Tomb of The Diver (green), 2022, oil, pastel, charcoal, plaster on canvas, 148×188
Tube Culture Hall presenta The Tragedy of Acis and Galatea, la prima mostra personale in Italia dell’artista giamaicano d’origine ma italiano d’adozione, Danny Avidan, classe 1989. La mostra, aperta al pubblico dal 14 settembre al 29 ottobre 2022, è stata organizzata in collaborazione con la galleria romana Andrea Festa Fine Art.
Un dualismo processuale, viscerale e intellettuale, uno sviluppo che tuttavia inizia dalle macerie organiche per poi farvi ritorno. Le opere di Danny Avidan sono strati sedimentati e lacerati in cui ogni elemento può essere isolato dagli altri, per poterne studiare la trasformazione e la nascita, fino ad arrivare alla distruzione. Come già rivelato dal titolo “The Tragedy of Acis and Galatea”, matrice dell’intera mostra, Galatea, figura della mitologia greca, una delle cinquanta ninfe del mare, le cosiddette Nereidi, aveva una relazione amorosa con il giovane e bellissimo Aci, figlio di Fauno e della ninfa Simetide, all’insaputa del ciclope Polifemo.
Quando quest’ultimo lo scoprì, andò su tutte le furie e schiacciò Aci sotto un masso. Galatea, nel suo dolore, mescolò le sue lacrime al sangue del cereo e morente Aci e lo trasformò in un fiume. L’artista è riuscito a incanalare tale flusso vitale al fine di attuare una metamorfosi materica, che trova espressione in un tratto pittorico denso e graffiato.
Osservando il risultato non troppo da vicino si ha la sensazione di osservare un feto, in costante quiete seppure perennemente in movimento, dormiente ma comunque in totale fase evolutiva. C’è qualcosa, infatti, che tiene ogni cosa unita. Ed è così che le tele di Avidan diventano espressione di pittura organica.
È da un tale approccio induttivo che queste tele si dipanano in percorso che va dalla più piccola cellula dell’essere fino a costruzioni mitologiche rarefatte che non sono altro se non un ritorno al punto di partenza.