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Oscar Ghiglia. Gli anni di Novecento. Ultimi giorni per visitare la mostra a Firenze

Oscar Ghiglia. Tavola imbandita, 1908. Olio su tela, collezione privata

C’è tempo fino al 13 settembre per visitare la mostra “Oscar Ghiglia. Gli anni di Novecento” a Palazzo Medici Riccardi a Firenze, a cura di Leonardo Ghiglia, Lucia Mannini e Stefano Zampieri e organizzata da MUS.E in collaborazione con l’Istituto Matteucci di Viareggio

Questo progetto rappresenta un’occasione unica e preziosa di poter osservare da vicino le opere del pittore livornese Oscar Ghiglia (1876-1945), un autore profondamente legato alla propria terra d’origine, ma con esiti e ricadute decisamente internazionali e tematiche eminentemente universali. Merito di questo sentimento eterno convogliato dalle sue pitture, è in parte sicuramente della volontaria lontananza dell’artista da correnti e mode, da fascinazioni passeggere e un carattere per natura schivo rispetto all’intenzione di promuovere il proprio lavoro e di legarsi al regime politico del momento storico in cui vive. Egli si forma accanto ai colleghi e amici Llewelyn Lloyd e Amedeo Modigliani, decidendo poi di fare di Firenze il suo polo di sviluppo creativo a partire dal 1900; qui entrerà in contatto con maestri come Giovanni Fattori.

L’importanza della mostra a Palazzo Medici Riccardi sta nel ricollocare l’ottica critica nei confronti dell’opera e della ricerca di Oscar Ghiglia, ponendo l’accento sugli anni in cui si afferma il gruppo Novecento, guidato da Margherita Sarfatti e che promuove un clima di “ritorno all’ordine”, che l’artista protagonista di questo percorso espositivo interpreta in una maniera personale, originale e altamente degna di nota.

Oscar Ghiglia. La modella, 1928-1929. Olio su tela. Collezione privata

L’allestimento prende avvio con opere della prima decade del XX secolo, per spostarsi verso gli anni Venti dello stesso, sottolineando il modo in cui Ghiglia accoglie la necessità storica del periodo a seguito della tragedia del conflitto mondiale, in cui si avverte un bisogno di purezza e semplicità, una sorta di rinnovata certezza che si va cercando rivolgendosi indietro alla classicità. Per l’artista livornese, è la forma la risposta, che giunge a trasformare e considerare la figura umana pure elemento compositivo, fatto di linee e colori; la natura morta, viene perciò intensa in un senso ampio del termine e del genere, diviene il proprio soggetto prediletto, declinato mediante molteplici lenti e punti di osservazione. 

Oltre cinquanta opere d’arte qui esposte, provenienti da prestigiose collezioni private, tra le quali si annovera l’Istituto Matteucci, e da importanti musei pubblici, fra cui la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze, conducono il fruitore in un cammino immersivo di analisi della poetica di un pittore senza tempo, che tutt’oggi è in grado di comunicare a livello cross-generazionale. A colpire nei passaggi fra le diverse stanze dedicate all’esposizione, un senso di pura bellezza da cui si viene avvolti, grazie alla rotondità e alla femminilità, potremmo dire, di qualsiasi forma, sia essa antropomorfa o meno, raffigurata, che conferiscono un’estrema delicatezza e dolcezza nella presentazione degli elementi. Queste caratteristiche formali si trasmettono sul piano più effimero e concettuale, evocando un’intenzione di proseguire nella scoperta, senza mai stancare nonostante un genere che ha una storia ormai pluri-secolare.

Oscar Ghiglia. Paulo al cutter, 1919. Olio su tela, Istituto Matteucci Viareggio

Oscar Ghiglia è capace di tessere una narrazione atemporale e che si muove di dipinto in dipinto, ha quindi delle qualità magiche in quanto realizza manifestazioni di essenzialità e nitidezza, tanto quanto avvolgenti apparizioni non del tutto risolte, inquadrature di quotidianità intrise di mistero e di una dimensione altra. Pur proponendo espedienti e soluzioni a cui il pubblico è iniziato, tutto si carica di nuovi sentori, anche molti esotici e orientali, di un’aura inconsueta attraverso un differente punto di vista. 

Le arance sono un filo conduttore forte nella mostra: ritornano continuamente a partire dall’opera emblema e capolavoro di sensibilità minimale Alzata con arance (1915-1916), accompagnando il fruitore e accostandosi via via a svariati oggetti, colori e pattern, ricordando l’arte d’Oltralpe, con Cézanne fra i maggiori riferimenti. Ad essere reiterati nell’esposizione, senza mai divenire ridondanti, altre entità: i capelli; i tessuti; il colore bianco; gli specchi; i vasi; le calle, di cui l’artista cattura l’anima, la parte più recondita e difatti sempiterna. 

Oscar Ghiglia Autoritratto 1920. Olio su tela, Gallerie degli Uffizi

La concezione dell’allestimento sembra volersi un attimo tirare indietro e lasciare il palcoscenico ad un’arte che parla effettivamente da sola, senza bisogno di troppi orpelli, scenografie ed artifici; la forza della mostra “Oscar Ghiglia. Gli anni di Novecento” risiede probabilmente proprio in questo accorgimento ben ponderato.

L’esposizione è corredata da un’importante pubblicazione, il catalogo edito da Silvana Editoriale, che ne raccoglie l’opera completa.

Oscar Ghiglia Vecchio poncho 1924 Olio su cartone Collezione privata
Oscar Ghiglia Natura morta con melanzane 1930-1932 Olio su cartone Courtesy Galleria d’Arte Goldoni Livorno
Oscar Ghiglia La sedia rossa bassa 1913 Olio su cartone Collezione privata
Oscar Ghiglia Donna allo specchio 1923 Olio su cartone Courtesy Società di Belle Arti

“Oscar Ghiglia. Gli anni di Novecento

7 aprile – 13 settembre 2022

Palazzo Medici Riccardi
Via Camillo Cavour, 3 Firenze

Orari
tutti i giorni h.9.00-19.00, mercoledì chiuso
Ultimo ingresso alle h. 18.00
www.palazzomediciriccardi.it

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