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Fra moda e ritrattistica. La grande mostra di Richard Avedon a Palazzo Reale di Milano

Richard Avedon, Nastassja Kinski, Los Angeles, California, June 14, 1981 © The Richard Avedon Foundation Richard Avedon, Nastassja Kinski, Los Angeles, California, June 14, 1981 © The Richard Avedon Foundation
Richard Avedon, Self-portrait, Provo, Utah, August 20, 1980 © The Richard Avedon Foundation
Richard Avedon, Self-portrait, Provo, Utah, August 20, 1980 © The Richard Avedon Foundation
In concomitanza con al settimana della moda di Milano, a Palazzo Reale inaugura la mostra dedicata a Richard Avedon (1923-2004). Fotografo di moda e di ritrattistica del secondo dopoguerra. Dal 22 Settembre 2022 al 29 gennaio 2023.

L’esibizione Richard Avedon: relationship si compone di 106 scatti provenienti dalla collezione del Center for Creative Photography (CCP) di Tucson (USA) e dalla Richard Avedon Foundation (USA), ed è curata dalla storica della fotografia Rebecca Senf. La rassegna onora l’opera di Richard Avedon, fotografo che ha influenzato e continua tuttora a ispirare fotografi, creativi e appassionati.

Il percorso, organizzato in dieci sezioni (The Artist, The Premise of the show, Early Fashion, Actors and Directors, Visual Artists, Performing Artists / Musicians and writers / Poets, Avedon’s People, Politics, Late Fashion, Versace) intende dispiegare gli oltre sessant’anni di carriera dell’artista, ponendo l’accento sull’innovazione di stile che il fotografo ha consolidato all’interno del campo della moda e non solo.

Un nuovo stile

Precedentemente all’esordio di Avedon, fino a poco prima degli anni Sessanta, lo stabile stile fotografico di moda era quello dettato da interpreti quali Cecil Beaton, Horst P. Horst, Norman Parkinson. Questi incarnavano i dettami dell’art déco, mettendo in evidenza pose formali, statuarie. Approccio sostanzialmente ribaltato dal giovane Avedon, il quale “danzava” con le modelle; ottenendo in risposta reazioni estetiche e formali di tutt’altra natura.

Il riferimento di Avedon, infatti, era rappresentato dal fotografo ungherese Martin Mucàksi. Noto per le sue fotografie – dapprima in ambito sportivo e poi di moda – scattate a donne atletiche sotto il segno del dinamismo, dell’energia e della vitalità. Le pose smettono di essere soltanto pose e diventano comportamenti. Le modelle sono chiamate ad ampliare le loro competenze, divengono quasi attrici, performer che interpretano scene ideate per realizzare fotografie di stampo narrativo-cinematografico.

Tra le modelle scelte da Avedon ci sono China Machado, Suzy Parker, Twiggy, Veruschka, Dovima e Nastassja Kinski. E proprio la famosa fotografia del 1981 di Kinski distesa con un serpente è stata scelta come immagine simbolo della mostra. Uno scatto che al tempo, stampato come poster, vendette 2 milioni di copie. Ricordando il giorno dello shooting, Avedon lo ricorda come “l’inferno del fashion”. Nessun riferimento alla simbologia cristiana, ma solo alla gran fatica impiegata stando sdraiato per due ore sul cemento in attesa che si presentasse l’istante perfetto. Lui a terra, Kinski immobile e l’incantatore di serpenti intento a indirizzare il rettile. E infine il caso che crea la perfezione: il serpente sfiora con la lingua l’orecchio della splendida Nastassja. Scatto.

Nondimeno iconica l’immagine di Dovima in posa da danzatrice attorniata dagli elefanti, pubblicata su Harper’s Bazaar nel 1955. La modella indossava un abito disegnato da Yves Saint Laurent, allora assistente di Christian Dior, e fu ritratta assieme ai quattro elefanti Jumbo, Mery, Tarzan e Sabu al Cirque D’Hiver di Parigi. Lo scatto, esposto al Metropolitan Museum of Art di New York nel 1978, sottolinea la tendenza di portare la moda al di fuori dei luoghi consueti, creando un immaginario evocativo indimenticabile. Il fashion diventa contenitore ed espressione di desideri, bisogni, fragilità e insicurezze umane.

Richard Avedon, Nastassja Kinski, Los Angeles, California, June 14, 1981 © The Richard Avedon Foundation
Richard Avedon, Nastassja Kinski, Los Angeles, California, June 14, 1981 © The Richard Avedon Foundation
Periodo giovane, periodo maturo

Per la mostra di Palazzo Reale le opere fotografiche vengono suddivise tra periodo giovanile e periodo maturo.

Nel primo periodo, complice l’esperienza altamente formativa con Alexey Brodovitch da Harper’s  Bazaar, ma anche la collaborazione con Vogue al seguito di Diane Vreeland, emerge un approccio cinematografico e narrativo. Con le fotografie scattate sul posto. Mentre nel secondo periodo si concentrano gli scatti che prediligono il set in studio. Con sfondo uniforme, lontano dagli artifici del mondo e dalle distrazioni del racconto. Ma allo stesso tempo il contesto formale assente a stimolare l’immaginazione.

All’interno dell’approfondimento fotografico legato alla moda emerge il sodalizio Richard Avedon-Gianni Versace. Instauratosi nel 1980, anno d’esordio del raffinato, anticonformista e colto stilista italiano. Architetture di corpi, celebri top model e abiti di avanguardia brillantemente assemblati imprimono a fuoco il ricordo delle prime campagne dello stilista.

Il ritratto

Un talento, quello di Avedon per il ritratto, che affonda addirittura nel periodo trascorso come fotografo della marina mercantile durante la seconda guerra mondiale. Il suo compito, in particolare, era di ritrarre le reclute su uno sfondo bianco, neutro. Lo stesso che, memore di quell’esperienza, utilizzò poi per immortalare le celebrità. Una soluzione che esaltava ancora di più la capacità di Avedon di mettere in evidenza ciò che ha di più evocativo un essere umano. Non solo scatti di volti noti, ma anche i ritratti degli esponenti dei movimenti americani per i diritti civili e i dei membri del Congresso americano.

Richard Avedon, Dovima with elephants, evening dress by Dior, Cirque d'Hiver, Paris, August 1955 © The Richard Avedon Foundation
Richard Avedon, Dovima with elephants, evening dress by Dior, Cirque d’Hiver, Paris, August 1955 © The Richard Avedon Foundation

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