Amoako Boafo: Soul of Black Folks è la prima mostra istituzionale in museo per l’artista ghanese. Si compone di circa 30 opere realizzate tra il 2016 e il 2022. Al Contemporary Arts Museum di Houston dal 27 maggio al 2 ottobre 2022.
Il pittore ghanese Amoako Boafo è una delle rivelazioni più importanti degli ultimi anni del mondo artistico. Soprattutto sul mercato, dove i suoi prezzi sono in continua ascesa. Ora, dopo aver letteralmente portato la sua arte nello spazio grazie a Jeff Bezos, è giunto il momento della sua prima mostra museale. Amoako Boafo: Soul of Black Folks è attualmente in mostra al Contemporary Arts Museum di Houston.
Curata da Larry Ossei-Mensah, la mostra prende il nome dal celebre libro di W.E.B. Du Bois (1868-1963). Il filosofo statunitense e pioniere dei diritti civili è sepolto ad Accra, vicino a dove è cresciuto Boafo. Du Bois è diventata celebre per il concetto di “doppia coscienza”, che propone una visione secondo la quale i neri debbano costantemente guardare se stessi attraverso gli occhi degli altri. Il testo di Du Bois serve dunque come un invito a riflettere profondamente sulla pratica artistica di Boafo.
Una pratica che si concentra proprio sui ritratti e sullo sguardo. Al centro delle sue opere soggetti provenienti da tutti i ceti sociali, colti con toni profondamente personali e intimamente legati alla sua esperienza. I dipinti diventano mezzo di autoconservazione, una celebrazione della sua identità e di quella della sua comunità. Più che semplici ritratti, sono immagini costruite per affermare la dignità e l’importanza dei neri.
Una visione che in Boafo si è modificata nel corso del tempo e a seconda del contesto in cui ha vissuto. Prima il Ghana – dove ha imparato a dipingere al Ghanatta College of Art and Design – e poi a Vienna, dove ha perfezionato la sua tecnica all’Accademia di Belle Arti. In una conversazione con Larry Ossei-Mensah ha raccontato:
“In Ghana facevo parte della maggioranza nera, non dovevo spiegare nulla; ma quando sono arrivato a Vienna, le nozioni sui neri erano diverse, quindi ho sentito l’urgenza di fare qualcosa per cambiare quella narrativa. Inizialmente nelle mie opere protestavo per le ragioni per cui ci vedevano nel modo in cui ci vedevano. Poi ho iniziato a pensare: “Forse dovrei solo mostrare loro come voglio essere visto“.