Palazzo Ducale di Mantova presenta una mostra dedicata al Pisanello e al suo ciclo decorativo a tema cavalleresco, capolavoro tardogotico riscoperto poco più di 50 anni fa. Insieme alle migliorie apportate alla sua fruizione, l’esposizione indugia sui suoi studi preparatori e sull’intero periodo tardogotico in zona mantovana, rappresentato da più di 30 opere. Dal 7 ottobre 2022 all’8 gennaio 2023.
Che Pisanello avesse dipinto in Palazzo Ducale lo si sapeva da quasi un secolo. Ovvero da quando, nel 1888, fu pubblicato un documento del 1489 che parlava di una “salla del Pisanello” nel palazzo. Peccato che la stessa testimonianza avvertiva dei tanti incidenti e delle molte trasformazioni che la sala aveva vissuto. Ed era il XV secolo. Successivamente il pavimento della sala è stato abbassato (1579), le pareti ricoperte da una decorazione di finti marmi (sempre 1579) e poi da un fregio dedicato ai Gonzaga (1701), che poi verrà ritoccato di nuovo (1808-1812).
Dunque per Giovanni Paccagnini, storico dell’arte a cui si deve parte della riscoperta di Palazzo Ducale a Mantova, la questione diventava dove si trovavano queste pitture. A guidarlo verso la sala, che poi tornerà ad essere del Pisanello, alcune tracce pittoriche presenti nel controsoffitto. Da lì iniziarono i lavori di rimozione degli strati sovrapposti, fino al recupero del ciclo decorativo di tema cavalleresco dipinto a tecnica mista intorno al 1430-33 da Antonio Pisano, detto il Pisanello.
Una riscoperta incredibile, che segnò solo l’inizio della nuova vita del ciclo. Dopodiché fu infatti rimosso anche la pittura originale, a fini conservativi, fino a scovare le sinopie. Ovvero i disegni preparatori usati per la pittura a fresco e per il mosaico. In seguito la decorazione tardo-gotica è stata applicata su enormi pannelli, esposti nella sala dal 1972. Anno in cui furono presentati al pubblico nel contesto di una mostra curata proprio da Giovanni Paccagnini.
Oggi a 50 anni di distanza la storia prosegue. Si aggiunge un nuovo capitolo al racconto, con ulteriori migliorie volte a valorizzare ulteriormente l’opera. Queste coinvolgono in particolar modo la Sala del Pisanello e l’attigua Stanza dei Papi. Sale che, insieme a otto ambienti del pian terreno, ospitano la mostra Pisanello. Il tumulto del mondo.
“Pisanello visse nel pieno del tumulto del mondo”, spiega il curatore della mostra Stefano L’Occaso. “Il titolo della mostra allude alla grande battaglia dipinta sulle pareti del Palazzo Ducale e alla vita dell’artista, il quale, ’corteggiato dalle corti’, partecipò anche con Gianfrancesco Gonzaga, marchese di Mantova, all’occupazione di Verona avvenuta tra il 17 e il 20 novembre 1439″.
In particolare i lavori svolti riguardano il sistema di illuminazione, che passa a una luce calda proiettata direttamente sui dipinti, così da esaltare i riflessi dorati degli inserti e i dettagli del disegno, in luogo della luce naturale. Inoltre l’istallazione di una pedana sopraelevata ha riportato il punto di vista, negli anni abbassatosi di più di un metro, al livello originale.
La mostra celebra tutto questo, indugiando poi sui dettagli dell’opera. Questi sono analizzati grazie a disegni preparatori, bozze, le sinopie recuperate e un apparato di approfondimento multimediale che permette di ingrandire ed esplorare ogni dettagli del ciclo cavalleresco. Un punto di riferimento assoluto del periodo tardogotico.
Periodo ulteriormente indagato al piano terra, dove 30 prestiti nazionali e internazionali dettagliano le caratteristiche di un cruciale momento di passaggio. Pisanello, in particolare, fu interprete sublime di una pittura capace di guardare già al naturalismo rinascimentale – con numerosi animali, piante, fiori e una raffinata cura paesaggistica – conservando allo stesso tempo lo slancio ideale e astratto delle scene religiose medievali.
Tra le sue opere giunte in prestito si distinguono la Madonna col Bambino e i santi Antonio e Giorgio della National Gallery di Londra, per la prima volta in Italia dalla sua “partenza” nel 1862; e una tavola giovanile, Madonna della Quaglia, considerata tra le opere simbolo del Museo di Castelvecchio di Verona.