Bernardo Bellotto è considerato il fondatore del “Vedutismo” -la diversa maniera di rappresentare la realtà secondo i canoni laici dell’Illuminismo settecentesco- assieme allo zio Antonio Canal detto “il Canaletto”, nella cui bottega impara l’arte grafica. Ma quando è nato?
Le fonti non concordano. C’è chi indica il 1721 e chi il 1722. Questa incertezza si è fatta sentire anche al Ministero dello Sviluppo Economico, al quale lo Stato conferisce l’incarico di emettere francobolli, delegando la loro distribuzione e commercializzazione alla concessionaria Poste Italiane. L’immagine del francobollo con valore B 8 (attualmente 1,20 euro) diffusa alle 8,34 di questa mattina dal Servizio stampa di Poste Italiane portava in alto ben evidenti le date: 1721 (nascita) e 1780 (morte). Poiché la nota parlava di terzo centenario c’è stato subito chi ha cercato di avere lumi: perché celebrare il terzo centenario quest’anno, se cadeva l’anno passato?
Nessun giallo, più semplicemente banale scambio di immagine, subito corretta. Dall’archivio, il servizio stampa aveva estratto uno dei primi progetti, quello con le date di nascita e di morte di Bellotto che per evitare qualsiasi discussione la Commissione per lo studio delle carte-valori postali, operante all’interno del Mise, aveva nel frattempo deciso di rimpiazzare con la più generica dicitura “III centenario”, non sposando così né la data del 1721 e neppure quella del 1722. Il 7 settembre l’omaggio postale all’artista è stato tenuto a battesimo a Venezia.
Al di là di questo curioso “incidente” di comunicazione godiamoci il francobollo che propone la tela “Rio dei mendicanti e la scuola grande di San Marco”, custodito nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia (dove per altro indicano la data di nascita “1722”). Un’opera significativa dell’artista veneziano che, come ricorda Franco Posocco Guardian Grando della Scuola Grande Arciconfraternita di San Rocco di Venezia per le sue opere utilizzò «la ‘camera oscura’, una scatola ottica antesignana della macchina fotografica, che consente di registrare sulla parete opposta a quella recante il foro d’ingresso della luce, una immagine reale, geometrica dell’ambiente antistante. Uno strumento scientifico nuovo, che rivoluziona la visione, in modo da osservare lo spazio circostante che realmente esiste, non secondo l’immaginazione fantastica. Ciò è reso possibile non solo dalla invenzione tecnica, ma anche dalla grande abilità grafica del pittore, nonché dalla assoluta fedeltà nel rilevare il vero oggettivo. Si tratta di una novità per la pittura, la grafica, il disegno, il colore, ma anche di un diverso approccio alla realtà, poiché la veduta è anche documento istantaneo del vero.
Dai piccoli quadri dello zio Antonio, il nipote Bernardo allarga la scena, realizzando con straordinaria maestria dei vasti panorami di città e paesaggi raccontati nella loro realtà quotidiana. Mentre Canaletto rimase quasi sempre a Venezia, eccettuata una sortita a Londra alla corte di re Giorgio II d’Inghilterra, il nipote divenuto famoso, da Venezia migrò, prima a Verona, Roma, Firenze, Torino dipingendo rovine antiche ed incidendo ad acquaforte vedute di genere per pontefici e regnanti, per poi ampliare la scena ad episodi dell’attualità: battaglie, inondazioni, incoronazioni ed altri eventi memorabili. Le “antichità” romane divenute presto una moda, erano richieste dai monarchi e dagli aristocratici per nobilitare le loro imprese e rappresentare il fasto ed il rango delle loro dinastie. Le vedute poi furono richieste dai geografi, i naturalisti, nonché dai generali, quale supporto strategico essenziale per progettare le manovre militari. Il nipote superò presto il maestro, diventando una star del mercato artistico europeo».
La fama si Bernardo Bellotto non si è riverberata come forse meritava tra i dentelli, fra i quali spicca quello da 2 franchi di Monaco, uscito nel 1972 nell’ambito della Campagna “Salviamo Venezia” ed illustrato con la Piazzetta di San Marco.