Nuovo capitolo della – talvolta discussa – relazione tra Lorenzo Quinn e Venezia. L’artista americano torna in Laguna con una nuova creazione monumentale. Dopo Ca’ Sagredo e l’Arsenale, è il Palazzo Corner della Ca’ Granda a San Marco a ospitare un’opera di Quinn. Si chiama Baby 3.0 ed è esposta dal 15 luglio al 31 ottobre 2022 nel giardino del Palazzo.
Un’opera che è un simbolo di rinascita, tributo verso il mistero della vita che accomuna ogni essere umano e dà speranza per il futuro.
Ora più che mai – spiega Lorenzo Quinn – dopo la pandemia, di fronte al dramma delle guerre e della povertà diffusa e ai gravi problemi ambientali, c’è bisogno di ribadire il valore della vita, di lavorare al cambiamento e alla creazione di una nuova Umanità. Quest’opera è una dichiarazione di speranza per il futuro, anche per Venezia. Un bimbo ancora nel grembo materno ma già pronto alla vita».
Un neonato gigante, alto 7 metri e largo quasi 9, costruito in rete d’acciaio inossidabile e fusione in alluminio. Come spiega la curatrice Amira Gad «questa scultura è ad un tempo monumentale per dimensioni ma intima nel sentimento che genera. Ci invita ad entrare in un bozzolo…e ci mette di fronte all’immensità delle domande che ne sono al centro e che sono l’essenza di tutto ciò che facciamo, della cultura, della scienza, della filosofia, dell’innovazione: Perché siamo nati? Perché siamo qui? Qual è il nostro scopo nella vita? Con il titolo, l’artista suggerisce una umanità migliore ed evoluta, una versione 3.0 di noi stessi alla quale mirare».
Ma i richiami e le suggestioni sono molteplici: come non pensare a una connessione tra il bacino della donna che fa da culla al Baby 3.0 nell’opera dell’artista italiano (le ossa pelviche che sostengono il feto) e il bacino di San Marco della città lagunare, che ha nel Canal Grande il suo “cordone ombelicale”, segno del rapporto vitale tra Venezia e l’acqua, così com’è nell’acqua che nasce la vita?