su nuove tele, fino a conferire alla pittura caratteri quasi scultorei. L’artista stessa afferma:
La pittura non può stare in una gabbia, in un registro definito o soltanto nella definizione e nelle etichette. È anche questione di volontà, volontà che ti costringe a scartare tutto ciò che non è strettamente necessario a quello che stai facendo, alla tua capacità di vedere”.
Controbatte Dorigatti:
Io scommetterei che il più alto storico dell’arte alla Pinacoteca di Brera, non riesce a definire la pittura: potrebbe parlare per ore, di tecniche, date, luoghi, ma la pittura gli sfuggirà sempre”.
Nella pittura dell’artista trentino dramma e gioco, luce e ombra, si tingono di un giallo squillante che conferisce loro toni di freschezza e originalità. “Sai, io li ammiro quelli che dipingono e si mettono lì e parlano della loro pittura. Come fai a dire con le parole quello che solo il pennello può raccontare?”, conclude Dorigatti.