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Firenze, una volta ancora, capitale dell’arte

La grotta di Palazzo Corsini a Firenze La grotta di Palazzo Corsini a Firenze
La grotta di Palazzo Corsini a Firenze
La grotta di Palazzo Corsini a Firenze

Sono stufo di leggere notizie catastrofiche. Veramente stufo. E stanco. 

Vi ricordate forse un anno in cui avete acceso il telegiornale e avete sentito parlare di cose belle, positive? Vi sarà capitato al massimo nella terza pagina, sulle ultime, qualche volta. 

Viviamo tempi bui in cui il passato ci appare più bello di quello che abbiamo davanti. Con la consapevolezza che ci siamo lasciati indietro tanto, e non sappiamo se saremo in grado di fare altrettanto. 

E già che il clima è questo, politicamente, economicamente, mi sembra interessante provare a raccontare di un’esperienza diversa. Di un momento di speranza. Per noi.

Uno scatto dalla terrazza della Biennale dell’Antiquariato, il BIAF

A Firenze settimana scorsa è andata in scena la “Florence art week”. Al di là della trivialità del nome, è una settimana dell’arte che coinvolge arte antica, antichissima, moderna, contemporanea, e forse qualcosa anche un po’ più in là. 

Tutto questo è accaduto perché c’è un Sindaco bravo, Dario Nardella, che è riuscito a mettere assieme tante diverse fazioni. Firenze è da sempre la stessa, da mille anni, va a squadre. C’è chi sta con quello e odia l’altro e viceversa.
Eppure, la scorsa settimana, si son messi tutti assieme per fare una grande e colossale inaugurazione collettiva. Facendosi certo gli sgambetti a vicenda, aprendo mostre in contemporanea per rubarsi i giornalisti e altre delizie di buon vicinato, ma l’hanno fatto. 

I turisti in città sono come sempre abbondanti, certamente troppi. La scorsa settimana, però, ne abbiamo visti anche di eccellenti. Non sono qui a fare il controllo qualità di chi può venire a fare il turista o meno, certo è che un turista curioso, attento a non disperdere energie solo per panini e produrre rifiuti, è merce rara di questi tempi, soprattutto nelle città d’arte. Ed ecco che allora fa stropicciare gli occhi poter vedere passeggiare per le strade della città i direttori dei maggiori musei americani, dal Metropolitan di NY a al MoCa di Los Angeles, passando per i capi mondo di Christie’s e Sotheby’s, a decine di importantissimi collezionisti stranieri. Un po’ quello che succede a Maastricht, senza avere le disponibilità del Tefaf.

È accaduto perché un ragazzo che conosco da almeno quindici anni, e che stimo sinceramente anche se qui su questa rubrica di santi non ne troverete mai, Fabrizio Moretti (che oggi ragazzo non è più ma è uno dei più importanti mercanti e collezionisti al mondo), è riuscito a richiamare tutta l’attenzione internazionale del settore su Firenze.

Fabrizio Moretti – Mercante d’arte e Segretario Generale BIAF

Certamente con un’offerta culturale impareggiabile, a partire dalla Biennale dell’Antiquariato (una delle più belle, al netto delle ovvie critiche che si possono fare a qualsiasi evento di cartello) alle mostre di Olafur Eliasson di Palazzo Strozzi chez Arturo Galansino, e Tony Cragg al Museo del ‘900 per merito di un vitale e intelligente Sergio Risaliti. E ancora, qualche galleria come Poggiali che ha fatto sforzi non banali per portare una mostra museale e una bellissima installazione in Santa Maria Novella di Erwin Wurm. 

In questo scatto papà Alessandro Poggiali controlla gli ultimi preparativi della salsiccia car di Erwin Wurm, che ha servito panini a tutti, con il ricavato devoluto in beneficenza 

 

Si parla spesso a sproposito di Rinascimento, di nuovo Rinascimento, di digitale, di futuro, di passato. Poco si parla di cultura. Quella cosa che, come diceva Piero Angela, è ciò che ti rimane dopo che hai dimenticato tutto quello che hai studiato. 

Provo a fare allora i miei modestissimi complimenti a una città intera, culla del Rinascimento, che si sta tenendo al passo coi tempi in un momento storico difficilissimo, in cui facciamo fatica a pagare le bollette e con una guerra alle porte di casa. 

Cerchiamo di essere fieri di Firenze, dei suoi abitanti, e della nostra cultura. 

Sostanzialmente, è la cosa più preziosa che abbiamo.  

Francesca Lapiccirella e il l’autoritratto di Giorgione dipinto da Antonio Canova, forse l’opera più iconica della Biennale

 

Gian Enzo Sperone, uno dei più importanti galleristi al mondo, accanto ad un raro bassorilievo di Casorati 

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