Outsiders 3, un libro per scoprire le vite avventurose, eccentriche e disperate di cinquanta artisti «geniali e dimenticati»
Siete stufi dei soliti Picasso, Van Gogh e Caravaggio? Questo è il libro che fa per voi. Outsiders 3 di Alfredo Accatino (Giunti) racconta le storie di artisti dimenticati e geniali, poco conosciuti o caduti nel dimenticatoio, restituendo loro un posto in primo piano tra le pagine dei libri di storia dell’arte.
Dopo il successo dei primi due volumi (con artisti come Hilma af Klint, Hannah Höch e Vito Timmel), Accatino torna con una nuova raccolta di artisti del ‘900 tutti da (ri)scoprire; persone che hanno vissuto ai margini della società, isolate dalle istituzioni «quelli che la gente chiamava pazzi, froci, ebrei, ubriaconi, drogati, depressi, contestatori, puttane».
In questa nuova ricognizione troviamo cinquanta artisti (per quaranta storie) provenienti da cinque continenti, artisti «diversi» che non hanno trovato spazio nei soliti manuali di storia dell’arte e nelle mostre di successo. Ognuno di loro ha vissuto momenti storici e sociali complessi, sono stati spesso vittime di una società che oltre a non averli compresi ha cercato di espellerli, come si fa con un corpo estraneo. Ci sono pittori, scultori, performer, fotografi, un nutrito ed eterogeneo gruppo di dispersi dell’arte.
La carrellata si apre con la storia di Sanyu, «il Matisse venuto dalla Cina», ora riconosciuto dalla critica e dal mercato come un grande maestro (battuto all’asta nel 2019 da Christie’s per 39 milioni di dollari). Classe 1901, figlio di una famiglia di industriali della provincia di Sichuan, Sanyu (Yu Chang) si trasferisce in Europa negli anni ’20, vive a Parigi, studia all’Académie de la Grande Chaumière, espone al Salon des Tuileries. Sono gli anni in cui tutto quello che succede di importante nell’arte succede a Parigi, lui è al centro di questa rivoluzione culturale, ma ha una vita disordinata, come ogni artista bohémien. Henri-Pierre Roché, collezionista e scrittore (quello di Jules & Jim), riconosce il suo talento, lo incoraggia, inizia a comprare e commissionargli numerose opere. Ma Sanyu spende tutto, i soldi non bastano mai. Vuole lanciare uno sport di sua invenzione che diventa una sua fissazione. Finirà per dipingere mobili per imprenditori cinesi al lavoro in Francia. Negli anni ’60 spedisce a Taiwan una quarantina di tele per organizzare una mostra, un progetto che non va mai in porto, muore prima. Quelle tele però vengono esposte negli anni ’80 al Taipei Fine Arts Museum e i riflettori si riaccendono su di lui, riconosciuto oggi come l’artista cinese più importante del Novecento.
Numerose le donne, artiste emarginate per eccellenza dai meccanismi maschilisti della società. Marisol, per esempio, una donna ricca, bella e che da ragazzina credeva di essere santa, è irrequieta, viene cacciata dalle scuole bene che frequentava, studia arte, ma nessuna tecnica sembra soddisfarla realmente, si avvicina alla scultura grazie a un documentario sull’arte precolombiana. Negli anni Cinquanta espone con Jasper Johns e Rauschenberg, il suo gallerista a New York è Leo Castelli. La sua arte è originale, fresca, ironica, ha tutte le carte in regola per sfondare, per prendersi il suo posto nell’Olimpo degli artisti contemporanei che contano. Ma lei all’improvviso molla tutto, parte per l’Italia, produce pochissimo, ma in compenso beve tantissimo. Dopo qualche anno di pausa torna negli Stati Uniti, riprende l’attività artistica, ma l’aria è cambiata, la critica guarda altrove.
Poi, se non siete omosessuali (come si diceva negli anni ’60) probabilmente questo nome non vi dirà nulla, in caso contrario sicuramente sapete già tutto di Tom of Finland, illustratore oltraggioso che ha ridefinito l’immaginario gay con i suoi disegni di bonazzi muscolosi e superdotati inguainati in completi di pelle o divise da marinaio. Eccessivo, provocatore, agli inizi della sua carriera da illustratore erotico è costretto a lavorare in incognito, deve spedire i suoi lavori negli Stati Uniti, impossibile pubblicarli in Finlandia o anche solo in Europa. Un suo disegno oggi può valere 25.000 dollari, lo stato finlandese gli ha dedicato un francobollo e la sua fondazione è costantemente al lavoro per scoprire e supportare nuovi artisti queer.
Tra le storie di Outsiders 3 alcune sembrano sceneggiature cinematografiche fatte e finite, come quella di Richard Gerstl. Suicida a 25 anni, è stato un pittore austriaco di origini ebraiche, in lui convergono tutte le contraddizioni e le lacerazione dei primi anni del ‘900. Rifiuta l’Accademia, fugge del Simbolismo, non aderisce alla Secessione, non vuole esporre con Klimt. È ribelle fino al midollo. Entra però a far parte del circolo di Arnold Schönberg, e diventa l’amante della moglie del musicista; i due fuggono assieme, ma lei torna sui suoi passi. È una storia folle, appassionata e rovinosa, lui si ammazza. Dopo il suicidio la famiglia fa calare l’oblio su di lui, i suoi quadri vengono riscoperti nel 1931, ma l’avanzata del nazismo lo rigetta nell’oblio. Solo nel 1965, con una grande retrospettiva a Vienna, riceve l’onore di essere riconosciuto come un grande artista, un protagonista inafferrabile della fine di un’epoca.
Questi sono solo alcuni degli artisti dalle vite avventurose e sfortunate di questo terzo capitolo editoriale, c’è posto anche per Pegeen Vail Guggenheim (sì, la figlia di), Roberto Melli, Fausto delle Chiaie, Pippa Bacca, Alberto Spadolini, e molti altri.
Outsiders 3 è un libro pieno di scoperte, di personaggi eccentrici, ma non solo, lascia trasparire la grande vitalità che ha scosso queste esistenze, spesso sfortunate, al limite, ma sempre percorse dall’energia del fare artistico. A chiudere l’autore stile anche una lista di film, documentari e saggi dedicati ai suoi pupilli, per approfondirne la conoscenza, perché, di tutti loro, una volta finita la lettura vorrete saperne di più, questo è certo.