Oltre 1 milione di euro per la house sale di Villa di Maser tenutasi il 5 ottobre da Cambi Casa d’Aste dedicata agli arredi, agli oggetti d’arte e agli abiti appartenuti a Marina Volpi di Misurata
La Villa Barbaro di Maser (Treviso), capolavoro dell’architettura che Andrea Palladio realizzò tra il 1554 e il 1560, è Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1996. Quello del famoso architetto, che si ispirò alle forme degli antichi templi romani per disegnarne la facciata, non è l’unico nome di spicco che ha lavorato alla villa: Paolo Caliari detto il Veronese si occupò degli affreschi e Alessandro Vittoria delle decorazioni in stucco. La scelta di organizzare questa vendita affidata a Cambi Casa d’Aste è stata presa dal proprietario Vittorio Dalle Ore per ricavare fondi per il restauro e la valorizzazione dello splendido edificio.
L’asta dal titolo “Villa di Maser. Storia di una casa e di una famiglia” ha disperso gli arredi, gli oggetti d’arte e gli abiti appartenuti a Marina Volpi di Misurata che ricevette la villa come dono di nozze dal padre negli Anni Trenta. Il catalogo di 311 lotti ne ha visti aggiudicati l’85% con un venduto del valore pari al 220%, totalizzando un fatturato di €1.030.000 che supera di gran lunga la stima iniziale di €473.000. I bidder in sala, al telefono e online hanno partecipato animatamente all’asta nelle due tornate della mattina e del pomeriggio, alla ricerca di pezzi unici capaci di restituire il fascino della villa e dei personaggi che l’hanno abitata.
I top price
Tra i top lot la rara lampada da terra modello Sasso a due diffusori realizzata da Luigi Caccia Dominioni per Azucena venduta a €35.000 (stima iniziale: €20.000 – €25.000), lo Spaventapasseri di Felice Casorati venduto a €40.000 (stima iniziale: €20.000 – €25.000) e la Tragedia Greca di Arturo Martini venduto a €122.500 (stima iniziale: €25.000 – €30.000).
Top lot assoluto dell’asta la coppia di importanti candelieri in vetro soffiato di Murano con montatura in bronzo dorato, venduta a €219.000 (stima iniziale: €10.000 – €12.000).
Nonostante il vincolo comunicato dalla Soprintendenza a poche ore dalla vendita, la scatola lastronata in lapislazzuli di Alfredo Ravasco è comunque riuscita a stabilire un nuovo record per l’artista, raggiungendo la cifra di €57.500.
La storia di Villa Barbaro di Maser
La straordinarietà dell’edificio è data anche dalla committenza dell’umanista Daniele Barbaro e suo fratello Marcantonio, ambasciatore della Repubblica di Venezia, che vollero la loro villa azienda agricola non solo per adibirla a centro produttivo e residenza di campagna, ma anche come luogo di incontro per gli amici letterati, artisti, studiosi di filosofia e matematica.
Il progetto di Palladio è infatti fortemente influenzato dalla personalità dei committenti, soprattutto da Marcantonio Barbaro a cui si deve il progetto del Ninfeo retrostante la villa ornato dalle statue in stucco di Alessandro Vittoria. Dopo varie discendenze dei Barbaro la villa passò nel 1850 alla famiglia Giacomelli che la vendette nel 1934 a Giuseppe Volpi di Misurata che ne fece dono alla figlia Marina che vi si stabilì e ne intraprese l’opera di restauro.
Marina Volpi trovò la villa negli interni molto diversa da quella che vediamo oggi, alterata e appesantita da una decorazione ottocentesca che rivestiva tutte le sale celando in parte gli affreschi di Paolo Veronese e affidò l’incarico di un radicale restauro e ammodernamento all’amico architetto Tomaso Buzzi. Con l’apporto del celebre restauratore Ottorino Nonfarmale la crociera affrescata da Veronese ritrovò i colori originali del Cinquecento e i proprietari permisero sempre ai visitatori di accedervi. Nelle due ali che danno sul Ninfeo trovarono posto gli appartamenti di Marina e del marito Enrico Luling Buschetti. Al piano terra delle due barchesse Buzzi arredò le stanze di rappresentanza, quelle private e la foresteria dove gli ospiti potevano alloggiare.
Progettò arredi e tessuti di grande fantasia ispirati ai temi delle volute degli affreschi e, sottostando ai desideri di Marina Volpi, inventò nuove forme di oggetti pensati per ogni ambiente. Per il giardino l’architetto eliminò buona parte degli interventi ottocenteschi ripristinando l’antico ordinamento cinquecentesco e disegnando ad hoc arredi da esterno, voliere e persino vasi in terracotta con le iniziali della proprietaria.
La villa conobbe illustri ospiti e sotto gli affreschi del Veronese furono allestite cene memorabili con grandiosi centrotavola sempre diversi, in vetro di Murano, in ceramica di Bassano o con pezzi di antiquariato e apparecchiate con importanti servizi in porcellana e argento.