Un Cretto di Burri e un Concetto Spaziale di Fontana si aggiungono alla Mappa di Boetti. Tre opere di tre serie di tre grandi artisti italiani guidano quindi la Thinking Italian di Christie’s. A Parigi il 20 ottobre.
Per la prima volta la Thinking Italian di Christie’s va in scena a Parigi. Come vi abbiamo già raccontato, la scelta è dettata dal contemporaneo debutto sotto la Tour Eiffel di Paris+ par Art Basel. Il colosso si è aggiudicato in modo clamoroso il posto come fiera leader della città. L’ha fatto spodestando Fiac dal Grand Palais Éphémère e ponendo le basi per un dominio incontrastato nel mondo fieristico.
E i primi risultati già si vedono. Con Christie’s che per la prima volta da quando esita la Thinking Italian, sceglie di spostarla da Londra a Parigi. A proposito di geografia. Il lotto più rappresentativo della vendita è un particolarissima Mappa di Alighiero Boetti. A renderla speciale è il colore rosa dell’oceano, che fa da sfondo alla classica rappresentazione geopolitica del mondo tipica dell’artista. La stima è di 2-3 milioni. In linea con il prezzo medio delle Mappe di Boetti, ma distante dalla Mappa gigante in asta da Sotheby’s a novembre.
Ma Christie’s non rimane certo a guardare e, nell’attesa di fare incetta di record con la Allen Collection, ecco che aggiunge due capolavori alla lista di opere in asta durante la Thinking Italian.
A guidare la vendita è dunque un Concetto Spaziale eseguito nel 1960 da Lucio Fontana (stima su richiesta). Il lavoro fa parte del secondo ciclo della serie dei buchi (1955-62) ed è caratterizzato da una superficie argentata scintillante. Dei dieci buchi d’argento realizzati dall’artista, questo è il più grande. Da sottolineare, inoltre, che la serie risale a circa dieci anni dal primo taglio, che poi diventerà l’opera simbolo della ricerca di Fontana.
I fori, posizionati con precisione sul superficie pittorica, non rappresentano semplici elementi grafici. Sono piuttosto varchi tramite cui accedere a una nuova dimensione, legata al cosmo e alla sua vastità. L’opera fa parte di una collezione privata ed è offerta per la prima volta all’asta. In precedenza è stata esposta nel 1970 alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, in occasione della prima mostra istituzionale che ebbe luogo in Italia dopo la morte di Lucio Fontana nel 1968. Ma anche nella prima mostra personale dell’artista in Giappone nel 1986.
Il secondo pezzo forte ad aggiungersi alla vendita è un Cretto di Alberto Burri. Anche in questo caso si tratta di una dei cicli più famosi per l’artista, su cui l’artista lavorò dal 1970 al 1979 ispirandosi alle superficie screpolate degli antichi affreschi ma anche alle terre aride della Death Valley, California, che il pittore ebbe modo di visitare. La stima è di 3.5-4.5 milioni.
Quando realizzò il Cretto in questione, nel 1977, aveva ormai raffinato la sua capacità di intervenire sulla materia. Per lui solcare e intervenire sulle tele era una sorta di esplorazione nell’intimità degli elementi. Una ricerca chirurgica -Burri, tra l’altro, era medico- negli anfratti del mondo organico e inorganico, condotta con pazienza e volta a una profonda conoscenza del mondo che abitiamo.