Quattro artisti rendono omaggio ai cent’anni dalla nascita di Pasolini. Golpe. Io so dedicato a Pier Paolo Pasolini, a cura di Massimo Mattioli, è in mostra alla Galleria Zamagni di Rimini dall’8 ottobre al 12 novembre 2022.
Elena Bellantoni, Davide Dormino, Rocco Dubbini e Giovanni Gaggia riportano l’attenzione su Pier Paolo Pasolini. Un intellettuale ancora oggi capace di infiammare gli animi con il suo pensiero. Una figura affascinante, misteriosa e controversa, che nel tempo ha ispirato scrittori e intellettuali, ma anche fotografi e pittori. Più in generale chiunque abbia approfondito il suo personaggio ne è rimasto indelebilmente colpito.
Gli artisti, ognuno con la propria sensibilità, ha cercato di approfondire quel che forse più di tutto ha caratterizzato il pensiero e l’agire pasoliniano. Ovvero l’anelito e la convinta pratica della libertà. Per lo scrittore e giornalista un elemento imprescindibile dell’esistenza. Una condizione, ma anche un principio, da difendere anche a costo dell’ostracismo culturale e politico. Tanti gli ostacoli che lui stesso ha dovuto affrontare: dai vincoli imposti sulla circolazione dei suoi testi alle sofferenze personali. Fino, ovviamente, alla tragica morte.
Il titolo della mostra trae spunto da un celebre articolo di Pasolini pubblicato sul Corriere della Sera. Qui l’autore stracciava i veli d’ipocrisia su certe verità nascoste dietro ai drammi che hanno segnato la storia italiana nei difficili anni ’70. Con ciò rivendicando la propria incomprimibile libertà d’intellettuale, ma al tempo stesso inimicandosi larga parte dell’opinione pubblica e delle sfere politiche nazionali.
Golpe è anche il titolo dell’opera, creata a quattro mani da Dubbini e Gaggia, che per certi versi riassume il senso profondo del progetto espositivo. Un omaggio al ruolo della Marina Militare, che secondo molti pensatori si fece emblema libertario negando il proprio appoggio al Golpe Borghese.
L’indipendenza di giudizio torna in tutte le opere esposte. Come nella fotografia Le ceneri di Gramsci, di Elena Bellantoni, nella quale l’artista si identifica nello stesso Pasolini, vestendo i suoi panni e – dove possibile – assumendo le sue sembianze per ricreare lo scenario del suo omaggio alla tomba del grande filosofo e pensatore comunista. O come nell’installazione “Le sedie del biondo Tevere”, di Davide Dormino, il quale recupera le sedie originali che accolsero l’ultima cena di Pasolini nella trattoria romana Biondo Tevere, nella sera in cui fu ucciso.
Articolata è la presenza in mostra di Gaggia, con opere che vanno da una serie di interpretazioni pittoriche del volto dell’intellettuale a una serie di ricami, sua personale testimonianza di resistenza alla “censura” istituzionale e alla libertà compressa. E altrettanto lo è quella di Dubbini, che fra l’altro richiama lo stretto legame di Pasolini con la madre nella profonda installazione “Mantra”.
La mostra è accompagnata dal catalogo NFC edizioni, con testi del curatore Massimo Mattioli.