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Crimes Of The Future, David Cronenberg e il destino dell’evoluzione

Crimes of the future Crimes of the future (David Cronenberg)

Crimes of the futureDopo l’ottima accoglienza a Cannes, dove il film è stato presentato in Concorso, Crimes Of The Future di David Cronenberg arriva nella sale italiane. Appuntamento dal 24 agosto

Molti l’hanno accolto come un ritorno al body horror che ha reso celebre David Cronenberg nei primi anni della sua carriera (Shivers, Rabid, The Brood, La mosca), ma di quel periodo mancano le viscere, in Crimes of the Future tutto è asettico e gelido, un approccio che lo avvicina di più a Crash (Premio della giuria al Festival di Cannes 1996), i tagli sono chirurgici e sterili, precisissimi (sull’epidermide e nel montaggio). Con Crimes Of The Future David Cronenberg gira il suo Dolor Y Gloria, una summa lucidissima che riflette sul proprio cinema.

In un futuro indefinito l’uomo inizia ad adattarsi a un ambiente sempre più sintetico, il corpo inizia a subire nuove mutazioni, l’evoluzione sembra essere fuori controllo: nelle persone iniziano a crescere nuovi organi: oggetti estranei, misteriosi, dalle funzioni sconosciute. Caprice (Léa Seydoux) e Saul Tenser (Viggo Mortensen), sono una coppia di artisti, durante le loro performance lei asporta gli organi che il partner produce in abbondanza e sempre più frequentemente. Timlin (Kristen Stewart), un’impiegata del National Organ Registry, sembra essere ossessionata da Saul e dal modo in cui il suo corpo muta costantemente, nel frattempo un misterioso gruppo cerca di spingere l’evoluzione in una nuova direzione…

Dopo otto anni da Maps to the Stars (troppo sarcastico per essere apprezzato a pieno), il regista canadese torna con un film sghembo, eccentrico, sfuggente – come i suoi personaggi – senza eroi, con protagonisti ambigui e comprimari misteriosi,  riprende così il filo della sua poetica fatta di identità e alterità, biologiche e identitarie. Crimes Of The Future, pur non disdegnando un po’ di grand guignol, è un film teorico, aperto, un’astrazione che mette in scena svariate riflessioni, senza sforzarsi mai di portarle a verso una conclusione, verso una dimostrazione, non ne ha bisogno perché non è quello il suo scopo. Come sempre, il cinema di Cronenberg non vuole essere letale (arrivare cioè a una conclusione, manifestarsi come definitivo), vuole essere insidioso, virulento, germinale.

Crimes of the future Crimes of the futureDopo La promessa dell’assassino, A History of Violence e A Dangerous Method, David Cronenberg sceglie nuovamente Viggo Mortensen come protagonista. Ad affiancarlo nel cast anche Léa Seydoux (La vita di Adele, Grand Budapest Hotel) e Kristen Stewart (Personal Shopper, Spencer), un cast che il regista dirige alla perfezione. Sono loro a dare corpo e volto ai protagonisti sinistri di un film inclassificabile (fanta-thriller? Cyber-noir?, nessuna definizione sembra calzare adeguatamente, “film di Cronenberg” sembra l’unica possibile – e questo dice molto sul suo autore, sul suo status, sulla consapevolezza del suo lavoro).

La messa in scena teatrale mette in risalto il surrealismo celebrarle, tutto in questo futuro squallido e logoro ha un aspetto artigianale, fittizio, anche gli effetti speciali convergono nella materializzazione di un mondo  in cui abbondano le suggestioni visive di eXistenZ (da rivalutare), qui latita però l’azione, a favore di una dimensione meditativa. Crimes of the Future è un’indagine sul significato che abbiamo voluto nascondere all’interno del corpo umano, su come esso sia soggetto a cambiamenti e mutazioni una volta posto al centro di una nuova società, con valori nuovi, diversi, corrotti, criptici, ancora da decifrare, ancora da comprendere. Cerca quindi di tracciare non una mappa per orientarsi nel caos di un futuro arrivato prima del previsto – senza preavviso e senza invito – ma le coordinate per costruirne una. Cronenberg con il suo cinema realizza un’autopsia delle nostre utopie. Il destino dell’evoluzione della specie umana passa di qua.

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