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Mirages. La prima mostra europea di Jenna Gribbon è alla Collezione Maramotti

Per la prima volta arriva in Europa l’arista statunitense Jenna Gribbon. A esporre le sue opere è la Collezione Maramotti di Reggio Emilia. La mostra Mirages, pensata per la Pattern Room del museo, raccoglie un nuovo corpus di dieci opere pittoriche. Dal 27 ottobre 2022 al 19 febbraio 2023.

Jenna Gribbon si è specializzata nel ritrarre le persone a lei vicine: gli amici, il figlio, la compagna, i colleghi artisti. Il suo intento non è solo riprodurli, ma approfondire la loro conoscenza. Attraverso la trasfigurazione pittorica l’artista cattura le complessità e le dinamiche che caratterizzano la sua relazione con loro. Dal momento che ne condivide la prospettiva, anche l’osservatore si trova nelle condizioni di esplorare le peculiarità del soggetto rappresentato e, di riflesso, della pittrice che lo ha rappresentato. L’intimità delle scene creano un effetto straniante, come se ci si stesse immergendo in una questione che non ci appartiene.

Soggetto privilegiato, e più rappresentato, dei quadri in mostra è la compagna dell’artista, la musicista Mackenzie Scott (TORRES). La donna è rappresentata da Gribbon con colori vividi e pennellate fluide, sensuali, che sembrano quasi sciogliere l’uno nell’altro i diversi elementi dell’ambiente e del suo corpo – un corpo riflesso, plasmato, ispezionato, a volte ipertrofico –, su cui l’artista ha sperimentato ogni tipo di composizione.

Così accade che opere di grandi dimensioni, dall’incontenibile energia visiva, si esprimano nitidamente se viste da lontano; mentre mano a mano che ci si avvicina perdono i loro contorni fino a sfumare nell’astratto. Al contrario le opere più piccole richiedono più prossimità, necessitano di uno sguardo ravvicinato per rendere intellegibile la loro struttura.

Per ampliare le soluzioni formali e i risvolti narrativi, Gribbon fa ricorso ad alcuni elementi funzionali. C’è lo specchio, che amplifica il rimbalzo degli sguardi, evoca il tema del doppio. Accolgono inoltre i fasci bianchi e diretti delle lampade, il loro bagliore crepitante che proietta infiniti riflessi nell’ambiente circostanza e diffonde luminosità. Ci sono poi i riferimenti iconografici e mitologici, ma anche riferimenti alla vita quotidiana e alla cultura contemporanea, che si associano alle figure ritratte con l’obiettivo di definirne meglio la personalità.

Gribbon trae ispirazione da memorie personali, dalla storia dell’arte e dall’esperienza quotidiana, combina fluidamente stili differenti all’interno della stessa tela. A volte si affida alle foto che ha scattato con il suo smartphone; poi nel suo studio le rielabora, le interpreta sovrapponendo realtà, finzione e immaginazione.

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